Enrico Cuccia, banchiere con anima1907-2000

Memoria per Enrico Cuccia, banchiere con anima

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Enrico Cuccia, banchiere con anima1907-2000

di Giulia Licata

Enrico Cuccia nasce a Roma da Pietro Beniamino e da Aurea Ragusa. Il nonno paterno, Simone Cuccia, noto avvocato di origini arbereshe di Sicilia da Mezzojuso, è eletto in Parlamento dal 1882 per quattro legislature consecutive. Il padre Beniamino è un funzionario del Ministero delle Finanze e collabora al quotidiano Il Messaggero. Cuccia, dopo il diploma al liceo classico, si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Roma. Collabora, fine anni '20, per tre anni al Messaggero e ottiene l'iscrizione all'albo dei giornalisti professionsti. La tesi di laurea, con il massimo dei voti (1930), è: "La speculazione ed i listini nelle borse valori: teoria e legislazione". Nel maggio 1931 è assunto in prova - in ruolo l'anno dopo - alla Banca d’Italia prendendo servizio presso la sede di Londra. Tre anni dopo è distaccato all'Istituto per la Ricostruzione Industriale. Nel 1939 sposa Idea Nuova Socialista Beneduce (1905 - 1996), figlia di Alberto Beneduce, da cui ebbe tre figli, Beniamino, Auretta Noemi e Silvia Lucia, che lavorano tutti nel settore economico. Nel giugno 1936 va per un anno ad Addis Abeba come delegato del Sottosegretariato per gli scambi e le valute dal Sottosegretario di Stato Felice Guarneri per organizzare il controllo locale delle valute in presenza di illeciti di funzionari del maresciallo Rodolfo Graziani, viceré d'Etiopia. Il suo lavoro è accolto favorevolmente in Italia: il 1º luglio 1937, ritornato in Italia per qualche giorno, Enrico Cuccia va, insieme a Guarneri, da Benito Mussolini. Il giorno dopo l'incontro con il Duce, il Corriere della Sera edita un articolo nel quale si leggeva che: <<Il Duce ha elogiato il dottor Cuccia per il lavoro compiuto in circostanze particolarmente difficili...>>. Segno, sottinteso ma chiaro, destinato a coloro che vogliono attentare all'incolumità di Cuccia, ed in particolare fu un avvertimento diretto al viceré d'Etiopia Rodolfo Graziani e al suo entourage, che non apprezzano le intromissioni del giovane funzionario in una gestione amministrativa che Cuccia teme densa di gravi irregolarità finanziarie e da una tolleranza, con interessi nel traffico valutario. Cuccia lavora, poi, presso la Comit diretta da Raffaele Mattioli. Durante la Seconda Guerra Mondiale va spesso in Svizzera, allo scopo di sostenere la Resistenza, per la quale fa anche da staffetta con la copertura fornitagli dal fatto di essere un funzionario di banca di alto livello. Cuccia segue, sin dal 1944, la vicenda di Mediobanca, quando Mattioli propone un "ente specializzato per i cosiddetti finanziamenti a medio termine". Cuccia ha notevoli difficoltà nella realizzazione del progetto, che richiede oltre 18 mesi di laboriose trattative, sia per trovare dei partner che accettino di entrare nel capitale del nuovo istituto sia per superare le obiezioni di chi, come il governatore della Banca d'Italia Luigi Einaudi, teme che dietro questo progetto ci sia di fatto il ritorno della Comit alla struttura della banca mista. Fa parte della delegazione italiana, 3 novembre 1944, con Egidio Ortona e Raffaele Mattioli, che a Washington chiede al governo statunitense aiuti per la ricostruzione post-bellica italiana. Nell'aprile 1946, Cuccia è direttore generale della nuova società Mediobanca, posseduta da Credito Italiano, Comit e Banco di Roma. Nel 1949 diventa anche amministratore delegato. Mediobanca è, in poco tempo, il centro del mondo finanziario e politico italiano. L'istituto è il perno di un sistema di alleanze - che attraverso partecipazioni incrociate e patti parasociali - dà stabilità agli assetti proprietari dei maggiori gruppi industriali. Mediobanca aumenta anche la gamma delle sue partecipazioni azionarie, che sono veri certi?cati di garanzia per le imprese partecipate. Aspetto rilevante dell'azione di Cuccia fu l'apertura internazionale, nel 1955, dopo contatti intensi con André Meyer della Lazard di New York. Il banchiere lascia la carica, nel 1982, di direttore generale, però resta nel CDA fino al 1988 quando diviene presidente onorario. Cuccia permane autorevole e stimato e inavvicinabile per i giornalisti che non riescono a contrastare il suo incedere muto.

Enrico Cuccia, Roma 24 Novembre 1907 – Milano 23 Giugno 2000

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