Nove anni fa, di una vita fa, moriva Vittorio. C'erano le mimose e la neve, come oggi.
E' curioso come si cerchino giri di parole per non parlare della morte in modo schietto e sincero: "è passato a miglior vita" (glielo auguro), "se n'è andato", "ci ha lasciati", "non è più con noi", "ci ha preceduti nel cammino" e simili. Io so solo che nove anni fa Vittorio è morto. E non ho altro modo per dirlo.
Vittorio era un uomo di grande cultura e sensibilità, profondo conoscitore delle Scritture e dei dolci (ricordo i suoi occhi quando, prima di ordinare il secondo, chiedeva se c'era anche il dolce, perchè a quello non sapeva proprio rinunciare). E soprattutto, almeno per me, Vittorio era la persona che più di altri aveva un'anima vicina alla mia sensibilità. Potevamo parlare di Corazzini come di musica, di montagna come di studi, che nulla di ciò che ci dicevamo suonava mai estraneo all'orecchio dell'altro. Lui conosceva ancora l'eleganza della penna e ci scrivevamo infinite lettere, degne di un memoriale. E quando è morto mi ha strappato l'anima dal petto.
Quello che più spaventa della morte è forse l'oblio. Per superare un lutto tendiamo a scacciare in un angolo il passato e a "guardare avanti".
Mai ho trovato espressione più crudele.
E' vero, mi alzo dal letto ogni giorno anche io, parlo, sorrido, lavoro e vivo anche io. Ma un piccolo posto nel cuore è vuoto. E questo non vuole togliere spazio o importanza alle persone care che ho accanto e che sono per me il sale dei giorni, ma significa che, nel mio armadio delle spezie, ne manca una. Se ti manca il pepe nero, puoi usare quello bianco, il sapore della pietanza sarà differente, senza giudizi di valore sul più o meno buono, ma semplicemente sarà diverso. E nessuna spezia, per quanto buona, avrà il gusto del pepe nero, se pepe nero non è. E fa accaponare la pelle quanto, invece, troppo spesso viviamo le persone in modo tanto frettoloso e superficiale da non arrivare a coglierne il vero sapore e rendendo, quindi, ogni conoscenza, ogni amore, ogni rapporto "intercambiabile".
A chi, giunto a questo punto della lettura, potesse sospettarlo, toglierò ogni dubbio: Vittorio non è stato un mio amore. Almeno, non nel senso gergale dell'espressione. E' stata una persona che ho amato molto e che mi manca quotidianamente. Vittorio è quella persona che ciascuno di noi ha avuto (o ha) accanto e che non ha più trovato un equivalente nella vita. Quello che ti capisce senza parlare, che sa colmare le fragilità ed i buchi neri dell'anima che nemmeno sappiamo di avere. Quello a cui sempre faremo riferimento perchè, in un modo o nell'altro, sarà la nostra stella del nord.
Perchè è ancora lui a custodire ogni più intimo segreto ed è a lui che ci rivolgiamo quando dobbiamo capire da che parte condurre il cammino.
Ciao Vittorio, buon cielo. E grazie.
|