Carlo Galisai, il "mio" pschiatra, è morto improvvisamente ai primi di giugno del 2016. Ero in trasferta per lavoro e, rientrato a Nuoro, la sua assistente mi ha informato che non c'era più; un infarto se lo era portato via a 62 anni. Sono rimasto sbigottito perchè non ho pensato, subito, al dottore - al valente medico e specialista, dirigente dell'Asl 3 di Nuoro - ma all'uomo. Si dice così quando muore qualcuno che conosci - un conoscente appunto - ma non sei tanto intimo quanto basta a uscire una sera insieme per una pizza o una bicchierata. Il professor Galisai - mi riesce difficile dargli questo titolo, anche se lo merita per come ha diretto il centro di salute mentale dell'Ospedale Zonchello di Nuoro - era umano, una persona di forte spessore e personalità. Sanguigna e senza remore, ti diceva in faccia come erano i fatti e come era la tua psiche. Non ti dava medicine - naturalmente se le tua evoluzione psichica non era negativa - ti spronava a essere te stesso e a risolvere i tuoi conflitti interiori. Situazioni emozionali da cui, a volte, è difficile uscire se non impossibile ma Galisai aveva sempre una parola servizievole, ti dava cioè un elemento in più per risolvere i meandri inestricabili della psiche dei suoi pazienti. Il professore, originario di Teti, si arrampicava con la tenacia di un ciclista che scala il Pordoi o il Turchino, consavevole che arrivare alla vetta era la conquista di un percorso fatto in condivisione, tra lui e il paziente. La cima della salita era la loro vittoria, insieme. Con lui, credo, se n'è andato anche un piccolo pezzo di noi pazienti; come se al nostro mosaico di donne e uomini manchi, ora, una tessera. Quella che Carlo Galisai ci dava ogni volta che stavamo con lui.
Carlo Galisai, Teti 31 Gennaio 1954 - Austis 6 Giugno 2016
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