Il Grande Torino: Superga e quel 2-2 a Palermo...2/5/2019

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Il Grande Torino: Superga e quel 2-2 a Palermo...2/5/2019

di Giovanni Curatola

LA TRAGEDIA DEL 1949. “Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede – scrisse nell’occasione Indro Montanelli - E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in trasferta". Si, perché alle ore 17.03 di mercoledì 4 maggio 1949 una violentissima burrasca sui cieli di Torino che riduce la visibilità a zero, con la funesta complicità dell’altimetro di bordo, rimasto bloccato a quota 2.00 metri quando in realtà l’aeromobile è già sceso a 600 metri dal suolo, provoca uno shock tremendo in tutta Italia, sportiva e non. L’impatto col muraglione posteriore della basilica del colle di Superga (che i piloti in fase pre-atterraggio credevano già superato alla loro destra) non dà scampo a nessuno dei 31 presenti su quell’aereo: i 18 giocatori del Grande Torino, 6 tra tecnici e dirigenti, 3 giornalisti al seguito e i 4 membri dell’equipaggio. La squadra granata sta tornando dalla più inutile delle trasferte: un’amichevole disputata il giorno prima a Lisbona per l’addio al calcio del centrocampista del Benfica Francisco Ferreira, che aveva strappato la promessa al capitano granata Valentino Mazzola in occasione di un match fra le nazionali di Italia e Portogallo. Al tempo della tragedia, la squadra granata è da anni la migliore in Italia e una delle più forti d’Europa. Fuoriclasse del calibro di Mazzola, Ossola, Menti, Loik, Bacigalupo, Gabetto, Grezar, Rigamonti, Maroso, Operto e Ballarin costituiscono anche l’ossatura della nazionale italiana, che è arrivata anche a schierare 10 giocatori granata su 11, e che senza questa sciagura sarebbe stata anche la favorita al campionato del mondo dell’anno successivo, 1950, in Brasile. La leggenda del Grande Torino nasce negli anni di guerra 1941-42, quando la squadra granata si avvicina allo scudetto. Ne vincerà poi 5 di fila dal 1942-43 (ultimo campionato dell’era fascista) ai primi 4 dell’immediato dopoguerra (dal 1945-46 al 1948-49).  

SUL COLLE DI SUPERGA. L’assoluta casualità di trovarmi a Torino con la famiglia proprio il 4 maggio di qualche anno fa, ha trasformato in obbligatoria una salita alla Basilica di Superga in origine non programmata. Meno di 20 minuti di tranvia ed eccoci sul colle, dove, com’è normale che sia in un bambino di 6 anni, né il panorama suggestivo sulla città, né la settecentesca basilica in stile tardo barocco, né l’area dedicata alla storia dei Savoia e contenente le loro tombe, hanno minimamente distolto il mio primogenito dalla curiosità di vedere il luogo del tragico schianto, dove si stavano intanto radunando decine e decine di persone di ogni età. Molti tifosi con le sciarpe, e non solo del Toro. Una grande lapide con incisi i nomi delle 31 vittime e sormontato da un enorme crocifisso in pietra, una gigantografia della squadra, un pannello esplicativo, qualche lumino, fiori e tante sciarpe e vessilli appesi al muro, a quel muro che ha inghiottito il meglio dell’Italia pallonara del dopoguerra. Resta in silenzio, mio figlio, a osservare il tutto con curiosità non morbosa ma riguardosa e quasi religiosa. Appassionato di calcio e della storia a cui certi eventi pallonari, come in questo caso, sono legati, sembra percepire tutto il dramma qui consumato, riflettendo muto come si può riflettere muti a 6 anni. Un libro a fumetti su quel tema preso poi in stazione e altre domande postemi sul treno di rientro per Milano mi confermeranno poi che questa salita al colle non è stata per lui né vana né fine a se stessa.

L'UNICO MATCH A PALERMO. A quella mitica squadra granata resta legato qui a Palermo un evento che qualche tifoso oggi ottantenne ricorda ancora in prima persona: l’unico match fra rosanero e “Grande Torino”. Campionato 1948-49: il Palermo è per la prima volta dal dopoguerra in massima serie. Giovedì 6 gennaio 1949, ultima giornata del girone d’andata, Valentino Mazzola e compagni sono di scena alla Favorita. Il Palermo arranca nella zona medio-bassa della classifica. Il Torino, manco a dirlo, è capolista. Nessuno può sospettarlo, ma mancano solo 4 mesi alla tragedia di Superga. Nonostante il freddo e la forte pioggia, quel giorno d’epifania lo stadio palermitano è stracolmo. I padroni di casa giocano in maglia bianca con striscia orizzontale rosanero sul petto. Il “Grande Torino” va al riposo sull’1-0 in suo favore (rete di Gabetto), poi ad inizio ripresa Bongiorni raddoppia: 2-0. Sembra il preludio di una goleada, o comunque per i rosanero di una gara già segnata, come ogni ragionavole pronostico della vigilia voleva. E invece, nell’acquitrino e nel fango, accadde quello che nessuno dei presenti avrebbe più osato immaginare: Palermo che ritrova stimoli e organizzazione di gioco tali da neutralizzare ogni successiva azione offensiva dei ben più quotati rivali ed arrivare addirittura a trafiggerli 2 volte in 8 minuti (al 72’ con Pavesi e a 10 minuti dal termine con Milani). Finisce così, 2-2. Pubblico incredulo e inzuppato di pioggia e felicità: contro la “leggenda granata”, a scrivere una leggenda da tramandare sono stati 11 palermitani. Nel girone di ritorno, un mese dopo la tragedia di Superga, contro la formazione Primavera del Torino scenderanno in campo i pari età rosanero, che perderanno per 3-0. Ma a restare incastonata tra le (poche) imprese memorabili dell’ultracentenaria storia rosanero, sarà quel match del 6 gennaio, contro quei fuoriclasse che il destino vorrà poi strappare anzitempo all’affetto dei propri cari e dei calciofili d'ogni colore. “Non credevamo di amarli tanto” titolerà “Tuttosport” il giorno dopo i funerali, svoltisi davanti a mezzo milione di persone: uno dei titoli più amari ma ben riusciti e veritieri della storia del giornalismo italiano.

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