I MILLE VOLTI DELLA TANZANIA
30 September 2019
di Sabrina De Prisco
L’isola della Tanzania dai mille e più volti: alla scoperta della natura africana e delle spiagge da sogno.
Questo articolo non vuole essere una delle tante guide che vi accompagnano con la manina a scegliere quale escursione fare o quale spiaggia vedere a Zanzibar. Questo articolo vi racconterà delle emozionanti avventure che solo chi vive un pezzo d’Africa può provare.
Vi porterò ad esplorare la terra e l’animo di un’isola fatta di gente povera nelle tasche, ma ricca di sorrisi e di sogni. Di mari incontaminati, di barriere coralline e di spiagge di plastica (purtroppo c’era anche quella!). Il bello e il brutto di un’isola da sogno con le sue controverse sfaccettature.
Hakuna matata gente e capirete perché!
Un’estate a Zanzibar: destinazione Kiwengwa
Dopo una decina di ore di aereo, con scalo nell’Oman, fatte rigorosamente di notte, così da assicurarci il sonno delle bimbe, arriviamo nel microscopico aeroporto di Zanzibar.
Con i volti ancora provati dal viaggio, ma felici della nuova avventura che stava per aspettarci, entriamo in aeroporto per fare tutti i controlli del caso e subito ci accorgiamo che abbiamo fatto un viaggio nel tempo a ritroso.
Tecnologia, spazio e futurismo a cui ci hanno abituato gli aeroporti delle grandi città, per non parlare di quello di Muscat, nell’Oman, sono assolutamente banditi.
Ci accoglie una realtà del dopoguerra, fatta di folla, sudore e stanze sporche.
Usciti dall’aeroporto sono almeno 3 le persone che ci aiutano a portare bagagli, a salire sulla navetta, che ci porterà poi al Resort, e a reggere il cartello con il mio cognome. Insomma, ognuno si dava da fare per avere un minimo di mancia, pensando fossimo gli “zii d’America”.
Grandi sorrisi e tanti hakuna matata dopo, ci sistemiamo in navetta alla volta di Kiwengwa, sul versante orientale di Zanzibar.
Il Kiwengwa Bungalow Boutique Resort sull’isola di Zanzibar
Grazie al circuito di Bimboinviaggioprenotiamo al Kiwengwa Bungalow Boutique Resort per 8 giorni di fine Luglio.
A dispetto di quanto indicato nel sito, non si tratta di un Resort family friendly, non ci sono menù per bambini (ma grazie ad un simpaticissimo chef italiano siamo riusciti a trovare un buon compromesso) né organizzazioni a loro dedicate, ma andando lì abbiamo comunque potuto godere di un contesto rilassante con una piscina adatta anche a bambini e uno spazio circoscritto dove poterli tenere sott’occhio durante le loro scorribande.
Ci siamo, però, presto accorti che tanti ospiti erano, giustamente, lì per godersi il sole, il piacevole vento e soprattutto i suoni indimenticabili di un posto favoloso, per cui cercavamo di attenuare il più possibile gli schiamazzi delle bimbe.
La spiaggia vicinissima ci ha, però, agevolato con le bimbe, bastava, infatti, andare da un lato all’altro della strada per avere la divina visione dell’oceano Indiano con le sue maree che ti rendono ogni giorno un’esperienza di bagno unica.
Un piccolo lido fatto di amache, palme e sdraio ci ha accolto dal primo giorno, dove abbiamo scoperto che il versante est dell’isola è soggetto a giornate di bassa marea e altri giorni di alta marea. Pare che il cambio delle maree avvenga ogni 5 giorni, a detta dei beach boy’s.
Chi sono i beach boy’s?
I beach boy’s sono i ragazzi della spiaggia, quelli che ti vengono vicino ogni volta che attraversi la parte di spiaggia libera per andare a bagnarti e ti chiedono se vuoi fare un’escursione, un giro in barca, acquistare qualcosa o farti accompagnare da qualche parte.
Insomma, quelli che una volta venivano definiti i vucumprà, ma meno invadenti e anche molto spiritosi. Pensate che ognuno di loro ha pensato di associarsi un nome italiano, vista la stragrande maggioranza di turisti provenienti dal nostro Bel Paese, per farsi subito riconoscere.
Allora, noi abbiamo avuto il piacere di conoscere Alessandro Magno, che ci ha accompagnato con la sua imbarcazione a vela, tipica zanzibarina, a visitare la barriera corallina, Capitan Findus, la nostra guida per tutte le escursioni e i transfer, al quale siamo rimasti molto legati per disponibilità e simpatia.
Ancora un beach boy’s Masai si era dato il nome di Maldini, ben sapendo la passione italiana per il calcio.
Chi sono i Masai?
Si chiamano Masai quelle tribù provenienti dall’entroterra della Tanzania, che spesso trovavamo sulla spiaggia vestiti con teli rossi e accompagnati da un particolare bastone lungo.
Qualcuno ci ha detto che i veri masai vivono sul continente e non vengono sull’isola per vendere oggetti e manufatti, screditando i sedicenti Masai che, invece, abbiamo incontrato in spiaggia con tanto di abbigliamento tipico della tribù africana.
Le escursioni di Capitan Findus
Il nostro amico Capitan Findus ci ha accompagnato in quasi tutte le escursioniche abbiamo fatto.
Una persona socievole e apprezzata anche dai resort, ai quali si appoggiava per organizzare le gite di gruppo fuori porta. Grazie, infatti, al suo equipaggiamento e al personale, sempre crescente, riusciva a soddisfare le richieste di tutti, con l’invidia che spesso suscitava nei solitari beach boy’s, i quali avrebbero voluto avere la sua stessa intraprendenza e, diciamocelo, anche la sua fortuna di riuscire a riscuotere successo con i villaggi e con la “gente che conta” del posto.
Ora immergetevi nelle foto che ho pubblicato per voi in questo articolo e provate a vivere le escursioni di Capitan Findus insieme a me.
Prison Island e le tartarughe giganti
Partenza alle 8:00 del mattino e in una navetta con altre 8 persone, ci imbarchiamo verso la costa ovest, dove ad aspettarci c’è un’imbarcazione che ci porta a largo delle coste zanzibarine per approdare a Prison Island, detta anche l’isola delle tartarughe giganti.
Dal nome si capisce che è un’isola in cui precedentemente c’era una prigione ora aperta solo per uso turistico. Noi abbiamo deciso di non visitarla per rimanere a guardare gli scorci panoramici talmente belli da toglierti il fiato.
L’acqua cristallina e la sabbia bianca, sulla quale si riuscivano a vedere anche le stelle marine sulla riva seminate qua e là, facevano da cornice a questa splendida isola.
Il pezzo forte, però, è stata la zona dove sono custodite le tartarughe di terra giganti, ma davvero giganti. Camminavano, con i loro ritmi lenti, tra di noi. Le bimbe si sono divertite un mondo a poterle dare da mangiare, rigorosamente cibo che ci veniva fornito dalle guide.
Ci hanno detto, poi, che quelle tartarughe non sono autoctone di Prison Island, ma che sono state portate successivamente per volere della regina affinchè fossero salvate dalla guerra che si stava svolgendo sul territorio e che poi sono rimaste lì.
Nakupenda Beach: la lingua di sabbia nell’Oceano Indiano
Dopo una mattinata incantevole tra le gigantesche tartarughe, riprendiamo l’imbarcazione per dirigerci a Nakupenda, la lingua di sabbia non molto distante da Prison Island.
Un paradiso terrestre fatto di sabbia biancae mare incontaminato, azzurro e cristallino, con la giusta temperatura per far bagnare anche una freddolosa come me.
Da un versante si andava quasi a picco sul fondo e dall’altro, invece, si era soggetti alla bassa marea, le punte estreme scomparivano con il passare delle ore, e nel pomeriggio abbiamo dovuto togliere letteralmente le tende perché lo spazio si stava riducendo di molto.
Le tende, per l’appunto, erano state preparate precedentemente dagli “amici” di Capitan Findus con tanto di griglia dove arrostire il pesce fresco, aragoste, cicali, tonno, etc. Ad accompagnare la grigliata, uno squisito riso al sugo di cocco, una vera bontà. Per concludere frutta tropicale: ananas, papaya, banana, come non le avevo mai mangiate prima.
Dopo un giro della piccola isola che stava per essere inghiottita dal mare e vari tuffi più tardi, ci rimettiamo in moto e rientriamo al Resort, stanchi ma felici.
Villaggio dei Pescatori a Stone Town e tramonto a Nungwi Beach
Un giorno, il nostro capitano ci porta al villaggio dei pescatori per farci vedere come vengono costruite le barche che utilizzano per andare a pesca. Un luogo di palme e di fatica, dove l’igiene è un optional ma in cui ognuno si dava da fare per realizzare il miglior lavoro di sempre.
Mi porterò sempre dietro i colori dell’africa, della terra ocra e dell’oro all’orizzonte che si confonde con il sole e la sabbia.
Scenari meravigliosi di un mondo lontano dal nostro, dove ogni cosa diventa una risorsa indispensabile per sopravvivere, nell’assoluta semplicità.
Hakuna matata!
Lasciamo il villaggio per andare a Nungwi beach per un bagno in attesa del tramontoin un’immensa spiaggia di sabbia.
E, mentre torniamo verso gli ombrelloni fatti di foglie di palma, il nostro amico Capitan Findus ci fa trovare un vassoio di frutta fresca per accompagnarci durante lo spettacolo del tramonto zanzibarino.
E le bimbe? Eccole, una a giocare a calcio con un ragazzo del posto, che si è divertito tantissimo ad insegnare ad Aurora a tirare in una porta fittizia, e l’altra intenta ad ammirare i disegni esposti di leoni e giraffe, immaginandosi, chissà, al centro della Savana ad accompagnare Simba in una delle sue avventure.
Tour a Stone Town e il giro al mercato locale
A Stone Town ci siamo andati con uno dei “ragazzi” dell’equipe di Capitan Findus, anche lui molto bravo e intonato (!!), si perché durante il viaggio ci ha cantato tutta la canzone, che era sulla bocca di tutti, Jambo (vedi testo e traduzione a fine articolo).
Stone Town è un posto affollato di gente, colori e odori (buoni e brutti) che invadono le vie del paese, ovvero della capitale zanzibarina, e ti portano ad esplorare mondi nuovi.
Abbiamo attraversato il mercato locale non con poche difficoltà: tanta gente e un odore da far drizzare i peli sulla pelle, per cui un passaggio veloce e siamo poi fuggiti verso le strade meno affollate.
La guida ci ha portato a vedere la casa in cui è nato Freddy Mercury, una normalissima palazzina, oggi adibita ad hotel, e dopo una fugace visita al palazzo del Re e subito via verso il lungomare, dove, ormai al tramonto, ci siamo goduti lo spettacolo accompagnati dai ragazzi del posto che si lanciavano in mare dal muretto del lungomare, facendoci sussultare ogni volta.
Tra gioia, allegria e i colori inconfondibili dell’Africa anche un’altra giornata è terminata nel migliore dei modi.
La coltivazione delle spezie
L’isola di Zanzibar è nota anche per le molteplici spezie che vengono coltivate nell’isola e, da lì, esportate poi in tutto il mondo. Uomini e donne sono parte attiva della coltivazione di vaniglia, caffè, canna da zucchero, zafferano, chiodo di garofano, cannella, ginger, pepe, vaniglia, noce moscata e curcuma.
Insomma, un tour tra i colori e profumi di una terra tutta da scoprire e curata da persone di cuore, che riescono a tirar fuori dalle fatiche del quotidiano anche dei manufatti incredibili, realizzati con foglie di pame: cappelli, anelli, corone, collane….un tripudio di oggetti originali che ci hanno donato alla fine del tour e che davvero erano stupendi nella loro semplicità!
Nungwi Natural Aquarium
In un posto quasi nascosto, come volesse essere lontano dalle ben note mete turistiche, si trova il Nungwi Natural Aquarium, un’oasi riservata dell’entroterra, dove tartarughe marine crescono e vivono in un luogo che si è generato con loro naturalmente.
La mano dell’uomo c’entra poco qui, i custodi hanno il compito di manutenere questo splendido posto e nutrire gli animali presenti, tra cui pappagalli, iguane, scimmie e un camaleonte. Questi sono stati salvati e portati qui per essere curati e lasciati poi liberi nuovamente.
Il beach boy’s Alessandro Magno e la barriera corallina
L’ultimo giorno lo abbiamo dedicato ad Alessandro Magno, non ce ne voglia Capitan Findus, ma anche gli altri hanno bisogno di avere la loro occasione.
Quindi ci accordiamo con lui per una gita alla barriera corallina, tra l’altro proprio di fronte al nostro Resort, e ci imbarchiamo con un natante piuttosto artigianale. Una barchetta in legno stretta e lunga, in cui dovevamo disporci in modo alternato sui due versanti e in piedi. Considerando che Bianca, la piccola di 2 anni, ha deciso in quel momento di addormentarsi, me la sono dovuta caricare in braccio a mò di koala, per evitare di farla dormire in piedi nella barchetta.
Pomeriggio ventilato e di alta marea, ahimè (con la bassa marea si poteva raggiungere il reef anche a piedi o con una breve nuotata), raggiungiamo, spiegando le vele, la barriera corallina, dove a tuffarsi è stato solo il mio compagno Gianluca, perché, per il troppo vento, noi donne di famiglia non abbiamo avuto il coraggio immergerci.
I nostri amici, che di coraggio ne hanno da vendere, ci hanno, però, portato sulla barca alcune stelle marine coloratissime e Gianluca ci veniva a fare il resoconto di quanti pesci colorati, amici di Nemo, fossero lì sotto ad un passo dal nostro naso. Non distante c’era il rumoroso reef che con le sue onde si riusciva piacevolmente a sentirlo anche da dentro le stanze del Resort.
Ad ogni modo, pur se non goduta fino nel fondo (del mare), l’esperienza ha avuto anche il suo momento elettrizzate, quando ad un tratto si è strappata la vela e siamo stati costretti a procedere con dei lunghi bastoni contro vento per tornare a riva.
Emozionante e non così pericoloso come sembra, ci siamo divertiti tutti e abbiamo trascorso un pomeriggio indimenticabile.
Conclusioni
Volete sapere cosa mi porterò sempre con me di questo viaggio?
Lo spirito goliardico e festoso della gente del posto. I colori e i sapori della frutta vera e non quella di plastica del supermercato. Gli odori, quelli forti e quelli accennati, quelli che ti arrivano dal vento e quelli che abbandoni per sempre.
La terra, quella rossa, quella che si perde tra le palme in cui trovi seminate le baracche, abitazioni della gente del posto, dove l’amianto è un lusso e il sorriso non si paga.
Il mare cristallino, quello che si vede in cartolina, ma quando lo vivi non ci credi. Gli animali, quelli “strani”, quelli che vedi nei libri e non sai se è vero o ti stai confondendo. Gli alberi, quelli africani, quelli immensi, i baobab che avevo visto solo nel libro de “Il piccolo principe” e ora so che esistono.
E Hakuna Matata. Perché nella vita può succedere qualsiasi cosa, ma la potenza di un sorriso non ce lo può e non ce lo deve togliere nessuno!
Quindi hakuna matata a voi amici zanzibarini che ci avete coinvolto in avventure meravigliose e indimenticabili!
Info Utili
Acqua
L’acqua non è assolutamente potabile, per cui va usata solo per lavarsi e non per essere bevuta.
Vaccinazioni
Per info rivolgetevi sempre all’asl internazionale della vostra zona.
Zanzibar è comunque Malaria free, non c’è bisogno di fare vaccinazioni o procedure preventive, ma potrebbero suggerirvi di fare vaccinazioni contro tifo ed epatite, come abbiamo fatto noi, per via della poca pulizia nei confronti del cibo, specie se non mangiate nei resort, che, in questo caso, sono tendenzialmente sicuri.
Antizanzara e insetticidi
Portatevi un qualsiasi antizanzara e insetticida potente. Le zanzare lì non sono portatrici di malaria, ma sono pur sempre zanzare e bisogna proteggersi.
Crema solare
Anche se c’è il vento che non fa percepire il calore, il sole picchia, conviene sempre portarsi una protezione medio-alta per avere sempre cura della nostra pelle.
Abbigliamento
Se capitate a Zanzibar durante i nostri mesi estivi, non dimenticate di portarvi un abbigliamento misto, estivo – mezzo tempo. Una giacca a jeans o una felpa vanno bene nelle ore serali o a inizio mattinata, quando l’aria non è stata ancora riscaldata dal sole. D’altronde, per loro, a Luglio e Agosto è inverno, la massima è di 28° e la minima può arrivare anche a 22°/23°.
E infine come promesso…
Jambo Bwana: testo
Jambo,
Jambo Bwana
Habari Gani
Mzuri Sana
Wageni Wakaribishwa
Zanzibar Yetu
Hakuna Matata
Zanzibar Nchi Nzuri
Hakuna Matata
Nch ya Maajabu
Hakuna Matata
Nchi Yenye amami
Hakuna Matata
Hakuna Matata
Hakuna Matata
Watu Wote…
Hakuna Matata
…Wakaribishwa
Hakuna Matata
Hakuna Matata
Traduzione Jambo
Ciao
Ciao Visitatore
Come va?
Molto bene!
I stranieri sono benvenuti
nella nostra Zanzibar
Nessun problema
Zanzibar è un bel paese
Non c’è problema
Un meraviglioso paese
Non c’è problema
Un paese pieno di pace
Non c’è problema
Non c’è problema
Non c’è problema
Tutti sono…
Non c’è problema
…Benvenuti
Non c’è problema
Non c’è problema
Tratto da: https://ladonnariccia.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA copyright www.ilgiornaledelricordo.it
News » LA DONNARICCIA.IT | Monday 30 September 2019
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