Gesù risorge a Eboli19/4/2019

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Gesù risorge a Eboli19/4/2019

di Raffaella Bonora Iannece

Via Crucis ad Eboli: Vincenzo Bocciarelli è Gesù

Alle soglie della Santa Pasqua, anche quest’anno, al suo decimo appuntamento, ad Eboli si è svolta, lunedì 15 aprile, la decima edizione della tradizionale Via Crucis organizzata dal Centro Sanatrix Nuovo Elaion. Centinaia i partecipanti fra scuole, parrocchie, rappresentanti di altre strutture ma il posto d’onore spetta a loro, i ragazzi ospiti del centro che, con il sostegno di educatori e famiglie, ogni anno si impegnano, lavorano, studiano, per interpretare al meglio il proprio ruolo. Ogni anno la manifestazione aggiunge, alla struttura già inappuntabile, qualcosa di nuovo per rendere sempre più complete le quattordici tappe e quest’anno, dopo la benedizione di Monsignor Luigi Moretti, gli spettatori si sono emozionati dinanzi alla lavanda dei piedi ai bambini da parte di Gesù e il suo arresto durante la preghiera nell’orto.

Fiore all’occhiello della commovente manifestazione è stata sicuramente l’impeccabile performance di un attore lombardo di talento come Vincenzo Bocciarelli. Bocciarelli, attore tanto bravo quanto umile, ci ha spiegato l’enorme coinvolgimento e il caleidoscopio di emozioni dalle quali è stato travolto durante l’interpretazione di Cristo, specialmente quando, quasi alla fine della Via Crucis, è giunta la terribile notizia dell’incendio di Notre–Dame, «quando abbiamo ricevuto la notizia del terribile rogo parigino una sensazione stranissima ha pervaso i nostri animi, è stato come se si fosse prolungato il dolore e il pianto di Maria, particolarmente sentito durante l’edizione 2019 grazie all’interpretazione della terapista che ha vestito i panni della Madonna, una ragazza fantastica che ogni anno mi aiuta nella delicata opera di vestizione. Quando ci è giunta voce della tragedia francese e ho avuto modo di guardare le immagini dell’incendio ho pensato “ecco, il pianto di Maria continua”».

Vincenzo, prima che grande professionista, è un uomo eccezionale che www.ilgiornaledelricordo.it ha avuto la fortuna di incontrare ed intervistare per voi.
« Nel nostro piccolo diamo voce alla sofferenza, ci concentriamo sulla cura e sul rapporto con il malato anzi, per quanto mi riguarda, quest’anno sono giunto alla Via Crucis dopo un cammino intenso, passando da due letture importanti, a Roma per il Mec, Movimento ecclesiale carmelitano, che compio tutti gli anni in attesa della Pasqua, poi ho avuto l’onore di leggere la biografia di San Giancarlo Rastelli, un cardiochirurgo, uomo esemplare che ha dedicato la sua vita alla cura delle persone malate e, infine, la lettura della vita di San Giuseppe Moscati ad Ascoli Piceno. Tutto questo mi ha concesso di arrivare qui, per la Via Crucis, dopo un percorso di preparazione, soprattutto sul rapporto e sull’ascolto dei meno fortunati»

- Come è iniziata la tua collaborazione con il Centro Sanatrix Nuovo Elaion?
« La prima edizione della Via Crucis risale a ben dieci anni fa ma inizialmente non era presente la figura di Cristo, era una semplice manifestazione itinerante con la partecipazione dei ragazzi e delle loro famiglie. Anni fa si pensò di creare una Via Crucis vivente per coinvolgere ancora di più gli ospiti del Centro. Regista del tutto è la dottoressa Maria Carmela Di Lorenzo, educatrice, una dei tanti terapisti e medici straordinari che lavorano qui e che ogni giorno assistono questi ragazzi eccezionali, integrando le loro solite attività anche con laboratori di arte. Nel 2012 è iniziata questa collaborazione con me, io mi trovavo ad Eboli per un recital su San Francesco e da allora sono tornato tutti gli anni per interpretare, indegnamente, il ruolo di Cristo. Durante l’anno raccolgo, attraverso il mio vissuto, attraverso le tragedie che accadono nel mondo, i mali della vita e, durante la Via Crucis, li concentro sotto questa croce che, ovviamente, è una croce fittizia ma, in quel momento, si carica del peso di una croce reale, una croce di dolore e di sofferenza, la stessa sofferenza che provano anche i ragazzi, soprattutto coloro che interpretano i romani, costretti a frustare Gesù, piangono e si commuovono, talmente forte è l’immedesimazione. Attraverso questa interpretazione io ripercorro anche i miei dolori personali che, ovviamente, non sono nulla rispetto a quelli di Gesù ma a livello attoriale, possiamo parlare quasi di una catarsi, come nell’antica Grecia, durante la quale mi purifico.»

- Anni fa, ne “L’Inchiesta”, tu hai interpretato Caligola, una figura opposta a quella di Cristo e per motivi lavorativi hai visitato l’India, il paese della spiritualità per antonomasia. Quanto è importante la spiritualità per te?
« Mi fa piacere che tu mi faccia questa interessante domanda perché, guarda il caso, proprio alcuni giorni fa è stato il compleanno di Max von Sydow, uno dei più grandi attori al mondo che interpretava Tiberio. Caligola è stato uno dei ruoli che mi ha fatto soffrire di più, a detta dei critici è stato uno dei miei ruoli migliori ma, e questa è una confidenza che non ho mai fatto a nessuno, ho impiegato due anni per liberarmi da quell’ombra nera, facevo brutti sogni, sono stato davvero male, nel desiderio di creare una performance perfetta ho rievocato fin troppo il personaggio e forse è stato proprio il cammino di fede ad aiutarmi. Il confronto con Caligola è stato duro, un personaggio oscuro, spinto da forze malvagie che io non mi sono limitato ad interpretare ma sono andato oltre, per vestire i panni di Caligola dovevo essere Caligola, come ho imparato durante tutti gli anni di studio, bisogna diventare il personaggio che interpretiamo, identificandoci completamente.
Per quanto riguarda l’India è un paese che, forse proprio in virtù di questo mio rapporto con la spiritualità, mi ha chiamato. È stato un incontro meraviglioso, lì non esiste la vergogna del credere che, devo essere sincero, si sente qui, nel vecchio continente e anche in Italia, sembra quasi una vergogna affermare “si, io credo, vado a messa tutte le domeniche, mi confesso, faccio la comunione”, lì invece è un orgoglio! Le riprese al mattino iniziano con la Puja, una benedizione, non senti mai litigare nessuno sul set, c’è un’armonia e una collaborazione assoluta. È un popolo meraviglioso, un cinema straordinario, dove c’è un grande fervore, un grande amore per l’arte, un gioco di colori, di musiche, di sapori. Il regista col quale sto lavorando è il pluripremiato Ramachandra Babu Sir, maestro della cinematografia indiana, conosciuto in tutto il mondo e dal quale sto imparando tante cose. Stiamo girando il film “Professor Dinkan”, la prima parte si è svolta a Bangkok e presto partirò per l’India per concludere le riprese. È come se si fosse creata un’osmosi fra me e l’India, condivido la loro filosofia, il loro modo di percepire l’arte, il cinema, la vita, l’umanità … il sorriso che cerco sempre di portare sul mio volto non è un sorriso che nasce dalla superficialità anzi, spesso dietro un sorriso c’è molta sofferenza, solitudine ma, allo stesso tempo, c’è la voglia di far star bene il prossimo, emozionare e trascinare il pubblico in questo gioco fantastico del cinema e del teatro, un gioco che aiuta noi attori, magari, a sciogliere i nostri nodi personali, le nostre paure.

(  India is a country that called me, perhaps because I am a very spiritual man. It was a wonderful meeting, in India there is no shame for religion as it happens in the old continent and in Italy. Religion is a pride in India! Morning work starts with the Puja, a blessing, no one ever argues on the set, there is harmony and absolute collaboration. It is a wonderful people, an extraordinary cinema, where there is a great fervor, a great love for art, a play of colors, of music, of flavors. The director I'm working with is the great and brilliant Ramachandra Babu Sir, who has received so many awards, a master of Indian cinema, known throughout the world and from whom I am learning so many things. We are shooting the film "Professor Dinkan", the first part took place in Bangkok and now I have to leave for India to finish shooting. A very strong relationship has been created between me and India, I share their philosophy, their way of perceiving art, cinema, life, humanity ... )   »

- Quando pensiamo ad un attore immaginiamo una vita frenetica fatta di arrivi, partenze, valigie sempre pronte, corse in aeroporto, collaborazioni con registi famosi, grandi cast … l’esperienza al Centro Elaion invece è stata diversa rispetto al solito. Come è stato lavorare qui?
« Mi credi se ti dico che io non ho avvertito nessuna differenza? La loro purezza, la loro integrità d’animo, è talmente forte, intensa che mi ha arricchito tantissimo, ho percepito un soffio vitale al cuore. Poi sottolineo la grande organizzazione, la dottoressa Di Lorenzo è molto meticolosa, il tutto si è svolto in un ordine preciso, chiaro. Qui avviene un qualcosa di miracoloso, si riesce a creare una Via Crucis vivente quasi reale. Ieri il cielo era coperto di nuvole e, ad un certo punto, durante la deposizione, si è aperto ed è arrivato questo fascio di luce ultraterrena. Non potevo aprire gli occhi ma ho avvertito un calore, un abbraccio, sembrava il manto della Madonna, un conforto paradisiaco che in quel momento mi parlava. In realtà ogni anno accade qualcosa di unico, ad esempio una volta, mentre proclamavo la famosa frase “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?” ho sentito delle goccioline d’acqua sul viso, quasi fossero le lacrime di Dio, dell’umanità che piange e non è autosuggestione anche perché di solito cerco di essere molto razionale, sono episodi reali, avvertiti anche dagli altri partecipanti. Sono momenti in cui noi ci sentiamo piccoli, indegni, ma non dobbiamo lasciarci prendere dalla paura né essere troppo severi con noi stessi, si tratta pur sempre di un gioco, un gioco che in certi frangenti si trasforma in preghiera,in meditazione. Accanto ai ragazzi, veri protagonisti di tutto l’evento, ci sono le loro famiglie, genitori coraggiosi ed esemplari che dedicano alla Via Crucis anche il loro dolore. Ciò che mi ha colpito tantissimo è stata la serenità di queste famiglie, ho davvero imparato molto dai loro sguardi e dal loro sorriso. E poi ormai qui siamo come una grande famiglia, gli abbracci, le risate, siamo come tanti fratelli che si rivedono per la Pasqua. L’aspetto più incredibile è che, dopo tanti anni, non noto mai un cambiamento, è come se tutto fosse rimasto congelato. La serenità, l’eleganza, lo spessore, il fascino, l’autorevolezza del presidente Cosimo De Vita, una persona illuminata, magari ce ne fossero di più di uomini così al mondo, tutti gi operatori sorridenti, carini, generosi, il livello di altissima professionalità … il Nuovo Elaion è un esempio, una realtà che lascia un segno indelebile nella nostra contemporaneità.»

- Per concludere, cosa puoi svelarci dei tuoi piani futuri,cosa bolle in pentola?
« Sto ultimando due pellicole, The dog of Christmas di Bret Roberts con John Savage, James Duval, Blanca Blanco, Chris Coppola, un cast americano in cui sono l’unico attore italiano, poi il Professor Dinkan e poi ho avuto un grande successo con Red Land, il colossal sulle foibe che ha ottenuto un grandissimo ascolto sulla Rai, abbiamo ottenuto tanti riconoscimenti, è stato proiettato anche ad Hollywood. Per quanto riguarda quest’estate è in arrivo qualcosa di nuovo nel campo televisivo di cui non posso ancora parlare poi cinema, tanto cinema e teatro con i miei recital, i reading e chissà… magari un ritorno in televisione anche se il mio grande sogno resta il cinema. Partecipare alla realizzazione di un film, non per forza da protagonista, è pura magia e poi io amo il cinema perché mi piace l’idea di realizzare qualcosa che resti, che lasci il segno. La televisione invece è un po’ pericolosa, un grande calderone che consuma, brucia, magari ti da’ una popolarità immediata però nel giro di poco tempo ti polverizza. Ultima chicca, in anteprima per te, ti annuncio che quest’estate ritornerò qui ad Eboli per un nuovo progetto ma non posso svelare altro».

Ringraziamo Vincenzo Bocciarelli per il tempo che ci ha dedicato e, insieme a lui, tutto il nutrito gruppo del Centro Sanatrix Nuovo Elaion che ogni anno ci regala grandi emozioni grazie alla loro Via Crucis. In attesa dell’edizione 2020, non vediamo l’ora di scoprire cosa accadrà ad Eboli quest’estate.

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