Federica Chiara Serpe - Il teatro è il mio fedele compagno12/12/2022

Memoria per Federica Chiara Serpe - Il teatro è il mio fedele compagno

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Federica Chiara Serpe - Il teatro è il mio fedele compagno12/12/2022

di Roberto Dall'Acqua

Federica Serpe incontra presto il teatro e ne rimane affascinata. Dai primi passi al liceo, passando per l'Accademia del Teatro Stabile del Veneto, a Matricola Zero la compagnia da lei fondata. Un'esperienza ricca fatta di creazioni artistiche, spettacoli teatrali e formazione.

- Come nasce Federica la tua scelta di diventare attrice?
 Più che una scelta precisa, il mio è stato un percorso che alla fine mi ha portato a fare l'attrice. 
Ho incontrato il teatro a 14 anni, al liceo, dove ho iniziato i primi laboratori di recitazione: è stato un vero e proprio spartiacque perché era come se avessi trovato un posto dove potermi esprimermi liberamente, cosa molto comune per molti adolescenti confusi e scalmanati, alla ricerca di loro stessi. 
Da quella mia prima esperienza, il teatro è rimasto mio fedele compagno: ho sempre frequentato corsi e laboratori, anche se il percorso per arrivare a farne una professione non è stato lineare. Inizialmente ha prevalso infatti la mia parte razionale: pensando di non riuscire a "campare di teatro", mi sono dedicata infatti anche agli studi accademici, laureandomi e specializzandomi. Contemporaneamente però, ho fatto il provino all'Accademia del Teatro Stabile del Veneto, ho studiato lì per tre anni diplomandomi nel 2017. Credo che la spinta a dedicarmi totalmente al teatro sia arrivata negli anni accademici. Alla fine il teatro ha continuato a bussare alla mia porta e nonostante io non fossi così sicura di farlo entrare ha insistito così fortemente che alla fine quella porta l'ha spalancata, e ha vinto lui su tutto il resto. 
 
- Attrice al Teatro Verdi e con Matricola Zero. Di che cosa si tratta?
Sono un'ex allieva all'accademia del Teatro Stabile del Veneto, un teatro nazionale che comprende anche il teatro Verdi di Padova, sede della mia Accademia, allora diretta dal Maestro Alberto Terrani. Questo ha significato vivere all'interno del Teatro Verdi per tre lunghi anni, a stretto contatto con compagni, compagne e insegnanti per 8 ore al giorno. Lì ho capito davvero cosa vuol dire scegliere di vivere di questo lavoro, ammirando i grandi della scena teatrale italiana e non che andavano in scena ogni giorno, ma anche comprendendo cosa implica costruire un progetto da zero, come avviene per esempio per le compagnie indipendenti. 
 
Al termine dalla scuola, come naturale conseguenza del percorso fatto fino a quel momento, è nata Matricola Zero, la mia compagnia teatrale in cui lavoro come attrice e drammaturga, fondata insieme ai compagni e alle compagne di Accademia. La decisione di fondare una compagnia indipendente è stata naturale perché nonostante i rischi che la cosa comporta, abbiamo cercato in tutti i modi possibili di giocarci la nostra carta vincente: siamo in tanti/e. Questo diventa valore aggiunto perché ti dà la possibilità di lavorare su più fronti, di fare tutto: concepire drammaturgie originali, recitare in spettacoli classici, itineranti o in letture spettacolo, comporre le musiche dei nostri spettacoli, fare formazione in vari contesti e con età diverse, organizzare dei festival o degli eventi culturali, concepire all'occorrenza progetti video come serie web, lungometraggi e animazioni grafiche e molto altro. Questo modo di concepire il lavoro fa sì che tutto ciò che viene prodotto sia originale e libero: la direzione artistica diventa naturale conseguenza della partecipazione di tutti/e. Nonostante Matricola Zero sia una giovane compagnia nata da pochi anni, siamo riconosciuti come una delle realtà artistiche più feconde sul nostro territorio, collaboriamo con numerose realtà teatrali e abbiamo all'attivo circa dieci spettacoli, sia per adulti che per ragazzi, due serie web per il teatro Stabile del Veneto, un lungometraggio in collaborazione con l'Università di Padova, progetti teatrali nelle scuole e ci stiamo preparando per un 2023 pieno di sorprese e nuove collaborazioni. 
 
- Spettacoli nelle carceri anche? Spiega il progetto.
Sono quasi due anni che insegno teatro e mi occupo di regia e drammaturgia anche in un carcere, la casa di reclusione "Due Palazzi" di Padova, dove con i colleghi e le colleghe di Matricola Zero portiamo avanti un progetto nazionale chiamato "Per Aspera Ad Astra". Capofila del progetto è la Compagnia della Fortezza di Armando Punzo e il Teatro Stabile del Veneto ne è partner ufficiale. Devo dire che prima di iniziare c'erano molte aspettative e forse anche un pizzico di timore all'idea di entrare all'interno di un'istituzione chiusa e concepita come isolata dal resto della città, luogo di socializzazione e crescita. 
Inoltre, insegnare teatro e creare uno spettacolo con delle persone in stato di detenzione è complesso: il teatro tocca sempre delle corde personali, umane; mette in moto un senso di fiducia, un ascolto tale da poter condividere qualcosa con il pubblico, con l'Altro. Nonostante il grande lavoro che ci aspettava, ben presto, ci siamo resi e rese conto che avevamo in mano uno strumento potentissimo per generare bellezza anche in un luogo "al limite" come il carcere: questa consapevolezza ci ha permesso di portare avanti il progetto, che si è rivelato a posteriori e continua ad essere un'esperienza enorme e densa di significato. Portare il teatro in carcere è qualcosa di necessario, oltre che di bello. Quest'anno abbiamo portato in scena uno studio intitolato "L'Isola", uno spettacolo corale con 13 attori in scena, tratto da La Tempesta di Shakespeare e creato a partire dalle storie e dai racconti che gli attori hanno condiviso in fase laboratoriale. A giugno 2023 avremo il debutto vero e proprio. 
 
- Il tuo ricordo, personale o professionale, più emozionante.
Ce ne sono tanti. 
La mia esperienza in tournée nel 2020 con lo spettacolo La Casa Nova, una bellissima commedia di Goldoni diretta da Giuseppe Emiliani: sono stata quasi due mesi in giro con la compagnia, ogni settimana in un teatro diverso. E' stata un'esperienza professionale ed umana incredibile e davvero emozionante per me che ero praticamente neo diplomata: recitare per tantissimo pubblico, al fianco di colleghi e colleghe di grande esperienza di palco, in teatri meravigliosi e importanti, come per esempio il Rossetti a Trieste o il LAC di Lugano... Mi ha dato davvero tanto e non dimenticherò quell'emozione così facilmente. 
 
Un altro bellissimo ricordo, più recente: in questo ultimo periodo sto portando nelle scuole medie e superiori uno spettacolo sulla storia della Resistenza Partigiana, tratto da I Piccoli Maestri di Luigi Meneghello, una proposta che Matricola Zero ha voluto fortemente portare avanti. Vedere gli sguardi attenti, interessati, divertiti e commossi dei ragazzi e delle ragazze che alla fine dello spettacolo ci fanno domande sul testo e ci ringraziano è incredibile. Credo che di questi tempi sia il più grande risultato.
 
Alejandro Jodorowski afferma: <<Il tempo asciuga il superfluo e conserva l’essenziale>>. Che ne pensi?
È una citazione enorme di un grande maestro. Vale nella vita come nel teatro: secondo me quello che rimane al pubblico di uno spettacolo di teatro è quello che di urgente ha da dire, al di là di tutti gli orpelli o delle trovate stilistiche. Gli spettacoli più belli che ho visto, anche allestiti in teatri da mille persone, erano relativamente semplici, con scenografie geometriche, quasi scarne, pochi elementi di illuminotecnica, ma con degli attori e delle attrici che trasfiguravano, che uscivano dai loro corpi, sudavano mille camicie e si strappavano metaforicamente i capelli. La magia è questa qui: persone in carne e ossa che si incontrano in un posto chiamato Teatro. Mi ricordo la lezione di un Maestro che diceva che per esistere, il teatro ha bisogno di due cose: attori e attrici che vivono la scena e pubblico. Tutto il resto rende ciò che facciamo o guardiamo più o meno bello, ma tuttavia è un surplus e potrebbe essere eliminato. Al contrario, se non ci sono attori e attrici vivi a veicolare un messaggio e un pubblico che compartecipa alla scena, il palco crolla.  
 
- I tuoi sogni si sono avverati? Obiettivi personali e professionali.
Se penso a 10 anni fa ti dico che non mi sarei mai immaginata di recitare a teatro davanti ad un grande pubblico, di fare progetti televisivi e o lavorare su un set cinematografico; non mi sarei neanche sognata che il mio lavoro mi portasse a incontrare così tanta umanità, così diversa. Credo che i miei sogni di allora si siano più che avverati superando più di una porta in faccia o rifiuti, che per noi teatranti sono all'ordine del giorno. Credo che per fare teatro o arte in generale si debba avere molto pelo sullo stomaco per andare avanti e crederci sempre. Spero di avere sempre questa forza e di essere contenta dei piccoli e grandi traguardi che ho e - spero - avrò in futuro.  Che dire... Dita incrociate, un sorriso e tanta, tantissima merda.

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