Federico Fellini: il sogno, la menzogna, la fantasia1/1/2020
di Micol Graziano
Fellini, morto nel 1993, era nato a Rimini il 20 gennaio 1920
“Federico c’ha ‘na capoccia così”, sono parole di Alberto Sordi, amico di Federico Fellini; erano in cerca di successo quando affamati e squattrinati passeggiavano di sera, a Roma, si scattavano foto al Pincio e mangiavano in una latteria di via Frattina - Fellini era all’epoca magrissimo e tutto capelli - e grazie alla complicità della cuoca riuscivano ad avere, di nascosto, due uova e due bistecche, ben coperte sotto gli spaghetti. Federico, diceva chi lo aveva sconosciuto, e lui stesso lo ammetteva - era un gran bugiardo. Ma cos’è la “menzogna” quando si parla di letteratura o di cinema? Semplicemente “finzione”, l’inganno dell’arte, quando “bugia” è soprattutto “fantasia, ciò che gli altri non riescono a vedere, il terzo occhio dei visionari: il sogno, radice quadrata dell’opera di Fellini.
È Fellini a rivelare quanto i suoi pensieri siano tanto vitali da divenire reali, profondamente tangibili, tanto palpabili da materializzarsi in una memoria intima e sconosciuta agli altri. I suoi film così distanti dalla realtà per alcuni, per quanti si domandavano, e gli domandavano, perché quelle storie, quei personaggi, fossero strani, insoliti, particolari: onirici. Fellini non si preoccupava se i suoi film potessero piacere oppure no, faceva quello che aveva in testa di fare, come disse in una celebre intervista a Oriana Fallaci che conobbe Fellini a New York e "diventarono un po' amici". Regista premiato con cinque Oscar, sceneggiatore, fumettista, scrittore, artista geniale diventato un aggettivo:”felliniano”, Fellini si è sempre rifiutato di mettere la parola “fine” nei suoi film perché da bambino, quando la vedeva apparire sullo schermo, si sentiva deluso; quando al cinema leggeva la parola fine, voleva dire che la festa era finita e si doveva tornare a casa. Fellini non metteva la parola fine per non deludere gli spettatori, e soprattutto perché i personaggi, diceva, hanno un’anima e all’insaputa dell’autore, che li ha creati, continuano a camminare e a presentarsi e a vivere, per sempre. Proprio come, per sempre, vivrà Federico Fellini.
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