Churchill e gli italiani: guerra e footoball24/1/2019

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Churchill e gli italiani: guerra e footoball24/1/2019

84 ANNI FA LA BATTAGLIA DI HIGHBURY. MA ERA SOLO UNA PARTITA DI CALCIO
 
di Giovanni Curatola
 
 
Sul nostro carattere, e ahimé a piena ragione, sosteneva Winston Churchill che gli italiani affrontano le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre. Mercoledì 14 novembre 1934 un match di pallone anticipa di qualche anno il celebre aforisma del premier inglese. Quel giorno l’amichevole fra Inghilterra e Italia disputatasi a Londra sarebbe passata alla storia come la “battaglia di Highbury” e i nostri calciatori come i “leoni di Highbury”.
 
Una sconfitta che resterà fissata nella memoria collettiva come un trionfo. La nostra nazionale, fresca del titolo di campione del mondo conquistato a Roma pochi mesi prima, va a Londra per sfidare a domicilio nientemeno che gli inventori e i maestri del football, che dall’alto della loro superbia ancora si rifiutano di disputare competizioni calcistiche con squadre di comuni mortali. Solo amichevoli, in cui puntualmente umiliano i malcapitati di turno. Sono oggettivamente ancora i più forti al mondo, e i pronostici di quel giorno sono tutti dalla loro parte. Lo stadio di “Highbury”, casa dell’Arsenal, conta 58.000 anime infreddolite ed avvolte dalla bruma pungente che riduce di parecchio la visibilità. Come da copione, parte forte l’Inghilterra che dopo un solo minuto di gioco ha la possibilità di passare in vantaggio dal dischetto, ma il portiere azzurro Ceresoli non è d’accordo e para il penalty. Gara maschia, combattuta senza esclusione di colpi, tanto che al 4’ Luis Monti si frattura un piede ma resta in campo.
Le sostituzioni ancora non esistono. Virtualmente in 10, i nostri subiscono lo strapotere anglosassone, e in 9 minuti i padroni di casa vanno 3 volte a rete. Nell’intervallo, la scossa. Ai recenti mondiali era stato Vittorio Pozzo, negli spogliatoi, a galvanizzare l’ambiente di patriottismo facendo cantare l’”Inno del Piave”. Adesso ci pensa Ferraris IV, con un più prosaico ma egualmente corale: “Chi si estranea dalla lotta è un gran figlio di mignotta!”. Tenendo alla reputazione delle proprie mamme almeno quanto quella della propria patria, i “Mussolini’s boys”, come vengono chiamati in quegli anni gli azzurri, tornano in campo decisi a dare tutto e anche di più. E gli sforzi sono premiati da due reti del nostro pezzo più pregiato: Peppino Meazza. L’ultima mezzora passa coi nostri ad arginare la furia inglese e ribatterla meticolosamente colpo su colpo. A tempo scaduto, la traversa colpita da Meazza in azione di contropiede nega addirittura il 3-3. Tra gli applausi dell’incredulo ma sportivissimo pubblico inglese finisce così una gara che, pur enfatizzata dalla propaganda fascista dell’epoca, sarebbe comunque entrata a pieno titolo nella leggenda pallonara del nostro paese. Questi gli 11 “leoni di Highbury” Ceresoli, Monzeglio, Allemandi, Ferraris IV, Monti, Bertolini, Guaita, Serantoni, Meazza, Ferrari, Orsi. Allenatore: Vittorio Pozzo.
 
 
 
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