L’ultimo caffè di nonna Lilli1916-2012
L’ultimo caffè di nonna Lilli1916-2012
di Sabrina Quattrini
Nonna Lilli se n’è andata il 5 febbraio 2012, in una giornata di neve. La situazione delle strade era così disastrosa che, avvertita dai parenti che le sue condizioni stavano precipitando, non sapevo se sarei riuscita ad arrivare in tempo per darle l’ultimo saluto. So che lei desiderava avermi vicino, soprattutto in quel momento e io non potevo non esserci. Fortunatamente sono entrata nella sua stanza verso le 16 e ho chiesto cortesemente ai parenti che erano lì di lasciarci sole per un po’. Era arrivato quel momento fatidico di cui a volte ci eravamo spinte a parlare e anche a scherzare, quando, ripensando insieme a tutte le avventure e disavventure della sua lunga vita durata novantasei anni e della forza con cui le aveva affrontate, le dicevo: «Nonna tu ci seppellisci tutti, sei troppo forte!» oppure «Nonna, se ti prende sotto un TIR e ti sconocchia tutta tu ti rialzi, ci metto la mano sul fuoco!». La morte non era un argomento tabù, per noi: in questo modo inconsciamente stemperavamo l’angoscia di una separazione, che quando si tratta di una persona così vecchia può arrivare da un momento all’altro. Noi giocavamo d’anticipo. E poi mi consolava il fatto che lei si sentisse pronta, era stanca di aver vissuto così tanto ed essere sopravvissuta, lei la terzogenita, a tutti i suoi otto tra fratelli e sorelle, al marito, a una figlia morta prematuramente, a tanti parenti. Era felice della sua vita, orgogliosa dei suoi figli e dei nipoti. «Ho avuto tutto, cosa posso volere di più?» mi diceva senza nostalgia o melodrammi spacca-cuore, tenendo la mia mano con la sua ossuta e spigolosa ma con le unghie smaltate, perché lei ci teneva all’aspetto e a non apparire troppo vecchia. Dopo le operazioni per ricomporre le fratture di omero e femore che aveva riportato cadendo in casa il mese prima, la situazione era andata peggiorando come avviene spesso in persone della sua età. In quel momento lei era sotto sedativi, tra il sonno e la veglia, respirava a fatica e apriva a stento gli occhi. Ho tolto la sponda dal letto e mi sono stesa accanto a lei, l’ho tenuta stretta a me a lungo, parlandole dolcemente all’orecchio. Le ho aperto gli occhi per farmi guardare e mi ha visto, e anche se non ha recepito quello che le dicevo, ha sentito che ero io lì attaccata a lei, me lo faceva capire dandomi dei colpetti con la sua spalla, ogni tanto. Non le ho mentito, gliel’ho detto, tra le lacrime: «Nonna, sono io, è arrivato il tuo momento di lasciare questa Terra, non avere paura e non ti preoccupare per noi, liberati, lasciati andare fiduciosamente e ogni tanto vienimi a trovare in sogno: io ti aspetto lì. Ti voglio bene e ti porterò sempre nel cuore. Ci rivediamo in Paradiso. Sei stata una nonna fantastica…». Poi le ho fatto sorbire il suo ultimo caffè, che le piace tanto, inzuppandovi un batuffolo di cotone e porgendoglielo in bocca; la dottoressa pietosa me lo ha permesso, capendo la situazione critica. Uscire da quella stanza è stata la cosa più straziante che ho dovuto fare in tutta la mia vita. Voltarle le spalle e sapere che era l’ultima volta che la vedevo viva mi ha spaccato il cuore, ma ho cercato di rasserenarmi respirando a fondo, come avevo chiesto di fare anche lei. Non sono riuscita a restare lì fino all’ultimo. Vederla morta andava oltre le mie possibilità. La sera alle 22 ho ricevuto la notizia che era volata via, altrove. Passato il momento di disperazione, mi è rimasta dentro una serenità profonda, sostenuta anche dalla consapevolezza di aver vissuto tutto di lei e di averla accompagnata alla morte con dolcezza. Porto al collo la sua collana con il ciondolo della Stella di David, quella che lei indossava sempre: sarà difficile togliermela.
Liliana, Ancona 16 Novembre 1916 - Ancona 5 Febbraio 2012
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