“New York 1941. Forse” di Luca Giribone evoca il dubbio7/5/2019

Memoria per “New York 1941. Forse” di Luca Giribone evoca il dubbio

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“New York 1941. Forse” di Luca Giribone evoca il dubbio7/5/2019

di Jennifer Gaspari

Iniziare questa recensione non è semplice. Come funziona in genere? Leggo il libro, lo studio un po’, cerco una chiave di lettura e ve lo racconto per stuzzicarvi il palato. Qui il problema è che non posso raccontarvi più di tanto perché questo è un libro da discutere a posteriori, ma presentarlo a chi non l’ha letto, è davvero complicato. Se vi dicessi semplicemente: CERCATELO! TROVATELO! LEGGETELO! farei la cosa giusta, perché è un libro davvero fuori dal comune, sconvolgente, assolutamente inusuale, per nulla prevedibile, scioccante, sconcertante nel profondo. Però per una fare una recensione come si deve, qualcosa devo tirar fuori dal cappello, perciò ora mi metto d’impegno e cerco di rendere, anche se lontanamente, mi perdoni l’Autore, un po’ di giustizia a questo stupefacente scritto di Luca Giribone.

Inizierei col dirvi che una interessante chiave di lettura potrebbe trovarsi già nel titolo: “New York 1941. Forse”, non vi nego che è stato il motivo che mi ha fatto decidere di acquistare il libro. La domanda che mi sono posta è stata, l’avrete già capito, “Forse“… COSA? Una piccola parola che insinua nei nostri cervelli quel dubbio che ci arrovella e ci fa impazzire, a noi lettori assolutamente incapaci di resistere al richiamo del “sapere”, dello “scoprire”. Perciò i miei primi complimenti vanno alla genialità di quel “Forse” infilato nel titolo, che istiga la voglia di iniziare la lettura e di portarla più velocemente possibile a compimento, per poi tirare un sospiro di sollievo… Forse.

Luca Giribone ci presenta un thriller (forse), con protagonista Frank Logan, un giornalista di denuncia che catturerà la nostra attenzione fin dalle prime battute. Un atteggiamento irriverente, sfacciatamente affascinante, che nasconde (forse) un carattere curioso, da reporter senza scrupoli, pronto a rischiare la pelle per arrivare a scoprire la verità. La verità che renderà New York libera, la verità che è ad un passo dallo smascherare (forse), da quella verità che metterà in pericolo lui e chi gli sta a cuore. O almeno così sembra. Il racconto prende vita in una New York dai toni opachi, in piena austerity, immersa nella corruzione; una New York che ingloba personaggi che sembrano appena usciti da un blues a tinte fosche, una New York che Frank deve salvare. Frank vuole smascherare un giro losco, molto losco, in cui è immischiato anche il sindaco di New York, Alan Richmond, e potete quindi immaginare quanto sia alto il rischio che corre. Ma oltre a lui, saranno in pericolo anche Dorothy la sua compagna, e Jim Ross, un detective suo amico (forse) che cercano di stragli accanto, di metterlo in guardia, di fargli cambiare strada, o magari metterlo su quella giusta. Frank andrà avanti, a testa bassa, sempre convinto che arrivare alla verità sia la cosa giusta, sempre pensando che la giustizia debba vincere, trionfare, a New York, nel 1941. Forse. Ora, col senno di poi, vorrei sommamente chiedergli: “Frank, davvero? Era davvero la cosa giusta arrivare a questa benedetta verità? Eh Frank?”.

Leggendo questo capolavoro, sì sono pronta a ripeterlo, !capolavoro!, avrete continuamente la sensazione che qualcosa non vada, che Frank stia prendendo un abbaglio. Spererete di no, perché Frank è l’eroe del romanzo, è quello buono, quello che deve vincere; ma la sensazione che lui, o qualcosa che lo circonda, non sia esattamente come, dove, o cosa deve essere, non vi lascerà. A farvi sospettare costantemente che qualcosa di incomprensibile circondi Frank, o il racconto, o voi stessi, sarà l’esimia scrittura dell’Autore che penetrerà nelle vostre menti e farà crescere incessantemente il dubbio; e il fatto che a Frank, Dorothy e Jim manchino “dei pezzi”. Ora vi spiego meglio (forse): tutti e tre i protagonisti, nel corso del racconto, avranno dei vuoti di memoria, vuoti inspiegabili, legati al passato e non solo, alle persone che hanno fatto parte della loro vita, ad episodi che svaniscono nel nulla… pezzi di una vita spariti così, senza un senso, senza un motivo apparente, vuoti importanti che vi lasceranno una quantità di inquietudine nelle vene che (forse) arriverà piano piano ad una soluzione. 

144 pagine che vi faranno gridare ai quattro venti che questo è uno dei libri più eccezionali che potreste mai incontrare nel vostro cammino da lettori! Arriverete, col fiato sospeso, ad una verità che probabilmente vi farà saltare dalla sedia, che non vi aspetterete, che non sospetterete, che vi farà spalancare la bocca e dire “NO, ma per davvero?” e in quell’istante, esattamente in quell’istante, capirete di avere fra le mani un “caso letterario” che consiglierete a chiunque conosciate. Arrivati alle pagine che vi costringeranno a non staccarvi più dalla lettura, penserete che l’Autore del libro è un genio e che, accidenti, avreste voluto averla avuta voi questa intuizione!

NON perdetevi questo romanzo, che tra l’altro ha anche un seguito, altrimenti sarei già nella disperazione più nera. NON lasciatevi sfuggire l’opportunità di scoprire quel “forse” dove vi vuole portare, cosa possa voler significare, cosa abbia escogitato di così geniale Luca Giribone! Vi assicuro che quella VERITA’ che tanto vuole raggiungere Frank, la volete toccare anche voi! Io devo ora, ringraziare fortemente l’Autore di questo romanzo spettacolare, perché sono arrivata alla fine col fiatone, con una bramosia che raramente un libro riesce a suscitare. Complimenti per la scrittura vivace e ricca, giornalistica e misteriosa, veritevole ed ingannevole allo stesso tempo. 

Ora cos’altro vi posso dire se non che non vedo l’ora di immergermi in “Tryte“, secondo romanzo di Giribone collegato (forse) a “New York 1941. Forse”. 

Buona Amabile Lettura… Forse.

Sinossi:

“New York 1941. Forse” non è un libro. È un viaggio attraverso lo specchio che inganna il lettore, conducendolo lungo una spirale fatta di suspense e continui colpi di scena, fino a una verità sconcertante. In apparenza, Frank Logan è un giornalista di denuncia che sta conducendo la sua indagine più complessa e pericolosa, all’indirizzo dell’uomo più potente di New York, sindaco e probabile futuro presidente degli Stati Uniti. Lo fa con l’aiuto della sua compagna Dorothy e del detective Jim Ross, il suo migliore amico. Un romanzo noir, sapientemente hard boiled, parrebbe al lettore. Ma qualcosa non va, qualcosa di oscuro, inquietante, terribile. Tutto parte dagli interrogativi. Perché il passato dei protagonisti sembra essere legato da un comune tratto di avvenimenti tragici? Come mai i ricordi di ognuno dei personaggi mostrano delle inspiegabili lacune? Dove sono finiti i momenti più rilevanti del passato di Frank, Dorothy, Jim, come a dire che in questo romanzo nulla è mai come sembra? Il lettore si troverà a seguire la vicenda improvvisamente in più direzioni, fino al momento in cui non sarà più in grado di orientarsi, né di staccare lo sguardo dalla storia, fino all’ultima, attesissima pagina. Come si chiamava tua madre, Frank?

Biografia Autore:

Luca Giribone nasce a Torino nel 1975. A partire dall’adolescenza collabora per diversi anni con La Stampa di Savona, città dove allora risiedeva, entrando a far parte della redazione del giovanile “Il Menabò”. Gli studi e gli interessi per il mondo della comunicazione di massa lo portano a Milano, dove lavora in agenzia di pubblicità come copywriter e brand manager, senza mai abbandonare la passione per la lettura e la scrittura. “New York 1941. Forse” è il suo primo romanzo, un noir a tinte forti che si sviluppa attraverso temi fantastici giocati sul rovesciamento totale delle attese dello spettatore e sui continui colpi di scena. Il romanzo crea da subito un significativo passaparola, che porta a totalizzare vendite per migliaia di copie già nel corso del primo anno dalla pubblicazione. Mentre lancia sul mercato l’attesissimo seguito del primo libro, quel Tryte che ora stringete fra le mani, ha in cantiere un libro al limite dell’horror che punta a esplorare il lato più oscuro dell’animo umano.

E’ orgoglioso padre di un bambino di sette anni.

 

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