LUCIGNOLO E’ TORNATO: SI CHIAMA SOCIAL
12 October 2018
Al mondo ci sono, circa, sette miliardi e mezzo di abitanti. Il 40% di questi, più o meno tre miliardi di persone, sono iscritti ad almeno un social network e il popolo cresce a dismisura, si contano un milione di nuovi utenti al giorno. Ciò significa che, se i social fossero uno Stato, questo sarebbe più popoloso di Cina, India e Stati Uniti, messi insieme. Ma cos'è un social? Secondo un noto vocabolario si tratta di un sito Internet che fornisce agli utenti della rete un punto d'incontro virtuale per scambiarsi messaggi, chattare, condividere foto, video e molto altro. Il social più famoso è di certo Facebook, nato 15 anni fa per creare una rete di contatti fra gli studenti di Harvard e poi esploso, a livello globale, con esiti che neanche il più futurista degli informatici avrebbe predetto. Fb è seguito a ruota da YouTube, Whatsapp e Messenger, tutti nomi che conosciamo fin troppo bene e che, inoltrati ormai nel secondo millennio, sono entrati a far parte della nostra quotidianità. Oggi, infatti, se non sei iscritto almeno ad uno di questi canali non sei nessuno, sei un emarginato, alle feste non puoi dialogare dell'ultimo video virale, non puoi farti un selfie e taggare i tuoi amici, non puoi fotografare il buffet con hashtag famosi, non puoi lasciare un cuoricino al tuo best friend, il like alla festeggiata o fare una storia su Instagram. Insomma, puoi solo chiacchierare amichevolmente, mangiare, bere e divertirti. Questo vertiginoso numero di utenti, in collegamento fra loro dal Antartide alla Siberia, sono, però, suddivisibili in ferree caste, un po' come le piramidi sociali che studiavamo alle elementari. Lì c'era il faraone, i sacerdoti, i nobili, giù giù fino agli schiavi. Qui si parte dai semplici iscritti che vogliono interagire con i loro amici ed il resto del mondo, giù giù fino agli haters. Iniziamo a fare una cernita di questi contatti, cerchiamo di creare un fil rouge che ci aiuti ad orientarci nella matassa di nomi e volti. Scartati i cosidetti profili normali, quelli di persone che pubblicano qualche foto, chattano con gli amici e sono iscritti ad alcuni gruppi, restano tutti gli altri (e credetemi, sono tantissimi). Fanalino di coda i profili dimenticati, gente che si è lasciata convincere dal collega di turno, ha messo la sua faccia nell'album blu e poi è tornato alla sua vita, dimenticando pure la password (di solito il proprio nome o la data di nascita), poi abbiamo i Profili Fantasma. Ecco, questi sono i più subdoli. Stanno lì, accedono 20 volte al giorno, spiano tutto, sanno tutto, vedono tutto, non si perdono una foto, uno stato, un mi piace ma, gli cascasse il pollice, non lasciano mai like e commenti, non pubblicano mai fatti loro, la foto del profilo è la stessa dai tempi dei pantaloni a zampa, al massimo pubblicano qualche canzone a caso da youtube o link no sense. Ma quando li incontrate per strada sanno farvi un resoconto dettagliato della vostra vita che manco Bruno Vespa con i sui plastici! Rovescio della medaglia, gli onnipresenti. Hanno migliaia di followers, pubblicano solo foto alla moda con hashtag alla moda, con vestiti alla moda, con cibo alla moda. I loro stati sono in almeno 3 lingue diverse perchè hanno amici ad ogni angolo del mondo, pubblicano random, sono il dito più veloce del web, talmente veloce che, spesso, noi umili mortali, benediciamo il tastino "non seguire più". Infine, al primo posto, medaglia d'oro di questa escalation, ci sono loro, gli invidiosi per antonomasia: gli haters. Ne abbiamo sentito parlare tanto ma chi sono in realtà? Nel web sono dei disturbatori, potremmo definirli come le zanzare social. Gli piace "pungere", ma non contano nulla. Si divertono a scrivere solo lamentele, su ogni cosa. Si lamentano di tutto e di tutti, per fortuna che esistono loro a salvarci dall'appiattimento culturale. Stanno lì e, zac, ogni occasione è buona per ergersi a giudici supremi e contestare qualsivoglia cosa. Sono bravi solo a denigrare il lavoro ed il pensiero di persone che, al contrario, usano i social per condividere idee, interessi, competenze. Un vero hater ha un nemico giurato, di solito è una persona in gamba, di cultura ma soprattutto attiva, soddisfatta della propria vita, che lavora, ha molte passioni e usa i social in maniera costruttiva. Loro no, loro li usano per distruggere e, nel vano tentativo di distruggere gli altri, in realtà distruggono se' stessi. A chi di noi non è capitato di avere fra gli amici gente che passava le proprie giornate e scrivere solo frecciatine contro ignoti? Beh, fanno ancora parte della vostra friends list? Penso proprio di no. Del resto servono anche loro a qualcosa, come i condor nel deserto. La leggenda narra che se non si ha almeno un hater, non si è nessuno. Tutti i più grandi divi del cinema ne hanno decine e decine, stanno lì pronti a condannare ogni foto, ogni frase, ogni emoticon condivisa. E il soggetto di tutto quest'odio gratuito? Di solito le "vittime" sono persone così superiori e intelligenti che lasciano correre, al massimo si fanno una risata, per la maggior parte delle volte nemmeno leggono tali fantasiose bassezze e calunnie. Gli haters si appostano ad ogni angolo, creano liti, sono i Bastian Contrario del web, trovano un link su un dato argomento e, senza documentarsi minimamente, ricchi solo della loro presunzione e della loro boria, scrivono idiozie a caso e scatenano terze guerre mondiali dagli esiti pittoreschi. Ma dietro il monitor anzi, pardon, lo smartphone, che faccia hanno questi haters? Beh, sicuramente verde d'invidia. Sono persone che hanno un solo scopo, demolire e non danno nessun contributo costruttivo. Usano i social per sfogare la propria frustrazione. Sono persone piccole, insoddisfatte, insicure che, per questo motivo, provano solo gelosia nei confronti di chiunque. Sono soli e sfruttano i social per uccidere quel senso di solitudine, le loro continue lamentele sono in realtà un grido disperato "guardatemi" urlano "ci sono anch'io, esisto". Ma è un tenero pigolio che, nel marasma generale, non produce nessun rumore considerevole. Il web è il nuovo Paese dei Balocchi dove molti si lasciano trasportare dall'euforia generale per poi svegliarsi con la coda e le orecchie da somaro. Come disse una volta lo scrittore Umberto Eco " I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettivitàn venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli".
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News » TECNICA E TECNOLOGIA | Friday 12 October 2018
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