Padri troppo Papà3/7/2019

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Padri troppo Papà3/7/2019

di avvocato Patrizia Tripodi

Siamo passati da un tempo in cui una volta separatisi dalle loro mogli, i padri dimenticavano perfino di aver avuto dei figli, ad un tempo in cui i Tribunali vedono ogni giorno avvicendarsi genitori che litigano per spartirsi esattamente a metà, il tempo da trascorrere con i propri figli. E’ indubbio che il rinnovato interesse paterno per i figli rappresenti un dato molto positivo, ma come spesso accade, il passo è breve per giungere all’assurdo di stare a contare giorni e ore di spettanza dell’uno o dell’altro genitore. Eppure sono decenni che ci sentiamo dire che l’importante è la qualità del tempo che si trascorre in famiglia, a giustificare orari di lavoro e di assenza da casa, sempre più lunghi. Finalmente i tribunali si stanno adeguando alle esigenze genitoriali e hanno iniziato da tempo a riconoscere ai padri, grazie all’attenzione che anche organismi internazionali e nazionali pongono nei confronti dei minori e alla tutela dei loro interessi, il diritto di trascorrere sempre più tempo con i loro bambini, o sarebbe meglio dire, il diritto dei minori alla bigenitorialità, frutto della Legge sull’affido condiviso n. 54/2006. Il principio da cui si parte è l’art. 30 della Costituzione che recita:” E’dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli anche se nati fuori dal matrimonio; la cosiddetta responsabilità genitoriale ha contenuto sia personale, cioè relativo all’educazione ed istruzione dei figli, sia patrimoniale in relazione soprattutto al loro mantenimento. Di regola essa è esercitata da entrambi i genitori, ma se vi sono contrasti, questi possono rivolgersi al Tribunale affinché suggerisca le misure più idonee o addirittura le imponga. La responsabilità genitoriale non viene meno neanche in caso di scioglimento del matrimonio. La normativa recente, nell’ottica di garantire la parità tra i coniugi (art. 29 Cost.) garantisce ai figli il diritto alla bigenitorialità, ciò che si persegue soprattutto con lo strumento dell’affido condiviso, appunto con la L. 54/2006. Non vi sembra strano sentir parlare di “diritto alla bigenitorialità”? Qualcosa di assolutamente naturale deve essere sancito in una Sentenza o in una Dichiarazione Internazionale? Se un bambino ha un padre e una madre dovrebbe essere ovvio oltre che naturale, che possa, debba e voglia frequentare ed essere cresciuto da entrambi i genitori quand’anche questi non siano più una coppia. Potrebbe sembrare un concetto del tutto scontato che la separazione dei coniugi non debba comportare separazione dai figli, ma la realtà ci mostra ben altro. La crisi della coppia sfocia in molti casi in vere e proprie guerre, le cui principali vittime sono proprio i bambini; guerre tese a sfogare rabbia e frustrazione accumulata negli anni, e gli ex, pur di soddisfare il proprio desiderio di vendetta sull’altro arrivano, a volte anche inconsapevolmente, a passare sopra, con la delicatezza di uno schiacciasassi, all’interesse e alla tutela dei figli che ne fanno le spese. Quando le persone sono equilibrate e razionali, a prescindere dai motivi che hanno portato alla rottura della coppia, il genitore affidatario, riesce a non frapporre ostacoli e anzi, favorisce il rapporto del minore con l’altro genitore. E’ naturale e comprensibile che nel momento della separazione, in cui gli animi sono esasperati e sofferenti, ci possa essere la tendenza a prevaricare il diritto dell’altro genitore. Ma questa dovrebbe essere, e per fortuna in molti casi è, solo una prima fase. Successivamente la rabbia dovrebbe stemperarsi per lasciare il posto alla ragionevolezza. Quando però questa fase resta cristallizzata produce solo danni ai minori e a tutti i componenti della famiglia. Scema la fiducia nell’altro ma anche in se stessi e i bambini crescono con problemi relazionali che il più delle volte nonsuperano. Il cinema ha ben rappresentato difficili storie familiari, a partire dall’arcinoto Kramer contro Kramerche riscatta la figura paterna discostandosi dallo stereotipo del padre incapace di occuparsi del figlio, con una prima parte in cui, lasciato insieme al figlio dalla moglie, fatica ad occuparsene per poi pian piano dimostrare che non solo la madre, ma anche il padre è capace di accudire il bambino e che può farlo anche molto bene, 

in tempi più recenti il cinema è arrivato a dipingere la famiglia non di sangue, ma quella fondata esclusivamente sugli affetti, come la vera famiglia narrata nel film “Un Affare di Famiglia” del Regista Kore’eda Hirokazu; bellissima e originale pellicola giapponese del 2018, tra l’altro, magistralmente interpretata, in cui intorno ad una “nonna” si forma una piccola comunità che a prima vista sembra unita da legami di parentela ma così non è. Si tratta di persone non legate da alcun vincolo e che si sono “scelte”.

La realtà che gli addetti ai lavori sperimentano ogni giorno nei Tribunale è però ben diversa. Persone legate da vincoli di parentela che ad un tratto, per motivazioni connesse a tradimenti o semplice insofferenza verso l’altro, finiscono per concentrare la lite su questioni per lo più patrimoniali. E quale migliore mezzo per cercare di “rovinare l’altro” se non quello del ricatto attraverso i  figli?

Tu non versi quanto io ritengo tu mi debba e io non ti faccio vedere tuo figlio; tu hai una relazione con un’altra persona e io faccio in modo di allontanare tuo figlio da te. Non avendo altro modo per vendicarsi su qualcuno che un giorno pur si è sposato, e con cui si è scelto di avere un bambino, si sceglie molto spesso la via dell’ostruzionismo. Si cerca di porre più ostacoli possibili alla frequentazione dei minori; di dipingere il genitore non affidatario come un nemico, innescando nella psiche dei bambini, particolari meccanismi di quella che si potrebbe definire come una sorta di “rivalsa de relato”. Gli egoismi personali prendono il sopravvento ed il figlio si trasforma in una micidiale arma di logoriologorioinconsapevole di se stessi ma anche dell’altro genitore e, cosa più importante, del bambino. Ma quando non si riesce a superare la fase acuta della separazione, si rimane aggrovigliati in una matassa di sentimenti capace di produrre effetti dirompenti. Pur di far del male all’ex, si è disposti a tutto, anche a far del male ai figli. Paradossalmente ciò accade perfino nella convinzione che tali comportamenti  del tutto deprecabili, siano attuati a tutela dei figli stessi. In tale marasma, il padre, solitamente non genitore affidatario deve instaurare una quotidiana lotta per il rispetto della sua paternità e per poterla serenamente esercitare, senza scontrarsi con comportamenti ostativi provenienti dalla ex compagna di vita.

Queste sono storie di mala-famiglia. Per lungo tempo i padri in particolare, spesso privi di tutela giuridica, hanno in qualche modo dovuto rassegnarsi a “perdere” i propri figli e si sono visti condannati a poter solo sperare un giorno, di poter recuperare un rapporto con la loro prole.

Negli anni molte cose sono cambiate; da un lato, maggiore interessedei padri per i figli; dall’altro, la miglior considerazione da parte dei Giudici, dell’interesse dei minori; due aspetti che hanno prodotto una maggiore sensibilità da parte dei Giudici stessi, nei confronti dei padri. Così si è arrivati ad un notevole incremento della frequentazione paterna ed in molti più casi si concede, laddove ne sussista l’opportunità, l’affidamento e il collocamento dei minori presso il padre 

Ciò detto, accade a volte che nell’ansia di mostrarsi “perfetti genitori” si superino i limiti del buon senso e della ragionevolezza, per cui i padri calcolano la anche minima eventuale differenza di tempo trascorso con i figli, rispetto al tempo con loro trascorso dalla madreed ecco che sorgono infinite querelles per un giorno in più o in meno di vacanza; se poi la madre per caso instaura una nuova relazione, la terza persona diventa per il padre, upericolo certo per i minori; scatta poi una sorta di gara in cui il padre crede di dover costantemente dimostrare al figlio di essere migliore della madre.Insomma, a volte il padre tende ad essere troppo papà e anche questo non ha conseguenze positive. Bisognerebbe impegnarsi di più nel recuperare e mantenere il giusto equilibrio nei rapporti, senza forzature che possono produrre tanti danni quanti ne cercano di ristorare; per quanto possa apparire banale questa affermazione, la realtà mostra con quanta difficoltà essa si realizzi.

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