Il ricordo di papà 1970-2019

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Il ricordo di papà 1970-2019

di Paola Silvia Dolci

2008-2022
Ciao papà.
Ti scrivo come se domani potesse capitare qualcosa di doloroso a me o a te. So bene che l’unica eventualità per cui potrei riavvicinarmi alla vostra famiglia è quella del lutto. Se provo a immedesimarmi in questo gioco macabro per cui immagino che tu stia male sento il bisogno di raccontarti quello che ho capito. Non potrei perdonarmi un mio silenzio.
Perdonami tu, non è la migliore delle premesse.
Io non sono morta e nemmeno tu lo sei ma è come se lo fossimo. L’uno nei confronti dell’altro. E forse lo siamo stati sempre.
Mi spiego meglio.
Non so cos’è quello che ti rende felice e quello che ti fa male.
Ti ho visto piangere quando è morto il nonno e a otto anni ho sentito che era un moto di dolore sincero. Non credo di averti mai visto felice.
Non so cosa ti diverte, non so quello che ti fa paura, non so quello che ti fa arrabbiare perché mi sei sempre sembrato arrabbiato, non so quello che ti stimola e ti fa venir voglia di vivere e non so cosa te la fa passare la voglia di vivere.
Nonostante tu sia mio padre e io sia tua figlia siamo due estranei. Ignoro se tu creda di conoscermi ma per quanto mi riguarda mi sono fatta bastare l’immagine che mia madre mi ha dato di te. È orribile e me ne prendo la responsabilità.
Adesso voglio concentrarmi solo sulle esperienze condivise da me e da te.
Spartisco con te ricordi belli e brutti.
Qualche volta mi facevi fare le capriole, mi rimboccavi le coperte sul divano, mi portavi a letto. Mi ricordo i ghiaccioli e i giretti al porto. Quando mi accompagnavi in stazione, quando mi dicevi di non fumare e venivi a far due chiacchiere.
Lo sai che da piccola ero contenta quando ti sentivo cantare ‘non è Francesca’ tutto stonato?
Quando accadevano queste cose io mi sentivo incredula. Per me era come se tu ti accorgessi di me. Nel senso che abbiamo condiviso davvero poco io e te. E ho sempre creduto che non t’importasse della mia esistenza. E questo lo credo ancora, parlano i fatti. Mi sono sempre sentita esclusa. Più che felice ero incredula.
Sappi comunque quello che mi regalava più gioia erano le capriole. Sappi anche che se potessi tornare indietro cercherei in me il coraggio per esserne felice.
Non rammento né un bacio né una carezza da parte tua e questo mi fa male.
Più frequenti sono i brutti ricordi. Le quotidiane discussioni tra te e tua moglie. E io in mezzo. Hai fatto un grosso errore a non risparmiarmi. Ho avuto molta paura di te. Ti sei mai accorto di quello che mi urlavi di fronte? Lo sapevi quanto male mi facevi?
E mi sono sentita usata. Sia da te che da lei.
E non mi hai protetta, tantomeno da lei. Avresti dovuto.
Tutto questo è piuttosto crudele però ammetto che non ti sei accanito contro di me e non lo so io se gli errori che avete fatto erano consapevoli o meno.
Ma non ti sto scrivendo per recriminare, tutt'altro.
Io non sono mai riuscita a spiegarmi e provo a farlo ora.
Io credo che amare una persona significhi occuparsi e preoccuparsi anche dei suoi sentimenti.
Io credo che in un rapporto padre-figlio debba sussistere un’intimità, un mostrarsi reciproco.
Io credo che tra padre e figlio debba esserci un patto che entrambi devono rispettare.
Io non so se tu ti sia mai preoccupato per me perché a me tu non hai mai chiesto dei miei sentimenti e conseguentemente non te ne sei mai occupato. Non abbiamo costruito un’intimità e nemmeno un patto.
Per questo è come se fossimo morti fra noi.
Tu non sei stato un padre e io non sono stata una figlia.
E ora che mi sono spiegata ho da dirti che mi dispiace.
Tutto questo per dirti che mi dispiace.
Mi dispiace con tutto il cuore.
Mi dispiace essermi alleata con mia madre.
Mi dispiace essermi chiusa.
Mi dispiace non averti mai ascoltato.
Mi dispiace non aver cercato di capirti.
Mi dispiace non averti mai creduto.
Mi dispiace averti aggredito.
Mi dispiace non essere stata felice nei momenti belli che avrebbero potuto esserci.
Mi dispiace non averti fatto sentire che ti volevo bene quando stavi male.
Mi dispiace non aver guarito la tua rabbia.
Mi dispiace non aver saputo meritare il tuo amore.
Mi dispiace non essermi preoccupata e occupata di te.
Mi dispiace essere stata incapace di creare un’intimità onesta.
Mi dispiace essere stata incapace di creare un patto.
Mi dispiace con tutto il cuore, nonostante tutto.
Credo che potresti capire questa lettera e credo anche che non vorrai capirla perché a me fa male scriverla e a te farà male leggerla ed è più facile non ascoltare i sentimenti più profondi quando sono inguaribili.
Vorrei darti qualcosa di buono. Mi sforzo di capire i tuoi limiti. E il mio è uno sforzo di generosità e il prezzo è alto, il prezzo sono io, papà. E so bene che rimarremo morti l’uno nei confronti dell’altro. Ma prima di esserlo anche fisicamente volevo tu sapessi che mi dispiace essermi comportata male. Ti chiedo scusa.
Ti voglio bene.

I processi di ingrandimento delle immagini, 2017

Tiziano Dolci - Cremona 14.7.1947 - Cremona 10.8.2022


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