70 ANNI DI INDIPENDENZA INDIANA: TRE STATI, TRE NAZIONI?

17 August 2017

di Carolina Polo

Sono trascorsi settantanni dal giorno in cui India e Pakistan ottennero l'indipendenza dal Regno Unito. Una sofferta lotta di separazioni per l'indipendenza che ancor'oggi non è stata placata. Dopo quasi 200 anni di colonialismo britannico, la rivolta pacifista di Mahatma Gandhi portò la Madre Patria inglese a sanare i conflitti interni ed esterni attraverso un trattato avvenuto alla mezzanotte del 15 agosto 1947 tra lo stesso Gandhi, insieme all'ultimo viceré, Lord Mountbatten, Jawaharlal Nehru e Mohammed Ali Jinnah. Svoltosi a Londra, l'accordo, inizialmente auspicava ad una comune unità dello Stato indiano ma, rivelatasi fallimentare, tramutò in una divisione della Colonia in due macroaree distinte: India e Pakistan, successivamente scissosi in Pakistan e Bangladesh. Questa separazione fu dolorosa e ricca di astio che è giunto sino ai giorni nostri per le differenze religose che si sono venute a creare dopo il tracciamento di questa linea immaginaria, ma allo stesso tempo così netta e concretizzata dalla creazione fittizia di "nuove Nazioni". Come ci insegnano i meastri della sociologia infatti, uno Stato è semplice da creare, basta una matita ed una linea su una carta geografica, ma una Nazione è costituita da un popolo, nel quale i singoli individui si riconoscono per lingua, cultura, credo religioso, usanze e costumi; non è sufficiente un accordo politico per creare una Nazione. Serve il credo, il credo culturale di un popolo unito. Come la storia cricorda, non sono state rispettate le Nazioni, nell'atto della creazione di questi Stati, come molto spesso accade. Oggi ne vediamo i risultati, tra scontri di religione e lotte di classe. All'atto di creazione di nuovi Paesi l'area vide uno spostamento di dieci milioni di musulmani e indù verso il nuovo Pakistan e India, con molte centinaia di migliaia di morti, nonchè scontri culturali per la netta scissione di una terra di tutti e di nessuno.

L'India è lo Stato dei grandi numeri, dove la densità di popolazione supera i 385 abitant/km² e il tasso di crecita si allinea al 1,312%, i cambiamenti sono all'ordine del giorno in questo Stato, e tentativi di modernizzazione sono la propaganda con la quale anche questi settantanni verranno festeggiati, ma è lo Stato del Bangladeh, poco citato nelle storie odierne a subire il più alto grado di sofferenza. Qui la densità per chilometro quadrato raggiunge i 1 092 abitanti. Separato a sua volta dal Pakistan, la nuova nazione ha dovuto sopportare carestie, catastrofi naturali e povertà diffusa, così come sconvolgimenti politici e colpi di stato militari. Il Bangladesh è tra i paesi più densamente popolati del Mondo e ha un elevato tasso di povertà. Geograficamente il Paese è localizzato nella fertile pianura del delta di Gange e Brahmaputra, ed è soggetto alle annuali inondazioni di monsoni e cicloni.

Come rilevato dalla Banca Mondiale, solo nel luglio 2005, il Paese ha compiuto progressi significativi nello sviluppo umano nei settori dell'alfabetizzazione, nella parità di scolarizzazione e nella riduzione della crescita della popolazione. Dacca, la capitale, è dimenticata; colpita da quotidiani attentati, è vittima di lotte interne che non hanno fine. Come sempre i grandi numeri fanno maggiore scalpore, un detto lombardo cita "la vacca è di chi urla di più", l'indipendenza in queste giornate ricorda la nascita di due nuovi Stati senza nazione, ma è bene ricordare che da quella "lotta pacifista" nacquero in realtà, successivamente, tre nuove terre che ancor'oggi non trovano pace. 

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