DDR, quello Stato dimenticato nel cuore dell'Europa

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DDR, quello Stato dimenticato nel cuore dell'Europa

di Giovanni Curatola

Crollo del Muro di Berlino (9 novembre 1989), Trattato sull’Unione monetaria fra le due Germanie (1° luglio 1990) e Riunificazione politica tedesca (3 ottobre 1990): 3 date che, nell’arco di 11 mesi, segnarono la fine della DDR (Deutsche Demokratische Repubblik), meglio nota come Germania Est. Uno Stato “inventato” nel cuore dell’Europa dai vincitori della II° Guerra Mondiale, per 40 specchio principale della Guerra Fredda e che la mia generazione, nata nei primi anni ’70 è stata l’ultima a studiare sui libri di storia e geografia. Uno Stato che oggi (tranne quell’aliquota comunque ragguardevole di tedeschi orientali che, per avere impattato più duramente di altre col capitalismo e col libero mercato, ancora lo rimpiange) è ricordato per l’onnipresente Stasi (polizia di sicurezza e spionaggio) e per le diverse imprese sportive dei suoi atleti (dopati e non) alle Olimpiadi. Uno Stato in crisi economica e sociale, come negli anni ’80 lo erano tutti i paesi europei satelliti dell’URSS, ma che a detta di storici ed economisti avrebbe potuto durare ancora qualche anno (c’è chi parlò di un quindicennio), sopravvivendo così alla stessa URSS e magari arrivando ad affacciarsi al XXI° secolo. Invece il governo tedesco dell’Ovest ne volle accelerare la fine. Più che per le note motivazioni umanitarie propagandate, per un preciso disegno politico. Che ne nascondeva uno economico senza precedenti. L’abbraccio ai “fratelli dell’Est”, a cui si anelava di restituire libertà e marco occidentale, inglobandoli coi loro 5 Land (regioni) nella più ricca ed opulenta Germania Ovest, avrebbe infatti significato a livello monetario il più grande affare (o la più grande rapina, a seconda di come la si vede) del dopoguerra: la penetrazione delle aziende tedesco-occidentali nell’intero vasto mercato della Germania Est, assicurandosi a costo quasi zero nuova manovalanza e soprattutto 16 milioni di nuovi consumatori. “Bella clientela! - si obietterà – ma i tedeschi orientali non stavano senza soldi e con le pezze al sedere?”.Verissimo, e proprio qui sta il trucco: dotare i cittadini della DDR, con un trattato monetario che stabiliva la parità del marco occidentale con quello orientale, di un reddito spendibile nell’immediato nell’acquisto di beni e servizi prodotti unicamente dalle aziende tedesco-occidentali, essendo quelle della DDR fatte fallire ad hoc con pretesto di un paese (la DDR appunto) fatto credere ormai al collasso e insolvibile. E che in realtà era sì in forte crisi economica, ma non certo con lo spettro della bancarotta imminente. In parole povere, la Germania Ovest di Khol ha usato propri soldi pubblici per sovvenzionare i cittadini dell’Est che, nell’euforia di quest’improvvisa benché limitata disponibilità economica, hanno riversato all’Ovest (ma non nelle casse pubbliche, bensì nei conti bancari delle aziende private) quanto avuto in regalo dai “fratelli” occidentali.

Sotto il paravento del comunque autentico e indiscusso successo socio-politico della riunificazione tedesca, si è insomma innescato il business più grande dell’Europa del dopoguerra. Che ha appunto tratto linfa da un’accelerazione quasi contro natura del disfacimento economico e politico di uno Stato che, senza tale forzatura, avrebbe vissuto ancora un po' di più. Esattamente come un moribondo circondato da avvoltoi (le imprese capitalistiche tedesco-occidentali) ansiosi di vederlo cadavere per avventarvisi addosso. Lungi da noi un giudizio politico, e men che mai un’apologia del comunismo, rimandiamo alla seconda parte l’aspetto puramente economico di tale processo (di per sé singolare, visto che comunemente prima nasce uno Stato e poi la sua moneta, mentre nel caso tedesco è stato esattamente il contrario, a riprova che più che di riunificazione si deve parlare di inglobamento tout court dell’Est nella legislazione, nella società, nelle strutture e nell’economia dell’Ovest). Inglobamento che, scemata l’emozione della storica notte dell’apertura dei varchi del Muro a Berlino, porterà in molti tedeschi orientali assuefatti da 40 anni alla pianificazione statale (o, i più giovani, natici addirittura dentro) quello sbandamento causato dal nuovo stile consumistico e concorrenziale giunto dall’Ovest che li farà ripiegare nella cosiddetta “Ostalgie”, ossia il rimpianto per la DDR e il Muro. D’altronde, durante le grandi manifestazioni popolari del 1989 a Berlino Est, Dresda ma soprattutto Lipsia, ossia nei momenti iniziali di quegli eventi che a catena poi determineranno la repentina e imprevedibile scomparsa del comunismo in Europa, nessun tedesco orientale invocava, e nemmeno ipotizzava, la fine della DDR e l’unificazione con l’Ovest: chiedeva solo condizioni di vita migliori. Esattamente come la Rivoluzione Francese, che nacque non già contro Luigi XVI ma contro i privilegi aristocratici, e che poi finì con lo sfuggire poi di mano trascinando nel suo vortice la monarchia e consegnando la Francia al Terrore giacobino nato solo in corso d’opera. Chiudiamo intanto qui con uno spaccato (che ritengo, a torto o ragione, comunque interessante) di quanto dichiarò l’ultimo segretario comunista della DDR, Honecker, al processo intentatogli contro appena caduta la DDR: “Giunto alla fine della mia vita, ho la certezza che la Germania Est non è stata costituita invano. Essa ha rappresentato un segno che il socialismo è possibile, e che è migliore del capitalismo… Un numero sempre maggiore di persone dell'Est si renderanno conto che le condizioni di vita della Germania Est li avevano deformati assai meno di quanto la gente dell'Ovest non sia deformata dall'economia di mercato. E che nei nidi, negli asili e nelle scuole i bambini della Germania Est crescevano più spensierati, più felici, più istruiti, più liberi dei bambini delle strade e delle piazze dominate dalla violenza della Germania Ovest. I malati si renderanno conto che nel sistema sanitario della Germania Est, nonostante le arretratezze tecniche, erano dei pazienti e non oggetti commerciali del marketing dei medici occidentali. Gli artisti comprenderanno che la censura, vera o presunta, della Germania Est non poteva recare all'arte i danni prodotti dalla censura del mercato. I cittadini constateranno che non c'era bisogno che sacrificassero tutto il tempo libero che devono sacrificare ora alla burocrazia della Germania Ovest… Le donne daranno ora maggior valore alla parità e al diritto di decidere sul proprio corpo di cui godevano nella Germania Est. Dopo aver conosciuto da vicino le leggi e il diritto della Germania Ovest, molti capiranno che la libertà di scegliere tra i partiti è solo una libertà apparente. Si renderanno conto che nella vita di tutti i giorni, specialmente sul posto di lavoro, avevano assai più libertà nella Germania Est di quante ne abbiano ora. E la protezione e la sicurezza, che la piccola Germania Est così povera rispetto alla Germania Ovest garantiva ai suoi cittadini, si incaricherà adesso di far capire a tutti quanto fossero preziose”.

(...1 continua)

 

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