Siamo donne, oltre le gambe c’è di più!12/12/2019

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Siamo donne, oltre le gambe c’è di più!12/12/2019

MOLESTIA O NON MOLESTIA?

di Sara De Rosa


Fate presto ad etichettare le ragazze, le mamme, le donne.

Cosa spinge voi uomini a credere che tutto sia possibile quando si tratta di noi?

Dobbiamo difenderci da ogni attacco: fisico, mentale, di classe sociale e di meritocrazia lavorativa.

Perché una molestia non è solo quella fisica, classica, dovuta magari dal bicchierino di troppo davanti  ad un locale (per quanto gravissima!!!); quella che ferisce è la molestia psicologica che ci porta a credere di essere inferiori, meno capaci e meno meritevoli .

Invece noi sappiamo reagire ai nostri molestatori con la forza di leonesse, combattiamo, mettiamo al mondo figli e per loro viviamo e li cresciamo, lavoriamo tutto il giorno, subiamo ingiustizie incredibili sul lavoro perché un uomo non starà mai a casa  in maternità (nemmeno a casa quando i figli sono malati!!!).

Questa è la vera molestia che dobbiamo subire anzi è una molestia per la società, per il nostro senso civico e umano che invece di migliorare si sta perdendo sempre più.

Le molestie negli sguardi e nelle parole: un’esperienza di narrazione

di Elisabetta Cassone
 
Il termine molestia furoreggia spesso tra i manuali di legge, nei saggi femministi, nei racconti quotidiani di tutte le donne.
Ma cos’è veramente la molestia e in quali forme si concreta?
Vi parlerò della mia esperienza nel limite di quello che posso raccontare.
La molestia è da me intesa soprattutto in forma carnale. Ma credo si possa estendere anche alla sfera mentale e psicologica.
Vi sono – non è peccato ometterlo – molte persone manipolatrici che riescono a soverchiare spesso la mente di noi donne. Va da sé che questo vale anche per gli uomini.
 
In questo articolo mi soffermerò sul genere femminile.
Uno sguardo per strada accompagnato da un fulmineo commento esplicito può essere una molestia blanda o un motivo di imbarazzo per una donna che spesso si sente in colpa per aver indossato un abito succinto o una minigonna, per questo cadendo nel senso di colpa e nel dovere di celare le gambe, ad esempio.
La molestia carnale è certamente un reato perseguibile ma in tal senso potremmo considerare lo sguardo penetrante di un uomo o quelle parole sfrontate qualcosa di “molestante”, specie per le donne sensibili e attente al codice linguistico della società.
Va da sé che molto spesso mi sono sentita priva di ogni difesa e silente di fronte a tali comportamenti per timore di un contatto maschile da me sgradito. 
La sfrontatezza può far male e le parole sono taglienti più dei gesti e come ben esprimeva Pessoa, le parole – esse stesse – sono dei corpi tattili. Oggi posso ben dire che a 35 anni mi viene naturale rispondere ad un commento indiscreto con parole altrettanto taglienti, ma immagino che ragazzine più giovani possano sentirsi indifese o stupefatte di fronte a certi atteggiamenti.
Non mi voglio ergere certo a femminista contemporanea ma noi donne dovremmo essere sempre guardinghe di fronte ad ogni gesto di comunicazione verbale o non verbale alle quali siamo quotidianamente esposte. 

Adesso esporrò, invece, il punto di vista di un ragazzo trentenne riguardo il tema delle molestie, siano esse figurate o corporali.
Il trentenne intervistato mi ha riferito essere concorde con me fino a un certo punto, rivelando la presenza di un campionario variegato nel mondo maschile. E’ vero – mi sono detta – avrò avuto un vissuto un po’ tetro, ho molta fiducia nell’umanità, dopotutto.
Il trentenne mi si è avvicinato con fare riverenziale e mi ha riferito che quando vede una donna piacente quello che guarda soprattutto è lo sguardo, poi si concentra sul resto. Certo una bella silhouette fa la differenza ma non è tutto. Lo sguardo che trapeli sincerità e bellezza, che specchiandosi nell’altro riveli sensibilità è capace di stregarlo.
 
Gli rispondo che gli sono grata per quella risposta. Questa replica mi ha fatto molto riflettere e crescere la smania di cercare un amore, finora mai trovato, che magari si nasconde dietro l’angolo.


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