Quell'insolito quadrangolare del 1989...14/4/2020

Memoria per Quell'insolito quadrangolare del 1989...

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Quell'insolito quadrangolare del 1989...14/4/2020

di Giovanni Curatola

 

Tra le sporadiche presenze alla “Coppa delle Alpi” e alla “Mitropa Cup” dei primi anni ’60 e le 5 edizioni della “Coppa Uefa-Europa League” disputate nella più recente era Zamparini (tra il 2005-06 e il 2011-12), la partecipazione del Palermo a manifestazioni internazionali che non siano amichevoli secche annovera anche un singolare mini-torneo del 1989. Forse in pochi lo ricordano, anche perché in quella competizione il Palermo, vaso di coccio in mezzo a 3 vasi di ferro, non poteva certo brillare. E difatti non brillò. Almeno a livello di risultati, perché la sua bella passarella televisiva la ebbe insieme ai complimenti di stampa e addetti ai lavori per non aver sfigurato come il divario con le altre avrebbe lasciato intendere.


Correva l’anno 1989. Per febbraio di quell’anno era in programma nella capitale un quadrangolare, denominato Città di Roma. Vi avrebbero preso parte innanzi tutto la Roma, padrona di casa, allenata da Nils Liedholm e che stava disputando l’intera stagione al “Flaminio” data l’indisponibilità dello stadio “Olimpico” per i lavori pre-“Italia ‘90”. Quindi la nazionale dell’Unione Sovietica, impegnata in quei giorni in diverse partite in Italia in concomitanza col blocco invernale del campionato russo, e il Werder Brema, squadra tedesca allora per la maggiore e che avrebbe sfidato il Milan in Coppa dei Campioni un mese dopo. Infine, a completamento dell’insolito quartetto, nel ruolo di outsider fu scelto proprio il piccolo Palermo, allora allenato da Giorgio Rumignani. La squadra rosanero disputava addirittura la Serie C1, giocando le gare interne non alla “Favorita” ma a Trapani per le suddette ragioni legate ad “Italia ‘90”. Era imbattuta da 19 giornate e si stava contendendo, in vetta con Cagliari, Foggia e Brindisi, le 2 poltrone utili per la B. “Per quel quadrangolare – ricorda Adolfo Fantaccini, oggi stimato redattore dell’ANSA, ai tempi giovane cronista sportivo al seguito della squadra rosa e presente a quella manifestazione – scelsero Palermo per un debito di riconoscenza che la Roma sportiva e democristiana dei tempi ancora nutriva verso la nostra città per averla ingiustamente spazzata via dal calcio professionistico due anni prima. Quel Palermo tuttavia in campo non sfigurò, e al Flaminio riscosse molta simpatia”.


Il calendario della manifestazione, sulla falsariga delle edizioni del “Mundialito” organizzato negli anni precedenti da Canale 5 a San Siro, prevedeva 2 partite consecutive a giornata (trasmesse in diretta tv) e un abbonamento unico per tutte le gare allo stadio (dalle 15.000 lire in curva alle 120.000 della tribuna). Probabilmente per agevolarle l’approdo in finale, alla Roma fu accoppiato proprio il Palermo nella partita d’esordio, fissata per le ore 13.00 di martedì 7 febbraio. Il Palermo scese in campo con più di mezza squadra che aveva vinto il precedente campionato di C2 (Pappalardo fra i pali, De Sensi in difesa, Manicone, Macrì, Restuccia e Pocetta a centrocampo, D’Este in avanti), integrata dal difensore Bucciarelli e dal regista Butti. Chi scrive, fattosi venire appositamente a prendere quel giorno a scuola per incollarsi subito davanti Rai3, ricorda bene il gol del romanista Renato dopo un nostro ottimo primo tempo e il raddoppio della Roma a inizio ripresa con Rizzitelli. Col risultato in cassaforte, i giallorossi lasciarono poi giochicchiare il Palermo fino al 90°.

 

Un quarto d’ora dopo, con la pasta in tavola, la favoritissima Unione Sovietica e il Werder Brema diedero vita alla seconda semifinale. La spuntarono a sorpresa i tedeschi (privi del loro pezzo da 90: lo juventino Zavarov), ai calci di rigore, dopo che i tempi regolamentari erano finiti 1-1. Non prevedendo la formula di quel torneo i tempi supplementari, si procedette subito ai tiri dischetto. La squadra guidata da Lobanowski ne sbagliò 2 su 5, i tedeschi uno in meno e davanti ai 3.000 presenti staccarono il pass per la finale.

Giovedì 9 febbraio, a scuola il sottoscritto ripetette il copione di 2 giorni prima. Se i professori subodorassero o meno i motivi… calcistici che mi fecero anticipare di nuovo l’uscita, non è dato sapere né ricordare. Ad ogni modo, alle 13.00 sulla solita Rai3 andò in scena la finale per il 3° e 4° posto tra il Davide Palermo e il Golia URSS. Ci pensò subito Protassov con 2 reti nei primi 18 minuti di gioco a mettere le cose in chiaro, poi spazio per un volenteroso Palermo fino al 3-0 di Belanov a metà ripresa. Pazienza, nessuno si illudeva di competere con una delle nazionali più forti del mondo (e che nessuno poteva immaginare che, come il regime del proprio paese, le restava solo un altro anno e mezzo di vita) ma già vedere le maglie rosa al cospetto di Zavarov (stavolta in campo) e compagni, era di per sé assai gratificante.


Quel torneo lo vinse poi la Roma, scesa in campo contro il Werder Brema proprio mentre rosanero e sovietici lo abbandonavano. Il secco 5-2 finale e il trofeo alzato davanti ai 4.000 spettatori del “Flaminio” (di cui qualche centinaio di fede rosanero) ridarà morale alla squadra di Liedholm per il prosieguo del campionato. Quanto a noi, dopo aver svolto con dignità il compitino assegnatoci ripiombammo nei polverosi campi della C. Tolte le amichevoli estive, qualcuna pure di lusso, per tornare ad incrociare le armi in sfide internazionali con in palio qualcosa si dovrà attendere la “Coppa Uefa” 2005-06. Stavolta senza uscir prima da scuola…

 

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