di Mons. Franco Cecchin *
In questo periodo di profonda trasformazione, di frammentazione e di insicurezza, vorrei offrire una serie di riflessioni sul risveglio religioso attuale, sulla fuga di molti nei nuovi movimenti spirituali e sull’utilizzo dell’astrologia con la punta superficiale dell’oroscopo.
Non dobbiamo sottovalutare tale tendenza che sta coinvolgendo tanta parte della gente soprattutto in questo momento di crisi non solo economica, ma anche esistenziale. Non abbiamo la pretesa si esaurire tutta la problematica, ma di favorire un confronto per una maggiore consapevolezza e responsabilità per noi cattolici e per ogni persona che è alla ricerca di autenticità.
A detta di molti stiamo vivendo un tempo contraddittorio: nell'oscurità e nel grigiore delle contraddizioni attuali si sta sviluppando quasi un fenomeno luminoso. C'è ovunque un risveglio religioso anche se minato dal ritorno al sacro e al miracolismo, dal sincretismo e dall'individualismo.
Venendo meno i punti di riferimento ideologici, e accentuandosi un'esistenza fortemente tecnicizzata e insicura, è rispuntato il bisogno del religioso e di qualcosa di misterioso. L’uomo non può cancellare la sua dimensione trascendente.
Molti sono i segnali di tale risveglio: il ricorso massiccio alle filosofie orientali, la fortuna della New Age, il boom dell'astrologia. La religiosità di inizio millennio è più personale e meno organizzata, è più cosmopolita e meno locale. Questa sorta di religione invisibile si sviluppa trasversalmente rispetto alle distinzioni tra credenti praticanti e credenti non praticanti, tra agnostici e atei.
Quanti vivono tale esperienza religiosa la definiscono dolcissima, entusiasmante, appagante, essenziale e rassicurante. Questo fiume di esperienza religiosa nasce al centro della persona umana, che ha bisogno di dare un senso alla propria vita. Ciò che importa non è il tipo di religione, ma è la risposta al bisogno di sicurezza, di grandiosità, di eternità e di mistero.
Noi cristiani non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questo fenomeno ad un tempo significativo ed equivoco. Il grande ritorno alla religione ci chiama a ricentrare la nostra vita su Gesù Cristo, unico salvatore del mondo. Senza obiettivi di proselitismo, siamo sollecitati a testimoniare che Gesù Cristo è l'incontro più completo e ultimativo tra Dio e l'umanità.
Il nostro cristianesimo, per essere fedele al Figlio di Dio che si è fatto uomo, deve percorrere maggiormente i sentieri dell'interiorità, della spiritualità, dell'attenzione simpatica alle persone e dell'impegno concreto nella costruzione di una società più umana e più giusta.
Il nostro ritorno al Dio di Gesù e alla sua intimità ci porta con maggiore intelligenza e passione ad amare gli uomini e le donne come nostri fratelli e sorelle. Continueremo presto questa riflessione, aspettando interventi e approfondimenti.
* Responsabile Diocesi di Milano Movimento della Terza Età
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