MICHELE DE MARTIIS - “CATETO ACROBATICO”
11 December 2022
di Elisa Serrani
“Chi sei tu, Michele?”: è da questo semplice ma complesso e plurisfaccettato quesito che ha preso vita “Cateto Acrobatico (Se penso a te)” (Pako Music Records), il nuovo suggestivo viaggio tra ritmo e riflessioni del cantautore marchigiano Michele De Martiis.
Pop, rock, batteria, chitarre ed un entusiasmante richiamo al britpop - grazie anche all’utilizzo del mellotron -, si fondono per celebrare la pluralità e l’ambivalenza dell’essere umano, che in una sublime analogia con la forma geometrica del triangolo, si destreggia per mantenere in costante equilibrio la dicotomia del suo sentire, tra la parte razionale e responsabile e quella più istintiva, illogica e giocosa.
Una lettera di presentazione in musica, attraverso cui Michele De Martiis descrive, con la fine incisività della sua penna, la quasi totalità della sua personalità, del suo carisma, aggiungendo il sottotitolo “Se penso a te”, che come lui stesso spiega, può avere differenti destinatari, a seconda della prospettiva con cui lo si percepisce e, di conseguenza, lo si interpreta:
«Spesso mi ingarbuglio in pensieri con delle subordinate, finendo con il costruire periodi lunghi e difficili da seguire. Me lo dicono sempre. E allora ho scelto di mettere un sottotitolo alla domanda di partenza, incasinando, volutamente, ancora di più il tutto. “Cateto Acrobatico (Se penso a te)”; “a te” chi? Ad una lei? Ad un Dio creatore? All’essere umano? Oppure a me stesso?»
Un brano in perfetto stile De Martiis, ma per molti versi lontano e totalmente differente dalle release finora pubblicate dal sognatore che sa viaggiare e far viaggiare tra le emozioni giungendo oltre, in quel “L’al di là delle favole” ove è possibile trasformare il dolore in una catarsi da cui rinascere; un pezzo in cui conoscere i tanti pezzi di Michele, incontrando la persona dietro l’artista, così da poter incontrare se stessi dietro le maschere dei ruoli sociali che ci appartengono, o da cui, molto spesso, ci facciamo dominare e dirigere nella quotidianità della vita.
“Cateto Acrobatico (Se penso a te)” è una canzone densa di significato, articolata su più livelli di lettura ed una composizione testuale apparentemente intricata e tortuosa, ma, ad una più attenta analisi, quella che sa osservare più in là di se stessa e della sua natura analitica, appare istantaneamente diretta, limpida e cristallina, tanto da restituire immediatamente un perfetto autoscatto di ciò che l’artista è, senza necessariamente averlo ascoltato o conosciuto prima.
«Reggo bene il battito cardiaco, le mie pene stanno nel filosofico» e «ti confondo perché sono pragmatico, ti confondo, col mio giro armonico», sono due dei passaggi più rappresentativi di questa radiografia animica in cui il protagonista comprende e ritrova se stesso proprio attraverso l’esposizione delle sue caratteristiche personali, accettando con quella leggerezza che profuma di piena consapevolezza e profondo accoglimento di se stessi con le proprie antinomie e contraddizioni, ogni lato della propria natura.
Una personalissima dedica alla vita, che si sintetizza in un ritornello dai toni catchy e dalle sfumature profondissime, - «E non c'è niente di speciale se penso al mondo intero, ma è tutto più speciale se, io penso a te» - capace di far riflettere su quanto, la straordinarietà dell’esistenza, dipenda, forse del tutto o forse per lo più, dalla nostra capacità di scorgerne con trepidante stupore ogni sua connotazione positiva:
«In fondo – conclude De Martiis - il mondo è una meraviglia. Il frutto del concatenarsi di infinite casualità (o di una volontà creatrice superiore?), che hanno creato un pianeta unico. Con la vita dentro. Speciale? Certo. Ma lo sarebbe ugualmente se non ci fossero occhi capaci di ammirarlo? Senza l’essere umano la meraviglia avrebbe senso? O sarebbe fine a sé stessa?».
Interrogativi che portano ad innumerevoli spunti su cui meditare, a patto di farlo con la cognizione che non a tutte le domande c’è riposta, o per meglio dire, l’unica risposta a certi quesiti è la vita stessa, perché è solo vivendo appieno che è possibile continuare ad essere un triangolo capace di bilanciare i propri cateti con l’ipotenusa del mondo là fuori, nel delicato equilibrio di rimanere in armonia con ciò che siamo e chi ci circonda.
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