di Marco Nese
Uno come lui ci manca molto in questi tempi di mediocrità diffusa. Francesco Cossiga era un politico intelligente, colto, spiritoso. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e di frequentarlo, e qui vorrei tracciare un mio breve ricordo personale, lasciando da parte gli aspetti politici e raccontando qualche risvolto umano del personaggio. La prima volta che lo incontrai fu a un Congresso della Dc all’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso. Era seduto al tavolo della presidenza e mentre Andreotti parlava, lui disegnava qualcosa su alcuni fogli di carta. Io ero lì come cronista del Corriere della Sera. Ed ero molto curioso di vedere cosa stava disegnando. In una pausa dei lavori, mi avvicinai e mi resi conto che aveva riempito i fogli di bandiere marittime. <<Belle - dissi - me le regala quelle bandiere?>>. Lui mi guardò compiaciuto: <<Ti piacciono? Allora ti ci metto anche la firma>>. Quando divenne capo dello Stato lo vidi raramente. Invece dopo che lasciò il Quirinale stabilii con lui un buon rapporto. Aveva sempre desiderio di avere gente intorno, e mi faceva chiamare dalla figlia Annamaria per prendere insieme un caffè, o semplicemente per fare una chiacchierata. Un giorno la signora Annamaria mi chiama e dice: <<Il Presidente domani va in Kosovo, avrebbe piacere che lei lo accompagnasse>>. Non potevo certo dire di no. Venne con noi anche Vittorio Sgarbi. Andammo a visitare gli splendidi monasteri ortodossi. Cossiga andava orgoglioso del suo grado di appuntato onorario. Cosa di cui i Carabinieri erano fieri. Perciò, in quell’occasione, gli uomini dell’Arma che erano in missione in Kosovo avevano preparato una medaglia con cui ricordare la visita dell’illustre ospite. Gliela fissarono sul petto con una spilla e lui la esibiva contento. Abitava a Roma in un bell’appartamento nel quartiere Prati. Quando entravo in casa sua mi sembrava di mettere piede in un museo. Cossiga era un appassionato collezionista. Soldatini di piombo, decine di telefonini cellulari e ogni tipo di gadget elettronico, le pareti erano tappezzate di fotografie con lui che incontrava i potenti della Terra, Cossiga con Reagan, Cossiga con la signora Thatcher, Cossiga con Gorbaciov. Ma la sua collezione più stravagante era un’altra. Me ne resi conto un giorno in cui mi chiese di accompagnarlo in giro per le vie di Roma. Disse all’autista di fermarsi davanti a una farmacia. Entrammo e capii subito che lì conoscevano bene le sue passioni. <<Presidente, che colore le serve?>>, fu la strana domanda di una farmacista. <<Mi faccia vedere qualche scatolina rossa>>. Insomma, gli piaceva collezionare pillole di vari colori e di varie forme. Al di là questi aspetti un po’ eccentrici, Cossiga era un uomo di grande cultura. Appassionato di diritto canonico, conoscitore delle tecniche dei servizi segreti, soprattutto quelli inglesi, lettore instancabile fino a tarda notte, perché dormiva pochissimo. Ci sono due cose per le quali gli sono particolarmente grato. Con lui incontrai il britannico Roy Jenkins, che era stato presidente della Commissione europea. Jenkins mi regalò la sua monumentale biografia di Churchill. Devo infine a Cossiga la scoperta e l'approfondimento di un capitolo della Filosofia che solitamente viene trascurato, e cioè lo Gnosticismo. Seguendo i suoi consigli, ho letto alcuni testi scoprendo straordinarie vertigini intellettuali. <<Studia gli autori gnostici - mi disse - e imparerai a ragionare in modo più profondo e raffinato>>.
Francesco Maurizio Cossiga, Sassari 26 Luglio 1928 - Roma 17 Agosto 2010
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