Ruollah Khomeyni, il Grande ayatollah 1902-1989

Memoria per Ruollah Khomeyni, il Grande ayatollah

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Ruollah Khomeyni, il Grande ayatollah 1902-1989

di Paola Sanfelice

Ruollah Khomeynì Khomeyn, 24 settembre 1902 – Teheran, 3 giugno 1989) è stato un politico e religioso iraniano. Fu un Grande ayatollah, capo spirituale e politico del suo Paese dal 1979 al 1989. Il suo governo fu ispirato dalla religione islamica di corrente sciitaduodecimana, e fu impostato in ossequio a uno stretto approccio fondamentalista. Il regime da lui instaurato inizió in Iran una linea di potere che fu definita, in maniera approssimativa, "teocratica", e che sopravvive tuttora. Nacque da una famiglia di modeste condizioni, originaria di Nishapur, che per alcune generazioni aveva fornito imam alla città indiana di Lucknow. Studió il Corano e le basi della logica e della retorica; grazie al fratello e ai parenti, nel 1920 fu mandato a studiare ad Arak. Da lì seguì a Qom il suo maestro e qui Khomeini si trattenne dal 1923 al 1962 e vi completò gli studi in Sharìa, insieme a quelli di filosofia e di gnosticismo. Giovanissimo militò nel partito religioso islamico, un'unione di stretti osservanti dell'Islam, meglio noto come movimento dei talebani - ovvero studenti di "scienze religiose" - che voleva imporre un governo improntato a costumi tradizionalistici. Quando Reza Pahlavi (1877-1944) divenne scià quest'associazione venne messa fuorilegge e Khomeyni fu costretto alla clandestinità. Organizzò, allora, insieme ad altri diverse congiure, però fallite. Quando Reza Pahlavi fu deposto, gli succedette come scià il figlio Mohammad Reza Pahlavi (1919-1980), all'epoca appena ventiduenne. Khomeyni vide diminuire l'ostracismo nei suoi confronti, tanto da essere reintegrato nella scala gerarchica religiosa, ascendendo al grado di Ayatollah. Mohammad Reza Pahlavi assunse, nel 1953, i poteri assoluti e riprese l'opera di laicizzazione del paese e di contrasto, già avviato dal padre, dell'impronta religiosa che il "clero" voleva caratterizzasse non superficialmente l'Iran. Khomeyni fu uno dei principali oppositori di questa politica e organizzò, nel 1963, una nuova congiura contro lo scià: complotto che fallì in pieno, costringendo l'Ayatollah all'esilio, dapprima a Bursa, in Turchia, quindi in Iraq - nella prestigiosa storica sede di Najaf- e infine in Francia, a Parigi. Sempre nel 1963 Khomeyni divenne anch'egli un Marjà, a seguito della morte del suo Maestro, il Grande Ayatollah Sayyid Hossein Tabataba ì Borujerdì. Quando Reza Pahlavi (1877-1944) divenne scià nel 1925, questa associazione è messa fuorilegge e Khomeyni fu costretto alla clandestinità. Organizzò insieme ad altri diverse congiure, fallite, contro lo stesso scià. In Iran l'opposizione allo scià cresceva, anche a causa della dura repressione governativa (tra il 1970 e il 1978 si calcola siano state incarcerate 100.000 persone, 10.000 torturate e tra le 4.000 e le 5.000 uccise, anche se alcune stime parlano di 7.500), allora Khomeyni, dall'estero, fomentò la rivolta in attesa dell'occasione di dar vita a una rivoluzione. Il 7 gennaio 1978 la rivolta popolare esplose contro Mohammad Reza Pahlavi e benché si fosse mostrato possibilista verso una trattativa, lo scià il 16 gennaio 1979 fu costretto a fuggire dall'Iran mentre Khomeyni - tornato il 1º febbraio da un esilio che durava quasi da sedici anni - instaura una "repubblica islamica" in Iran, diventandone la guida spirituale anche in virtù della sua riconosciuta qualifica di "Marjà al-taqlìd" (esempio buono e giusto da prendere a modello da parte dei dotti mullah). Iniziano a questo punto vere angherie contro i collaboratori del deposto scià: migliaia di essi furono arrestati e fucilati dopo processi sommari; altri furono mandati in esilio o imprigionati e i rimanenti fuggirono dal paese. In pochi mesi pare siano state fucilate circa 5.000 persone e mandate in esilio altre 10.000. Khomeyni, inoltre, vide di buon occhio l'azione dei pàsdaran che, penetrati nell'Ambasciata statunitense a Teheran, avevano preso 54 ostaggi, minacciati di morte qualora gli Stati Uniti, accusati di proteggere Mohammad Reza Pahlavi, non gli avessero consegnato l'ex scià. Gli USA non si piegarono alla trattativa e tentarono un blitz militare aereo, autorizzato dal presidente Jimmy Carter, che sfociò in un clamoroso fallimento. Dopo più di un anno di prigionia gli ostaggi furono liberati, anche se da allora gli Stati Uniti divennero, per il regime di Khomeyni, "il grande satana del mondo". Nel 1979 Khomeyni indisse le elezioni, annettendosi tutti i poteri con la carica di "Guida della Rivoluzione". Fra le prime leggi - di forte stampo moralista - vi furono l'abolizione del divorzio, la proibizione dell'aborto e per le donne l'abbassamento dell'età minima per il matrimonio a 9 anni. Inoltre istituì, sulla scorta della Sharià la pena di morte per l'adulterio, come pure per la bestemmia; impose alle donne la copertura costante del volto con un velo, pur concedendo loro una certa indipendenza rispetto a quanto avvenuto in tempi precedenti. Le donne poterono uscire di casa senza il permesso del padre o del marito, ebbero diritto all'istruzione come gli uomini (in Iran le donne sono spesso più istruite degli uomini), fu incoraggiato il loro lavoro e, malgrado all'inizio avesse l'opposizione del "clero" islamico, rimase loro il diritto di voto, che fu abbassato a 15 anni. Tuttavia, con il regime di Khomeyni, le donne proseguirono ad avere molti meno diritti rispetto all'uomo, con particolare rilievo al dovere di obbedienza al marito. L'Iran rifiutò ogni rapporto commerciale o politico con gli Stati Uniti. Nel 1988 lo scrittore indiano Salman Rushdie scrisse il libro "I Versetti Satanici" (in inglese: "The Satanic Verses"), giudicato blasfemo da parte dei regimi islamici fondamentalisti dall'epoca, tra cui l'Iran. La pubblicazione del libro provocò una fatwa di Khomeyni che decretò la condanna a morte, in contumacia, del suo autore. Rushdie dovette così rifugiarsi in Gran Bretagna per diversi anni nel timore che la sentenza fosse eseguita dai fedeli islamici. Il suo divenne un caso internazionale significativo dell'intolleranza religiosa. Ben noto fu l'episodio, nel 1979, che vide Khomeyni alzarsi - e andarsene irritato (la giornalista si era tolta il velo, per dispetto, a causa di una risposta della guida spirituale che l'aveva offesa) senza degnare di uno sguardo l'interlocutore - mentre Oriana Fallaci lo intervistava. Khomeyni - a causa di un cancro all'intestimo - morì il 3 giugno 1989, dopo una degenza di 11 giorni in ospedale. Imponenti i funerali con più di 3.500.000 persone e tale afflusso di popolo rese, in certi momenti, impossibile garantire l'ordine pubblico alla Guardia Nazionale: vi furono disordini ed eccessi, la bara cadde 5 volte. La folla - facendo un'enorme pressione pur di toccare la bara di legno o per strappare lembi del sudario, fece letteralmente saltare fuori il corpo dal feretro diverse volte. Il funerale "ufficiale" si tenne due giorni più tardi, stavolta con imponenti misure di sicurezza e con una bara in acciaio. La salma di Khomeyni è stata posta nel cimitero di Behesht-e Zahra, a Teheran.

Ruollah Khomeynì, Khomeyn 24 Settembre 1902 – Teheran 3 Giugno 1989

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