Italia 90 - "Notti magiche" a Palermo13/6/2020
Italia 90 - "Notti magiche" a Palermo13/6/2020
di Giovanni Curatola
Olanda, agosto 2000. La piatta statale n.203, circondata da graziose villette e distese verdi piene di mucche, era battuta dal sole caldo. Dalla stazione centrale di Amsterdam, dove avevamo affittato le biciclette e da dove qualche ora prima era iniziata questa pedalata, avevamo percorso una cinquantina di chilometri. Nella bella cittadina di Alkmaar, poco più avanti a noi, la nostra tabella di marcia prevedeva una sosta per il pranzo. Ma fa fame, e soprattutto il caldo, ci fecero fermare poco prima dell’ingresso in città, in una trattoria sulla destra della statale. Tutto potevamo immaginarci, tranne quella sciarpa rosanero di lana ben appesa in un angolo di quello spartano e semivuoto locale. Ci venne incontro un omaccione sulla quarantina, orecchino, capelli e baffi rossicci, grembiule alla vita e dai modi gentili.
L’inglese del mio amico, molto meno lacunoso e assai più fluido del mio, ci consentì di avere subito svelato il perché di quel “nostro” vessillo appeso lì, nel bel mezzo della pianura olandese. Il nostro amico, dieci anni prima, era stato a Palermo per i mondiali di “Italia ‘90”. Ricordava bene le due partite alla Favorita (c’ero anch’io) della sua nazionale, ma soprattutto la città, il mare di “Mòndelo” (come lo chiamava lui) e il calore della gente, tanto che per ricordo prima di andare via comprò quella sciarpa rosa coi bordi neri e scritta “Forza Palermo” che ora faceva bella mostra di sé nel suo locale accanto ad una rossa dell’Alkmaar e qualche altro piccolo gagliardetto, di chissà quale altra squadra locale.
Oltre all’ovvia considerazione di “com’è piccolo il mondo”, col mio amico convenimmo con orgoglio che era stato bello aver lasciato un ricordo positivo della nostra città in questa gente d’Olanda. Li ricordo bene i supporters “orange” a Palermo: erano temuti alla vigilia, perché i loro hooligans erano dati dalla polizia come i più violenti d’Europa, dopo quelli inglesi. Probabilmente era vero, anzi sicuramente, visto che a Cagliari (dove andò in scena Inghilterra-Olanda) se la diedero di santa ragione proprio coi britannici, macchiando di sangue e paura quella giornata di sport. Ma a Palermo no. Da noi non accadde nulla. Successe anzi che palermitani e olandesi fraternizzarono a suon di birra e balli, nei locali, in centro, a Mondello. Rosa e arancio: un trionfo di colore e folklore. Vederli saltare cantando “chi non salta è catanese” non ebbe prezzo, come pure vedere sugli spalti della Favorita inframmezzati ai loro vessilli anche “pezze” rosanero. Impegnato com'era con gli esami di maturità, contempotanei al Mondiale, chi scrive non visse molto di quei giorni. Ma le notti, quelle "notti magiche" come cantavano Bennato e la Nannini, quelle si. Allo stadio come in centro. E bastò a immedesimarsi subito nella festa e nell'euforia collettive.
La prima partita fu Olanda-Egitto, il 12 giugno: i supporters olandesi erano distribuiti più o meno uniformemente per tutti i settori dello stadio. Solo lo spicchio di curva Sud inferiore, lato gradinata, vedeva la discreta e quasi commovente presenza di qualche centinaio di marinai egiziani, tutti in rigorosa divisa bianca. Sarà stato il caldo, o un’eccessiva sopravvalutazione dell’avversario, fatto sta che la favoritissima Olanda dopo un vantaggio del “torinese” Kieft proprio sotto i miei occhi a inizio ripresa, non chiuse il match ma giochicchiò finché un rigore subìto a pochi minuti dal termine non portò l’Egitto clamorosamente al pareggio.
Un po' rivelazione del girone, l’Egitto costrinse al pari (0-0) pure l’Eire cinque giorni dopo (17 giugno, unica gara diurna). Stessi spettatori del primo match (e dell’ultimo, essendo i biglietti venduti a blocco): 36.000, di cui 33.421 paganti. Gli irlandesi giunsero a Palermo qualche giorno prima, rovesciando in proprio favore il rapporto numerico delle tifoserie al seguito delle proprie nazionali: se 15.000 erano gli “orange”, oltre 20.000 furono i “verdi” discesi a Palermo dalle altrettanto verdi praterie irlandesi. Ma anche col loro, nessun problema ma salti e bevute collettive.
L’ultima gara disputata a Palermo, la sera del 21 giugno, vide proprio le squadre d’Olanda e d’Eire disputarsi la qualificazione al turno successivo. L’estremo equilibrio del girone non dava scampo: chi vinceva passava, chi perdeva era fuori. Lo stadio sembrava ancor più pieno dei due precedenti incontri, e probabilmente lo era anche. Gli irlandesi erano padroni di curva Nord e gradinata, gli olandesi della tribuna. La curva Sud, più o meno equamente divisa. Fra verde, arancio e qualche sprazzo di rosa (i palermitani avevano scelto di parteggiare per gli olandesi), quella sera la Favorita regalò un colpo d’occhio e una suggestione cromatica originale, festosa e civile che i presenti non avrebbero scordato facilmente. Gullit aprì le danze per i “tulipani” dopo pochi minuti, l’irlandese Queen le chiuse a metà ripresa col gol dell’1-1 che, per un intreccio di combinazioni favorevoli, promosse entrambe al secondo turno.
La smobilitazione dei 35.000 tifosi “stranieri” da Palermo fu ordinata, civile e composta com’era accaduto per il loro arrivo. Palermo visse in quei giorni ciò che meritava e per cui aveva corso contro il tempo dopo la morte di 5 operai e il rischio di esclusione dal “circuito” mondiale. Regalò una bell’immagine di sé al mondo e tanta allegria e bei ricordi ai turisti-tifosi che la presero d’assalto. Compreso l’omaccione della trattoria fuori Alkmaar che adesso, rimembrando con soddisfazione quei giorni, quasi per gratitudine ci stava rimpinzando di patatine fritte un piatto che alla fine non ci avrebbe fatto pagare.