Germano Celant - Inventa “L’arte povera”5/5/2020

Memoria per Germano Celant - Inventa “L’arte povera”

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Germano Celant - Inventa “L’arte povera”5/5/2020

di Roberto Cascone

Le definizioni stanno strette a Germano Celant, critico, curatore, “inventore” dell’Arte Povera (col Futurismo,  il movimento artistico da cui non si può prescindere nella storia dell’arte italiana e non solo), che ci ha lasciato da pochi giorni. In questa breve intervista del lontano 1997, a Paliano (Fr), nella residenza per artisti del Progetto Oreste, Celant, allora direttore della Biennale di Venezia,  affronta il problema del rapporto tra l’anonima entità detta gente e l’arte dei nostri giorni, non di rado “accusata” d’essere  incomprensibile.

- L’arte è come uno specchio in cui si riverbera il mondo, ma funziona solo se il linguaggio (quindi le opere) produce cambiamenti…- GC

- D’accordo, ma il pubblico, penso agli italiani degli anni 60, forse non era pronto per quel linguaggio. Ancora oggi la massa fa fatica o non frequenta gallerie, fondazioni, ecc.- RC

- E’ normale che possa esserci un problema di lettura dell’opera, ma chi si avvicina all’arte deve capire che l’approccio richiede umiltà, che è necessario documentarsi, che non può essere l’arte ad andare verso il pubblico, ma il contrario. Come succede per ogni linguaggio specialistico…- GC

- Ma questo non rischia di isolare l’artista? Un  po’ come avviene qui, ora: in fondo siamo solo addetti ai lavori, no?- RC

- Non mi pare che gli artisti siano isolati, anzi…io poi raramente ho alloggiato in hotel perché sono quasi sempre stato ospitato dagli artisti…- GC

- E come valuta il fatto che i giovani critici seguono  gli artisti per un po’ e poi smettono di farlo? - RC

- E’ necessario assumersi la responsabilità delle proprie scelte. I miei, per esempio,  li ho sostenuti fino in fondo. Sempre.- GC

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