di Giovanna Triolo
“Qui è morta la speranza dei palermitani onesti”. Queste le parole affisse in via Isidoro Carini, a Palermo, ben 34 anni fa, quando dei brutali colpi di Kalashnikov uccidevano il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Lo scorso 3 settembre è ricorso l’ennesimo anniversario di morte di uno dei numerosi uomini messi a tacere da Cosa Nostra, insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo. E come ogni anno la commemorazione presso il cimitero della Villetta di Parma, in cui si trovano le esequie, non è mancata. Un uomo che ha dedicato l’intera vita al servire lo Stato, e che in nome di questo Stato è prematuramente andato via. Dalla seconda Guerra Mondiale all’adesione alla Resistenza, dalla lotta alle Brigate Rosse a quella contro Cosa Nostra. Non sono pochi i fatti che hanno segnato la vita di Carlo Alberto Dalla Chiesa. Dalle Marche alla Puglia, dalla Campania alla Toscana, dalla Lombardia al Lazio. Tutta l’Italia è stata toccata da questa grande personalità. Fino all’arrivo, nel 1982, su quella fatidica isola: la Sicilia, appunto. Carlo Alberto Dalla Chiesa però, sull’isola c’era già stato e il suo impegno contro la mafia era alquanto consolidato. Nel 1949 giunge a Corleone per combattere il banditismo, e nel 1966 viene posto al comando della legione del carabinieri di Palermo col fine ultimo di smascherare la nota organizzazione sicula. Arresti, invii al confino, Dalla Chiesa inizia subito a mietere vittime, finché, nel 1973, lascia quella terra. Firenze, Como, Roma e Milano sono le tappe successive. I tradizionali numerosi spostamenti di chi sceglie di dedicare la propria vita alle forze armate. E la lotta alle Brigate Rosse – che porta in manette diversi esponenti di spicco dell’organizzazione – l’impegno primario. Nel 1982, però, Dalla Chiesa riceve la nomina di prefetto di Palermo. L’obiettivo principale? Ottenere contro Cosa Nostra gli stessi brillanti risultati ottenuti contro le Brigate Rosse. <<L’operazione Carlo Alberto è quasi conclusa, dico quasi conclusa>>: così esordisce, alla fine di agosto dello stesso anno, una voce anonima oltre la cornetta della stazione dei carabinieri di Palermo. <<L’operazione Carlo Albero è conclusa>>, afferma la stessa voce il 5 settembre successivo; stavolta a squillare è però il telefono della redazione del quotidiano La Sicilia. E’ dunque il 3 agosto 1982 quando in via Isidoro Carini un’automobile affianca quella su cui viaggiano il generale e la moglie, al contempo una motocicletta si avvicina a una seconda auto, su cui si trova invece il rispettivo agente di scorta. Si apre il fuoco. Si muore. L’ennesima strage voluta dai vertici di Cosa Nostra. <<Mentre a Roma si pensa sul da fare, la città di Sagunto viene espugnata dai nemici. E questa volta non è Sagunto, ma Palermo. Povera la nostra Palermo>>. Il cardinale Pappalardo, durante i funerali, cita Tito Livio, in memoria di un uomo che, in quella Palermo, ha lasciato tutto ma ha portato con sé tanto.
Carlo Alberto Dalla Chiesa, Saluzzo 27 Settembre 1929 – Palermo 3 Settembre 1982
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