PPP, l’intellettuale proletario

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PPP, l’intellettuale proletario

L’anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini è avvenuta al Lido di Ostia il 2 novembre 1975, lasciando interrogativi ai quali in parte è stata data una risposta.
Apparentemente pare sia stato ucciso da quelli che potremmo definire “Ragazzi di vita” prendendo a prestito il titolo del suo primo romanzo ma è accreditata e corretta l’ipotesi secondo la quale fosse un intellettuale scomodo, troppo scomodo e fortemente contrario alla società capitalistica.

Pasolini amava il sottoproletariato nella quale intravedeva il candore, l’ingenuità, la spontaneità, la genuinità, l’autenticità e un microcosmo in cui era più possibile conoscere la vera libertà, la quale è possibile solo se non si è vittime dell’omologazione, e’ possibile solo se non si fa davvero parte della civiltà dei consumi, e’ possibile solo se l’era della globalizzazione, le caratteristiche della società capitalistica non entrano davvero in toto a far parte delle nostre vite. Ecco cosa pensava Pasolini, ecco perché amava il sottoproletariato e disprezzava la borghesia depensante, priva di pensiero critico, emblema di un mondo in cui il profitto, i bisogni superflui, gli interessi personali divengono predominanti, trascurando le domande che se poste forse porterebbero in un’altra direzione.

Ecco dovremmo porci domande, essere critici, opporci al sistema, tutto nasce proprio dall’interrogarsi, chi non è integrato nel sistema, chi non fa parte del gregge, ha un modus pensandi ed un modus vivendi che sicuramente piacerebbero a Pasolini. Tutti i grandi pensatori tra i quali Pasolini ci hanno reso chiaro che la parola progresso ha un’accezione negativa e quindi parlare di un ritorno dell’economia agricola o di decrescita felice vuol dire immaginare un mondo più giusto.
Pasolini è stato uno dei più grandi intellettuali ed artisti della seconda metà del Novecento e quel che soprattutto rimane di lui è l’idea che questo mondo va cambiato, che stiamo andando nella direzione sbagliata, quel che rimane di lui e’ l’aver immaginato un mondo in cui gli ideali e i valori della sinistra prendano forma nella realtà. Noi non dobbiamo perdere la speranza.

di Dalila Mancusi

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