COVID - 8 ORE DAVANTI UNO SCHERMO

22 May 2021

di Vittorio Esperia 

Effetto pandemia. Un bambino e un adolescente su 2 trascorrono oltre 8 ore al giorno davanti a uno schermo. E l'80% ammette di vivere emozioni negative: più connessi ma più isolati dalla realtà. Sono alcuni dei risultati di un sondaggio condotto da Società italiana di pediatria, Polizia di Stato e Skuola.net su un campione di 10 mila studenti - di cui 6.500 ragazzi tra 15 e 18 anni e 3.500 tra 9 e 14 anni - costituito per il 65% da femmine e per il 35% da maschi, rappresentativo di tutto il territorio nazionale.

Il sondaggio è stato condotto a marzo 2021 e i risultati sono stati messi a confronto con una ricerca analoga, condotta sempre da Sip, Polizia e Skuola.net a ottobre 2019, ossia prima che i ragazzi conoscessero la lunga fase di isolamento dovuto al Covid con la chiusura delle scuole, la didattica a distanza e il rarefarsi delle relazioni sociali e delle occasioni di socialità.

l tempo trascorso sui dispositivi tecnologici, per molti unica "finestra sul mondo", è aumentato a dismisura. Ben il 54% del campione dichiara di usare i media device per più di tre ore al giorno, oltre al tempo trascorso in Dad (il 50% nella fascia 9-14 anni, il 57% in quella 15-18 anni). Nel 2019, questa percentuale era del 41% ma, a ben vedere l'aumento ha riguardato soprattutto i giovanissimi, ossia i 9-14enni.

Passa, infatti, dal 32 al 50% - dunque da una proporzione di uno su 3 a un rapporto di uno su 2 - la quota di bambini e preadolescenti che trascorre sui device più di tre ore al giorno oltre alle attività scolastiche. Se a queste ore si sommano quelle impegnate in Dad, circa 5 al giorno, è facile "tirare le somme": un intervistato su 2 passa almeno 8 ore al giorno davanti a un dispositivo. Un tempo che tende a crescere ulteriormente con l'età.

Che cosa fanno gli studenti davanti a smartphone, tablet e pc? Al di fuori della didattica, i dispositivi vengono usati prevalentemente per comunicare con gli amici (36%), usare i social (24%), guardare video o film (21%), giocare ai videogame (11%). Rispetto ai dati di due anni fa, passa dal 24 al 36% la quota di coloro che usano la tecnologia per comunicare con gli amici e scende dal 19 all'8% la quota di quelli che usano le risorse digitali per fare ricerche o approfondire argomenti di interesse.

Le relazioni nello spazio digitale non bastano: l'80% vive emozioni negative. In mancanza della scuola e di altri ritrovi abituali (palestre, piscine, laboratori teatrali, etc) la tecnologia si afferma come strumento di "sopravvivenza" senza riuscire a surrogare la realtà: il 25% degli intervistati dichiara di sentirsi più isolato e avverte la mancanza di una relazione in presenza, il 24% si sente più stressato, il 18% più triste, il 14% dichiara di aver paura per i propri familiari e per il proprio futuro, appena il 6% pensa che i rapporti interpersonali siano migliorati. E mentre i più grandicelli (15-18 anni) si sentono maggiormente stressati (27% contro 18%) e preoccupati (15% contro 11%), i più piccoli (9-14 anni) si sentono ancora più isolati (28% contro 24%).

Solo eccezionalmente la pandemia ha rappresentato l'occasione per consolidare relazioni familiari. Alla domanda "durante questi mesi che cosa hai fatto di più?" il 37% risponde di aver visto più serie tv, il 13% di aver giocato in rete con gli amici, il 12% ha giocato ai videogiochi da solo, l'11% ha letto più libri, solo il 12% ha parlato di più con la sua famiglia e appena il 3% dichiara di aver giocato più del solito a giochi di società con la famiglia.
Preoccupante anche l'aumento dal 38 al 56%, in meno di due anni, dell'utilizzo del telefonino prima di andare a dormire: 52% tra i più piccoli, 59% tra i più grandi.

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