Generazione X: affamati d’amore30/11/2019

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Generazione X: affamati d’amore30/11/2019

di Elisabetta Cassone

L’amore, si sa, è una questione dibattuta da sempre: dai grandi filosofi quali Platone (da cui la notissima espressione di “amore platonico”), ai poeti e vari pensatori e scrittori (Dante, Boccaccio e chi più ne ha, più ne metta).

Vorrei precisare che però l’amore ha diversissime connotazioni e sfumature. Mi direte: non è una novità! Certo non lo è, ma quanti di noi se ne dimenticano facilmente presi dal tran tran quotidiano e dalla volontà di affermazione nel mondo degli affari, del lavoro, dei social media? Tantissimi, la maggior parte di noi.

Il nostro mondo è diventato da una parte sazio, dall’altra affamato di amore. Ci sono famiglie che sono la summa dell’amore e lo idolatrano come valore supremo, altre sfasciate, in decadimento, in sfacelo. Altri ancora sono alle prese con la sua ricerca, e nel mentre rimangono delusi, sognanti, disperati, o semplicemente amanti, relegati al ruolo di mercenari o mercenarie. 

Io, nel mio piccolo, cerco di pensarci sempre e di intingere questo concetto di sensibilità, spiritualità, paganesimo e mitologia.

Sono tanti infatti i miti che contemplano l’argomento e non starò di certo ad enumerarli tutti. Tra questi citerò il mito di Venere, del quale se ne parla a lungo, dea romana, l’equivalente della dea greca Afrodite, considerata divinità dell’amore, della fertilità e della bellezza, tanto da guadagnare la nomenclatura di uno dei più affascinanti pianeti. Venere è stata la causa di diversi litigi fra gli Dei che consideravano la sua bellezza ineguagliabile ed inemulabile. Tutti avranno visto Pollon, il cartone animato in voga tra i bimbi della generazione X, ossia quella non ancora digitale e legata ai cartoni animati semplici ma molto educativi.

Infine terminerò con una mia riflessione sull’amore in forma di poesia, perché – perdonatemi la mia immodestia – mi piace trasporre tutto in poesia. Questo componimento narra di un amore speciale, non convenzionale, l’amore che si prova per le parole, talmente singolare che può suscitare impensabili risvolti metaforici. Eccolo:

FARE L’AMORE CON LE PAROLE

Una sera purpurea

Mi sussurrasti:

“Facciamo l’amore con le parole”.

Accolsi l’imperativo

Audacemente sentivo

Un sentimento nuovo,

due volte fecondato.

“Sì”, ti dissi senza indugio.

Le parole sono la nostra diletta prole.

Facciamole vorticare

Come circensi impazziti

Poi esaltare come ballerine impettite

Poi lasciamo

Che si curino

Da sole

Delle ginocchia le ferite.

Ammetto che non smetterò mai di comporre la mia esistenza sotto forma di poesia come canto all’Amore

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