Anna Stefanova Mazepa Politkovskaja, la "pazza" di Mosca1958-2006
di Mariangela Mombelli
<<Naturalmente gli articoli che mi presentano come la pazza di Mosca non mi fanno piacere. Vivere così è orribile. Vorrei un po’ più di comprensione. Ma la cosa più importante è continuare a fare il mio lavoro, raccontare quello che vedo>>.
Così scriveva Anna Stefanova Mazepa Politkovskaja, giornalista ritenuta “non rieducabile” dall’establishment del Cremlino per il suo instancabile lavoro di testimonianza e di inchiesta, dalla Cecenia a Beslan. Anna nacque a New York nel 1958, ma trascorse quasi tutta la sua vita a Mosca dove si laureò in giornalismo nel 1980. Lavorò a numerose testate giornalistiche sovietiche fino ad approdare nel 1999 alla “Novaja Gazeta”, dove rimase fino alla morte. Fin dall’inizio della sua carriera giornalistica collabora con radio e canali indipendenti, interessandosi soprattutto alla questione del Caucaso e della politica russa in quella regione. Dalle colonne della ”Novaja Gazeta” segue il secondo conflitto in Cecenia e non risparmia un’implacabile critica alla politica di Putin, giudicata antidemocratica e aggressiva. La Politovskaja diventa, sempre più, una voce scomoda. Paladina dei diritti umani, sostenitrice della democrazia e della libertà, Anna denuncia il regresso antidemocratico del suo Paese in atto con la politica di Putin di cui sottolinea la provenienza da quegli organi di sicurezza che erano il baluardo del sistema sovietico. Riceve minacce di morte e corre gravi rischi fin dai primi pezzi che scrive sulla Cecenia. Nell’ottobre del 2002 è chiamata dai terroristi ceceni che hanno occupato il teatro Dubrovka a mediare nelle trattative con il governo russo, ma il blitz del governo russo rende vano ogni tentativo, mentre il gas immesso dalle forze militari russe all’interno del teatro uccide diversi terroristi e 130 ostaggi. Questo non fa che inasprire le posizioni critiche della Politovksaja nei confronti del governo, che accusa di essere indifferente alla vita dei suoi cittadini pur di risolvere con la forza la partita con i terroristi. Memore di questo, cerca di recarsi a Beslan quando è in atto l’azione terroristica nella scuola, ma dopo aver bevuto un tè sull’aereo accusa un malore e perde conoscenza: affermò, senza poterlo dimostrare, di essere stata vittima di un tentativo di avvelenamento. Ciò nonostante, continua nel suo impegno civile e giornalistico fino al 7 ottobre 2006 quando viene uccisa con cinque colpi nell’ascensore di casa. Anna Politovskaja, donna libera e coraggiosa, capace di sfidare il potere nel nome e con la forza della verità, resta una figura scomoda su cui in patria si cerca di far cadere il silenzio, nonostante i riconoscimenti internazionali ricevuti durante la sua carriera e dopo la morte. I figli di Anna, lontano dalla ribalta della politica, hanno deciso di mantenere vivo il ricordo e l’esempio e di ricercare la verità sulla sua morte con appassionata determinazione.
Anna Stefanova Mazepa Politkovskaja, New York 30 Agosto 1958 - Mosca 7 Ottobre 2006
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