di Valentina Princic
Quando una persona si spegne, il cielo sembra apparire di un altro colore. Ma nonno Luciano, anche da lontano, sa lasciarmi nel cuore una sola parola: felicità. Ebbene sì, perché il suo ricordo mi porta a pensarlo come un uomo straordinario, pieno di vita e con il sorriso stampato in volto. Sembrava uno di quei personaggi televisivi che hanno sempre la battuta pronta, la frase giusta da dire. Eppure, oltre la scontata sensazione di una semplicità contagiosa, nonno Luciano era un sole che in pieno inverno sapeva riscaldarti l’anima. Era un chiacchierone che ti rallegrava le giornate. Quando lo andavi a trovare, saresti stato ore ad ascoltarlo con occhi sognanti perché ogni volta i suoi racconti parevano diventare reali. Riusciva a darti qualcosa che gli altri non sanno lasciarti, era capace di farti guardare il mondo da una prospettiva diversa e più genuina. Donava serenità, senza chiedere nulla in cambio. Nella sua vita aveva visto la guerra e per questo sapeva godere della bellezza del mondo circostante. Amava stare a passeggiare con il suo cane Book, immancabile compagno e amico fidato. A volte mi perdevo a guardare mio nonno cercando di indovinare i suoi pensieri più profondi, quelli oscuri che ognuno si porta dentro per tutta la propria esistenza. Eppure lui non faceva trasparire nulla perché era felice, nella sua spontaneità più vera. Amava il suo orto che coltivava ogni anno con tanta cura. Ricordo quando, dopo la fatica di mesi attenti, staccava con il sorriso quel primo baccello di piselli, solo per regalarmi un momento felice. Mi presentava ai suoi amici con orgoglio mentre mi abbracciava forte dicendo: “Questa è mia nipote!”. Nonno Luciano sapeva far sentire speciale chiunque incontrasse. Era una persona senza nemici, che piaceva a tutti. Era super perché possedeva tanta umiltà, una bontà enorme e quel carattere complice e allo stesso tempo dolcissimo che solo lui era in grado di dimostrare agli altri. Era un appassionato di calcio, precisamente del Milan. Si divertiva a ritagliare per me le immagini dei calciatori e ad ogni festa lui, seduto capotavola, sapeva farmi sentire la sua nipote preferita. Era un uomo eccezionale che mi ha insegnato a crescere, prima che a vivere. Mi ha insegnato ad amare ciò che ho e tutto quello che dovrà ancora arrivare. Da lui ho imparato a sorridere, a condividere sinceyprovo per gli altri. Mio nonno non se n’è andato per lasciare un vuoto in questo mondo, ma per permettere a tutti di capire quanto meravigliosa sia la vita. E io voglio salutarti così, nonno caro e tanto amato. Con il sorriso che mi hai lasciato, che mi avevi promesso avrei trovato sbirciando tra le file alla discussione della mia Laurea e che solo nella mia memoria ho potuto cercare e stringere forte. Perché tu, nella distanza effettiva di una vicinanza eterna, resti sempre qui a fianco a me. Sei la stella che brilla coraggiosa più della luna, dove l’orizzonte incontra il mare e un battito esplode nell’emozione della notte. Ti voglio bene nonno, più del ricordo che possa ricordarmi te.
Luciano Cossovel, Gorizia 1993 - Gorizia 2011
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