Le case di Lucy, arte e cultura

04 March 2025

In attesa della serata torinese La dimora della luna, Lucia Lombardo parla di sé e del suo brand Le Case di Lucy, format unico e originale che trasforma la vendita di una casa in un evento artistico e culturale.

- Da dove nasce l‘espressione La Mary Poppins del settore immobiliare?

«Quando sono stata battezzata così avevo con me un borsone pieno zeppo di sorprese, proprio come la celebre bambinaia. Era uno dei miei primissimi eventi. La proprietaria aveva fretta di vendere e nessun agente immobiliare c’era ancora riuscito. Le ho chiesto di darmi carta bianca e in due giorni ho venduto l’immobile. Ho rivoluzionato l’arredamento e mi sono soffermata su ogni dettaglio: dal borsone dell’home staging avevo tirato fuori di tutto!». 

- Quali tipi di case scegli di solito per i tuoi eventi?

«Mi baso sull’ispirazione. Lavoro su tante case, ma solo alcune mi ispirano. In generale, le case si comprano perché ci si emoziona. Dietro a un oggetto c’è una storia, un’emozione. Guardo le persone, seguo le sensazioni. La vendita è il risultato di un viaggio che passa attraverso i cinque sensi».

- Ad accompagnare la Lucia immobiliarista, dall’animo commerciale e manageriale, c’è la Lucy artista, con un passato da cantante. Quali sono gli avvenimenti che ti hanno più segnata?

«Da bambina ero una grande sognatrice, scrivevo. Mi mettevo davanti alla finestra, fissavo gli alberi e provavo a comandare il vento! Casa mia era piena di libri, ma poi uscivo e il paesino in cui vivevo (Carugate, vicino a Milano) mi stava stretto. All’età di sedici anni volevo fare musica e mi sono spostata a Bologna. Lì è nato un primo disco in collaborazione col manager Renzo Fantini. Ho poi viaggiato e vissuto a Parigi per un po’. Nel frattempo, Fantini è morto e ho smesso di suonare: non ho più toccato la chitarra».

- Tutto questo ha portato a Le Case di Lucy e ne è parte integrante…

«Sì, il progetto raccoglie tutte queste esperienze e le diverse parti di me. Le Case di Lucy rompe gli schemi. Faccio qualcosa che non esiste in Italia. Sono l’unica e va bene così! Cerco di fare del mio meglio, di vedere la luce e il buono presente negli altri, le cose belle che mi circondano e applico poi questa bellezza a quello che faccio».

- L’evento del 19 marzo a Torino La dimora della Luna avrà luogo nella casa in cui sono state girate le scene interne del film Incompresa di Asia Argento. Qual è la particolarità di questa serata? 

«Tengo particolarmente a La dimora della Luna per il messaggio che vuole lasciare. Il filo tematico sarà quello dell’infanzia. Partendo dal discorso di Papa Giovanni XXIII e dal suo invito a dare una carezza ai propri bambini, ciò che voglio far arrivare alle persone è di non perdere lo stupore tipico dell’infanzia e di non dimenticare di dare una carezza anche al proprio bambino interiore». 

- Com’è nata l’idea?

«È come se la casa mi avesse parlato: ho sentito una bella energia tra quelle mura e da lì ho elaborato il punto. In questo evento, attraverso musica, arte e poesia, farò trasparire l’umano che nasce dal nostro bambino interiore. Partendo dalla ragazzinaprotagonista, ho deciso, però, di scostarmi dal discorso del film. Ho tirato fuori un altro tema: questa volta saranno gli adulti a entrare dentro al cuore di una bambina, al contrario che nella vita».

di Michela Gallo

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