Aldo Aniasi, sindaco fine e signore d'altri tempi1921-2005

Memoria per Aldo Aniasi, sindaco fine e signore d'altri tempi

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Aldo Aniasi, sindaco fine e signore d'altri tempi1921-2005

di Aldo Ferrara Massari

Per non dimenticare...

Iso, nome di battaglia di Aldo Aniasi. Immancabile la sua presenza alla Festa del 25 aprile dal palco di Milano nella veste di Presidente della Federazione Italiana delle Associazioni Partigiane. Uno dei tanti che l’hanno fatta la resistenza sulle montagne, lui era nell’Ossola. Uno dei discorsi più celebri di Piero Calamandrei (in realtà era una lezione agli studenti della Facoltà di Giurisprudenza di Firenze) inizia così: <<Se voi giovani cercate le origini della Costituzione, andate tra le montagne dove lottarono i nostri partigiani….>>. Tra quelli in Val d’Ossola c’era un giovane, nato a Palmanova il 31 maggio 1921, figlio di un militare che dalla Calabria era stato trasferito in Friuli. Un giovane smilzo, magro, con i baffetti che lo distinsero per tutta la vita e che gli conferivano un’aria vagamente hollywoodiana alla Clarke Gable. La figura di quel giovane si può distinguere nella sfilata dei partigiani accanto a Enrico Mattei il 25 aprile del 1945. Il suo nome era Aldo Aniasi, Iso, dall’appellativo assunto da partigiano nelle Brigate Garibaldi della Val d’Ossola, appellativo che derivava dal semplice anagramma del suo nome. Consigliere comunale, assessore nelle giunte di Milano degli anni Cinquanta, fu poi Sindaco dal 1967 al 1976, quando fu eletto alla Camera, per il PSI, nel Collegio Milano-Pavia con un plebiscito di voti. Ministro della Sanità dal 1981 all’83, poi riconfermato alle Regioni, Vicepresidente della Camera dal 1983 al 1994, fu deputato di Milano per ben 5 legislature ininterrotte fino al 1994. Sarebbe riduttivo ricordarlo solo come uomo politico, Iso fu molto di più. Fu sostanzialmente un grande Servitore della sua Città prima e dello Stato dopo. Aveva altissimo il senso delle Istituzioni e lo dimostrò nelle cinque legislature trascorse in Parlamento, apprezzato e stimato da tutti. Come Sindaco di Milano, fu Sindaco-simbolo. Fu l’amministratore attento a sviluppare le nuove potenzialità della città in pieno boom economico, la razionalizzazione dei piani di sviluppo, anche urbanistico, della città, fu, in breve, il sindaco delle masse popolari. Ma fu anche il Sindaco che dovette far fronte alla emergenza criminale, la cosiddetta “strategia della tensione” che iniziò con Piazza Fontana e sfociò nelle uccisioni di agenti, compagni ed anche esponenti dell’estrema destra. Tenne bene la barra del percorso democratico della città che non dimenticò mai il suo acume amministrativo e la sua lungimiranza. Da Sindaco e poi da Ministro della Sanità intuì le difficoltà di rendere attuativa la Riforma Mariotti per una efficiente sanità pubblica ed il ruolo del sovvertimento ambientale nel degrado urbano e, con il mio modestissimo contributo, prese provvedimenti legislativi atti a tutelare il lavoratore a rischio esposto agli inquinanti. Una lungimiranza politica che oggi meriterebbe di essere rivisitata. A ben guardare non fu uomo di partito più di quanto non sia stato uomo del “suo” popolo milanese, non solo popolo di sinistra ma di tutti. Di Iso mancherà il suo buon senso in politica, l’attenta osservazione dell’amministrazione, la vera applicazione, nei fatti, del “Buon Governo”, e, nei rapporti personali, la intelligente considerazione delle istanze altrui, ascoltava sempre prima di dire la sua. A noi compagni che abbiamo avuto il privilegio di conoscerlo e stargli vicino, mancherà il sorriso sempre dispiegato ed il consiglio che non è mai mancato. Dei tanti episodi che ricordo, uno, ossia il primo è indelebile. Avevo 25 anni e da giovane ricercatore gli scrissi per proporgli un progetto di prevenzione delle malattie respiratorie nei lavoratori a rischio. Mi ricevette dopo soli tre giorni e per prima cosa mi invitò a sedermi accanto a lui. “ Naturalmente ci diamo del Tu” mi disse spiazzandomi. Ogni volta che lo incontravo, ovunque fosse, Milano al Circolo De Amicis, Roma alla Camera, si alzava dalla sua sedia per abbracciarmi. Tanti ricordi, molti progetti realizzati, una collaborazione indimenticabile come il suo discorso di commemorazione del trentennale della liberazione di Milano di cui riporto qualche brano: <<Il fascismo, il nazismo erano la violenza al servizio degli oppressori e degli sfruttatori, erano il mezzo cui ricorreva chi non voleva cedere propri privilegi, chi si illudeva di poter proseguire in uno sfruttamento dell'uomo sull'uomo, nella rapina imperialistica. Contro chi predicava la razza eletta, contro chi teorizzava l'oppressione, l'espansionismo come metodo di governo, contro chi sognava gli imperi come mezzo di potere e contro chi combatteva per togliere la libertà al popolo spagnolo, gli antifascisti seppero indicare la fratellanza, la solidarietà umana, la libertà, la giustizia, come valori universali, come motivi di unità e di riscatto dalla schiavitù politica e morale. E su queste basi che è sorta la Resistenza, è su queste basi che si è creata per la prima volta nella storia una reale unità di popolo alla quale hanno dato il loro contributo spontaneo militari, cittadini, uomini, donne, ragazzi, religiosi, persone di ogni condizione e di ogni età, per raggiungere e difendere la libertà, il progresso e la giustizia sociale. Gli eroici scioperi del marzo ’43 quando gli operai nelle fabbriche seppero sfidare la feroce repressione fascista e gli scioperi del ’44 quando sfidarono le SS nonostante i pericoli della deportazione nei lager nazisti dai quali a migliaia non più tornarono; la resistenza dei militari dopo l'armistizio, le azioni dei partigiani nelle montagne e nelle campagne, l'attività in città dei GAP e dei SAP, sono tutti momenti di lotta riconducibili a una matrice comune. Gli italiani non avevano dimenticato cosa era la libertà, avevano ideali comuni e spontaneamente si schierarono con l'azione dei Comitati di Liberazione Nazionale riconoscendone l'autorità morale e politica, la guida sicura alla lotta per la democrazia…..>>.

<<….La Resistenza non è un pezzo da museo, non deve essere mummificata, appartiene alla nostra vita, è continuata in questi anni, deve essere un elemento dell'impegno civile di ogni giorno>>.

Aldo Aniasi, 25 aprile 1975

Aldo Aniasi, Palmanova (UD) 31 Maggio 1921 – Milano 27 Agosto 2005

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Roberto Dall'Acqua

Aldo Aniasi è stato un partigiano e politico italiano. Partecipa alla lotta di liberazione nelle file delle Brigate Garibaldi organizzate dal Partito Comunista Italiano, prendendo il nome di battaglia di Iso Danali (anagramma imperfetto del suo vero nome, più noto come Comandante Iso). Da partigiano combatte in Valsesia e, successivamente, in Val d'Ossola, diventando comandante della divisione partigiana "Redi". Al termine della Guerra era a capo della piazzaforte di Milano come componente del CLNIe in questa veste celebra un matrimonio che, al termine del conflitto, fu ritenuto valido e trascritto nei registri dello stato civile, in quanto allora egli impersonava senza dubbio la massima carica civile di Milano. Negli anni successivi alla guerra è succeduto a Ferruccio Parri nel ruolo di presidente della Federazione Italiana Associazioni Partigiane, incarico che ha conservato fino alla morte. Dopo la seconda guerra mondiale entra in politica. Abbandonate le posizioni del PCI, militò prima nella corrente riformista del PSI, poi nel PSDI e poi di nuovo nel PSI. La sua fu una brillante carriera politica: consigliere comunale di Milano dal 1951, quindi assessore e, a partire dal 1967, sindaco del capoluogo lombardo. In tale occasione suscitò molte critiche quando, negli anni di terrorismo ad opera delle Brigate Rosse, sostenne la necessità di disarmare le forze di Polizia, deplorando la tesi del prefetto Libero Mazza (conosciuta come «teoria degli opposti estremismi») considerandola inutilmente allarmistica e politicamente pericolosa, oltre a lamentarsi del fatto che del documento non gli fosse stata data visione prima dell'invio al Ministro dell'Interno Franco Restivo; fu lo stesso Aniasi a dare l'appoggio ai Comitati per una Polizia democratica (il primo nucleo del sindacalismo in Polizia) che portavano dall'interno del corpo, l'istanza di smilitarizzazione (culminata con la legge 1º aprile 1981, numero 121). Guidò la città fino al 1976, quando venne eletto alla Camera dei deputati, dove rimase per cinque legislature, fino al 1994, e diventandone per 9 anni vicepresidente. All'inizio degli anni Ottanta fu per due volte Ministro della sanità, nei governi presieduti da Francesco Cossiga e Arnaldo Forlani; si deve a lui l'istituzione del Servizio Sanitario Nazionale gratuito ed uguale per tutti. Fu quindi ministro per gli Affari regionali nei due governi Spadolini. Dopo la crisi e lo scioglimento del Partito Socialista aderisce al progetto dei Democratici di Sinistra, entrando nella direzione del partito. Il 24 aprile 2013 il sindaco di Milano Giuliano Pisapia intitola ad Aniasi il parco di Trenno.

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