ORDINE DEI GIORNALISTI: VIGILARE SULLE REGOLE

27 April 2019

di *Fabio Cavalera
 
Questi sono alcuni titoli apparsi in prima pagina di Libero negli ultimi mesi o anni.
L’ 8 maggio il direttore Pietro Senaldi verrà al Consiglio dell’Ordine lombardo dei giornalisti (di cui faccio parte) per spiegare le ragioni delle sue scelte.
Posto che non è, non sarà e non dovrà essere un processo e posto che non mi appartiene la cultura della censura, semmai preferisco l’indifferenza, è chiaro che c’è una linea di demarcazione (soggettiva ma evidente) fra satira e volgarità, fra ironia e insulto, fra libertà di espressione e aggressione mediatica, fra buon senso e superficialità, fra informazione ragionevole e informazione urlata oltre i limiti della provocazione intelligente, fra critica feroce e deriva insopportabile nella discriminazione, fra denuncia e incitamento all’odio. 
Non mi interessa sapere se si condivide l’esistenza o meno dell’Ordine. So solo che fino a che l’Ordine esisterà ha il dovere di vigilare sul rispetto delle regole deontologiche. Non è facile perché nel giornalismo italiano ci sono clan, ipocrisie, complicità, debolezze e vizi di ogni genere. Però se l’Ordine ha un senso o può averlo (forse) è proprio per provare a frenare o rallentare la nostra deriva etica e deontologica. 
Ora mi chiedo: quali domande si possono porre a un direttore che usa certe “armi” per solleticare la pancia, per stimolare gli istinti, per fomentare le paure e le frustrazioni del lettore, anziché indurlo a riflettere? Ogni suggerimento è utile. Tanto per capire.
 
*Consigliere Ordine dei Giornalisti della Lombardia
 
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