Enrico Ruggeri: “Alma” d’amore senza confini15/6/2019
Enrico Ruggeri: “Alma” d’amore senza confini15/6/2019
Testo di Roberto Dall’Acqua
Foto di Giovanni Curatola
Enrico Ruggeri, quanti cuori infranti hai lasciato quando hai debuttato - con “Polvere”, 1983 e l’anno dopo hai ammaliato grazie a “Presente - Studio Live, 1984 album registrato, in parte, dal vivo nei mitici studi CGD di via Mecenate a Milano - con la grinta ed entusiasmo di ventiseienne prossimo a partecipare al Festival di Sanremo. Quanto amore e dedizione hai nei tuoi ammiratori che ti seguono da “Vai Rouge”, “Peter Pan”, “Punk prima di te” e “all in - l’ultima follia di Enrico Ruggeri”. Un album, concreto e fantastico, che ci guida nei meandri della vita, quella datato 2019 ma senza tempo del poeta milanese.
“Alma” non è solo un incanto musicale di suoni e voci: è proprio un tuffo nel cuore della memoria. “Le nostre vite cambiano/un perenne mutamento che nasce con noi”, ci ricorda Ruggeri. Sono sufficienti queste parole per tratteggiarlo come campione -non solo della toccante “Pallone” eseguita insieme a Ermal Meta - ma come anfitrione della vita? Della vita di ognuno di noi, con le sue ubbie e storture ma anche con quei momenti di rara vibrazione e allegria.
Nasce dal profondo di me, e da ognuno di noi, quella paura atavica di essere soli, di restare soli “come fuoco che si accende e brucia piano l’anima”. “Il silenzio che mi avvolge/è l’unico rimedio che ho/quando il mondo non si accorge/quanto sono solo quanto sono solo”. Non sono solo canzonette ma pietre miliari di poesia, secondo voi?
Le nostre vite che “passano/apparentemente poco resta di noi/ come frasi che hai scritto in spiaggia/come lacrime nella piaggia”, quale fantasmagoria reale sono di questa melodica e grintosa “Come lacrime nella pioggia”?
Non siamo solo “Cuori infranti” ci ricorda Enrico Ruggeri, semplici replicanti dimenticati e lasciati nel panico “come barca che scivola nell’alta marea”.
Incastonati fra abbracci che stringono, e talvolta non arrivano, l’autore milanese riflette su un universo popolato di sogni, dove l’uomo si trova di fronte all’uomo senza condanne e giudizi. Magari chiedendosi, ponendosi dei perché, vivendo in maniera critica il nostro tempo.
Senza arrivare a “Il punto di rottura” - portando “avanti certi amori che non hanno senso/ e rifiutarsi di morire ribellarsi al tempo/e riscaldare una serata con un fuoco spento dal vento” -
attraverso quelle “Cime tempestose” che sono i sentieri tortuosi della vita di ognuno di noi. Autentici dedali inestricabili di “terra imputridita” senza speranza di sopravvivenza dove servirebbe un supereroe per vincere sul malaffare e sui soprusi di chi non cambia mai. C’è rimedio ai punti di rottura? A quella “lama conficcata in centro”? Quando ti ritrovi “con le spalle al muro/quando ciò che vedi non ti sembra vero/quando stai cadendo e non ti sai fermare/ti manca perfino la solitudine/quando nello specchio ti farai paura”. Il concetto si sovraccarica con: “quando ti ritrovi
senza più futuro/e non c’è più niente di cui sei sicuro/quando non ti importa neanche di morire/hai bisogno soltanto di solitudine/quando vedi che non c’è nessuna cura/quello è il tempo di rottura”?
“Perché non è facile guardarsi dentro, trovare una persona accanto nel pianto” - verseggia Enrico Ruggeri - nelle sofferenze, nei dolori talvolta inestricabile.
La salvezza? Forse il silenzio? Forse l’attrazione data dai sogni? Miraggi che il “Peter Pan” - sempre giovane e sempre autore di progetti autoriali che vanno al di là della semplice canzone - coniuga con il miraggio dell’amore. Per dare una risposta alle fantasticherie della vita, e alla sua spietata concretezza, serve un punto fermo. Che Enrico Ruggeri l’abbia trovato “in quel gesto solenne della sera che sembra preghiera”?
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