AGOSTO: TEMPO DI MARE E DI COSTUMI!

06 August 2018

di Raffaella Iannece Bonora

La prima preoccupazione per ogni donna, ma anche uomo, da maggio in poi, è la temutissima prova costume. Siamo in forma? Abbiamo mangiato sano durante l'inverno? Esiste un riparo last minute per la cellulite? Come si perdono 5 chili in 5 giorni? Ma, soprattutto, che costume da bagno indosserò? Bikini? Intero? Tankini? Culotte? Brasiliana? Tanga? Push up? Triangolino? Fascia? Classico nero, bianco per far risaltare l'abbronzatura o a fantasia? Insomma, nel 2018 quando una donna varca la soglia di un centro commerciale ha solo l'imbarazzo della scelta. Centinaia di colori, modelli, combinazioni sono a disposizione ai prezzi più disparati, da pochi euro a migliaia. Ma è stato sempre cosi? Come faceva il bagno nostra nonna o la nonna di nostra nonna? Non in topless. Nè in perizoma, o i garanti della legge le avrebbero di certo fatto pagare il temutissimo oltraggio al pudore. Non sempre la storia ha garantito la libertà di costumi di cui godiamo oggi, quella libertà che ci permette di fare il bagno anche nudi se ci va.
 Il XX secolo è stato sicuramente quello dei grandi cambiamenti, due guerre mondiali, rivoluzioni scientifiche, mediche, astronomiche, l'uomo sulla luna,  internet, il telefono cellulare, i trasporti veloci, il Titanic...in videocassetta! Insomma in mezzo a tutti questi eventi importanti, che hanno stravolto la nostra vita in soli 100 anni (soprattutto la morte di Jack) si piazza la moda che, con finta leggerezza, ha cambiato le sorti della femminilità. Perchè oggi indossiamo il bikini? La risposta potrebbe sembrare semplice, è comparso nel 1946  ma l'indiscusso due pezzi ha davvero solo settant'anni? Non è che, come le  amate vip che lo hanno sempre indossato, ha preferito celare la sua vera età? Effettivamente  affonda le sue radici in un passato assai remoto, parliamo del III sec. d.C., a testimoniarlo un mosaico in Piazza Armenia, Sicilia, raffigurante una dozzina di donne che giocano, coperte solo da due fasce di stoffa, insomma il bisnonno del bikini. E poi cos'è successo? Ci sono stati i temuti anni medievali che hanno castigato cultura, moda e libertà... e dai quali qualcuno ancora non si è ripreso. Dobbiamo aspettare il 1750, a Parigi, per la nascita dei "bagni" non per forza al mare anzi, più in fiumi e laghi. Per l'occasione viene creato un abito adatto: corpetto, calzoni, gonna in spessa tela da marinaio. Comodo vero? Se volevi farti il bagno e poi impiegare il resto della settimana ad asciugarti si, faceva al caso tuo. Nel XIX sec. l'abbigliamento è ancora molto castigato,   in spiaggia, quando non ci si bagna, si sta con leggeri abiti da città in tinte chiare, rigorosamente coperte da guanti e parasole, guai a farsi sfiorare da qualche raggio, la tintarella era off limits per le dame delle classi agiate. E per il bagno? Un lungo mantellone abbottonato sotto il collo. In spiaggia le signore giungevano con una cabina a rotelle all'interno della quale potevano cambiarsi. Certo non agevolava il nuoto e, non essendoci bagnini, scommetto che si registrò un numero notevole di decessi in mare ma... chi bella vuol sembrare! Nel 1850 il costume prevedeva gonfi pantaloni fino al polpaccio e un abito lungo fino al ginocchio con scarpine allacciate, il tutto abbellito da nastri e spighette bianche e blu, rigorosamente indossato sopra il busto (per annegare prima). Solo alla fine dell' 800 compare la prima maglia a righe bianche e blu, decorata con oggetti marinari, maniche a sbuffo, gonnellini a campana, pantaloni più aderenti o alla zuava e bustini per evidenziare il vitino da vespa, il tutto in jersey di lana blu, nero o rosso. Ma è stato il '900 che, partendo da queste gabbie colorate, ci ha regalato la vera libertà. Del resto se ciò non fosse accaduto oggi nessuna donna si sognerebbe di andare al mare, la prova costume sarebbe un vero orrore e non per quel filo di pancetta figlio della lasagna di Carnevale, ma perchè con 40 gradi, l'umidita, il traffico, le auto bollenti, le spiagge invase e il ciclo quando capita, entrare in strumenti di tortura come bustini, pantaloni lunghi, gonnelloni sarebbe sinceramente troppo. Il '900 si apre con modelli un po' più corti, un po' più scollati e senza calze! Nel 1907 la nuotatrice australiana Annette Kellerman si esibisce in uno spettacolo di nuoto sincronizzato in un costume che lascia scoperto collo, gambe e braccia. Un'eroina, arrestata per oltraggio al pudore. Ma il suo atto rivoluzionario aprì le porte alla moda contemporanea. Grazie a lei il costume da bagno iniziò a perdere man mano quei centimetri di troppo. Inizia la cultura della cura del corpo, degli sport all'aperto, dei bagni in mare, e del sole! L'abbronzatura non è più condannata, serve necessariamente un abbigliamento pratico, adatto alla vita moderna. Gli anni dieci mostrano candidi completi in lino bianco con abbondanti merletti e ricami in perfetto stile Belle Époque. Negli anni '20 un abbigliamento più libero è sinonimo di una femminilità più libera, gonnelline in taffettas, costumi atletici, sfiancati, aderenti, senza maniche! Grandi sarti e case di moda si mettono all'opera realizzando modelli in pregiati tessuti: la semplicità sposa l'eleganza. Negli anni '30, in onore del nuoto, i costumi sono più mascolinizzati per garantire comodità, maglia lunga in tricot e tinte scure, calzoncini allacciati in vita. Domina il bianco e il blu. In questi anni la corona se la merita la cintura Valaguzza! Una striscia di lana con fibbia in metallo che poteva contenere una piccola trousse. Non sia mai che, facendo il bagno al largo, nel bel mezzo del nulla, una dolce signorina incontrasse il suo principe azzurro senza rossetto e specchietto per incipriarsi il naso! Negli anni '40 si diffondono idee sui benefici del sole, i costumi si riducono per esporre sempre più porzioni di pelle alla tintarella. I pantaloncini si staccano dal corpetto, si diffondono nuovi colori e fantasie floreali. I periodi della guerra sono duri, il primo pensiero non era di certo quello di andarsi a fare un bagno a mare quindi... si fa un bel salto fino al 1946, data di indiscutibile importanza: nasce il bikini. Lo stilista svizzero Louis Reard e il sarto francese Jacques Heim lanciano a Parigi il primo due pezzi. Mutandina che lascia libero l'ombelico e reggiseno. È uno choc. Resterà in vetrina per diversi decenni prima che bagnanti audaci lo trasformino nel tipico abbigliamento da spiaggia. Sono gli anni '50, gli anni delle grandi dive, attrici e cantanti aiutano il costume da bagno, intero e a due pezzi, ad uscire dalle passarelle per essere sfoggiato al mare. Doris Day indossa un per niente sgambato costume intero rosso senza spalline, Grace Kelly lo sceglie chiaro e allacciato dietro al collo, nello stesso periodo la Monroe sfoggia un bikini bianco a vita alta, simile, ma dalle fantasie etniche, quello di Jaynr Manskied, più sgambato e a fiori il bikini di Lolita nel '62 o quello a righe azzurre  di Natalie Wood. Ma il più seducente e sovversivo resta il due pezzi bianco, corredato da cintura porta pugnale, indossato dalla prima bond girl della storia, parliamo di Ursula Andress in "Agente 007 - licenza d'uccidere", dove l'attrice sorge dalle acque come una moderna Afrodite con un costume decisamente succinto per gli anni '60. Nel '64 poi nasce il topless, un costume che lascia scoperto il seno e si grida allo scandalo! Il topless non ha mai perso fascino ma nessuno mai riuscirà ad oscurare il bikini che deve ringraziare molto il grande schermo e le stars dell'epoca, portandolo con tanta disinvoltura e sensualità lo hanno reso celebre e insostituibile. Da quel punto in poi è stata una escalation, con ritorni improvvisi come nel caso dell'intero -ricordiamo quello fiammante di Pamela Anderson in Baywatch - o dei modelli a vita alta, e nuove soluzioni - tankini, Halter, monospalla, monokini, scuba, skirtini, e il towie maschile (se non sapete cosa sia, cercatelo!). Oggi potete scegliere! Potete mostrare ogni centimetro di pelle senza correre il rischio di essere denunciati! Il bagno a mare non è più un attentato alla vostra salute e siete liberi di diventare neri come tizzoni! La prossima volta che vi passa davanti una ragazza coperta da uno striminzito tanga, non giudicate la sua "mancanza di pudore" ma ringraziate chi, per prima, anni fa, come lei, ha avuto il coraggio di osare, perchè senza donne capaci di correre rischi oggi indosseremmo ancora il mantellone abbottonato fin sotto il collo, i pantaloni lunghi, il bustino e le calze! E voi, adesso, cosa metterete in spiaggia quest'anno?






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