I FIORI DEL MALE DI BAUDELAIRE DATI ALLE STAMPE IN UNA ROVENTE ESTATE DI 161 ANNI FA

25 June 2019

di Gianfrancesco Bembo

I fiori del male (Les Fleurs du mal ) è una raccolta lirica di Charles Baudelaire. La prima edizione fu pubblicata il 25 giugno 1857, presso l'Editore Auguste Poulet Malassis, in una tiratura di 1300 esemplari. Il testo comprendeva cento poesie divise in cinque sezioni: Spleen et ideal, Les Fleurs du mal, Révolte, Le vin e La mort.

L'opera può a ragione considerarsi alla base della poesia moderna, in essa l’autore compie un viaggio immaginario verso l’inferno (non vi ricorda nulla?) che per lui è la vita.

Nella prima parte, "Spleen et ideal" Baudelaire esprime lo stato di malessere del poeta , uno spirito superiore capace d'elevarsi al di sopra degli uomini e di percepire con la sua sensibilità innata le segrete corrispondenze tra gli oggetti, i profumi e gli elementi della natura , ma proprio a causa delle sue capacità il poeta è maledetto dalla società  e diventa oggetto di scherno per gli uomini comuni. L’autore nella poesia “l’albatros“ utilizza questo uccello per simboleggiare questa condizione: come il grande uccello marino infatti, il poeta si eleva ai livelli più alti della percezione e della sensibilità ma una volta sulla terra ferma non riesce a muoversi proprio a causa delle sue capacità. L'albatros rappresenta anche l'aspirazione dell'uomo al cielo e quindi l'aspirazione ad arrivare ad un piano intellettuale superiore. La causa della sofferenza del poeta è lo spleen (letteralmente "milza" in inglese, che è associata alla bile, uno dei liquidi vitali per i Greci, che la consideravano il motivo della malinconia, quindi spleen e ideale vuol dire malinconia e ideale), un'angoscia esistenziale profonda e disperata che lo proietta in uno stato di perenne disagio che Baudelaire descrive in ben quattro splendidi componimenti, tutti col titolo di "Spleen".

I “ fiori del male“ sono i paradisi artificiali e gli amori proibiti che danno l’illusoria speranza di un conforto . Quando anche questi effimeri piaceri vengono a dissolversi e a sparire , al poeta rimane solo la “ Rèvolte “ rinnegare Dio e invocare Satana per essere aiutato ad uscire da questo mal di vivere. Ma è un vano chiedere nemmeno il principe del Male lo può liberare e così non resta che « La mort» , intesa non come passaggio ad una nuova vita ma come distruzione e disfacimento a cui tuttavia il poeta s'affida, nel disperato tentativo di trovare nell'ignoto qualcosa di nuovo, di diverso dall'onnipresente angoscia , con un ultima speranza. La ultima poesia che chiude la raccolta si intitola: Le voyage , il viaggio e in un viaggio tutto ma propio tutto può accadere.

                                                                                                                     Le Vin

Nella bottiglia l’anima del vino - era di sera - cantava : “ Caro povero uomo, dalla prigione del vetro e sotto questa rossa laccata cera,

ti giunga luminosa, fraterna, una canzone.

 

So bene quanta pena, quanto sudore occorra sulla collina in fiamme , sotto il sole cocente, perché io abbia un’anima e la vita mi scorra.

Ma non sarò ingrato, non sarò impudente.

 

Provo una grande gioia quando soave piombo nella gola d’un uomo sfibrato dal lavoro: Perché il suo caldo petto è per me dolce tomba, meglio che in una fredda cantina là dimoro.

 

Non senti le domeniche punte da stornellate, la speranza che mi alita nel seno palpitante?

I gomiti sul tavolo, maniche rimboccate, tesserai le mie lodi, con il cuore contento.

 

Lo sguardo alla tua donna, nell’amore rapita, accenderò, a tuo figlio darò forzae colori,

e sarò per quel fragile atleta della vita l’olio che ben rassoda le membra al lottatore.

 

In te farò cadere la vegetale mia ambrosia , raro seme

che il gran Seminatore sparge perché dal nostro amore poesia nasca

e verso Dio salga come un prezioso fiore “.

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