Chiara Panzieri, autore di “Il Mio Amico Bisturi“
09 June 2025
Dodici storie di vita, di sofferenze, di fiducia, di rinascita. Dodici storie diverse tra loro ma accumunate da una forte voglia di riscatto, di amore verso sé stessi e il proprio corpo. Un corpo che spesso, per un incidente, una malattia, una delusione ha subito delle trasformazioni ed è motivo di sofferenza, psicologica e fisica.
“Il mio amico bisturi: confidenze intime” è in onda su Real Time ogni giovedì alle ore 21.30 per raccontare storie di vita vera, con garbo e discrezione, dove i protagonisti non sono attori ma maestre, infermieri, parrucchieri, che decidono di mettersi a nudo, raccontando le loro fragilità e i loro limiti, chiedendo aiuto alla chirurgia estetica per superare i loro complessi più profondi. Dall’altro lato il dott. Damiano Tambasco, responsabile dell'Unità Operativa di Chirurgia e Medicina Estetica dell'Ospedale San Carlo di Nancy di Roma (Gruppo GVM), pronto ad ascoltare e a trovare la soluzione più adatta.
Chiara Panzieri, autrice del programma, ci racconta come ha avuto l'idea della trasmissione.
Perché nasce "Il Mio Amico Bisturi"?
“Il Mio Amico Bisturi” nasce da un incontro che mi ha toccato profondamente. Per motivi personali, un giorno ho accompagnato un mio parente dal dottor Damiano Tambasco. Non lo conoscevo, ma in quell’occasione ho visto qualcosa che raramente accade in un ambulatorio medico: ho visto un uomo capace di mettersi davvero accanto al paziente, di ascoltare, di capire, di prendersi cura non solo del corpo, ma anche dell’anima. Damiano non è un chirurgo che lavora dietro una maschera di distacco: è un uomo che tende la mano, che diventa amico, confidente, guida. Di fronte a lui le persone si spogliano di paure e insicurezze e gli affidano il sogno di sentirsi meglio, dentro e fuori.
Quando ho visto questo, ho sentito il bisogno di raccontarlo. Perché in un mondo in cui troppo spesso la chirurgia estetica viene mostrata come un gesto superficiale, volevo far emergere la bellezza dell’incontro umano che può nascere dietro a ogni scelta di cambiamento. E Damiano, con la sua etica, la sua trasparenza e la sua umanità, era la persona giusta per farlo. È stato un incontro che mi ha ispirato e che oggi, attraverso questa serie, spero possa ispirare anche chi ci guarda.
La chirurgia plastica è solo un vezzo?
No, la chirurgia plastica non è solo un vezzo. Certo, esiste chi la vive in modo superficiale, ma per moltissime persone è un percorso profondo, legato al proprio benessere interiore. Quando un difetto estetico diventa un peso, quando ogni giorno ti guardi allo specchio e non riesci a vederti per ciò che sei, quel disagio finisce per oscurare la tua vera personalità. In questi casi, la chirurgia può essere un gesto di cura verso sé stessi. Non è solo cambiare l’aspetto esteriore: è un modo per ritrovare autostima, per sentirsi più liberi di mostrarsi al mondo senza paura, per tornare a vivere con leggerezza. Non è una questione di vanità, ma di rispetto per il proprio equilibrio emotivo.
E se un intervento può aiutare una persona a guardarsi con occhi nuovi e ad affrontare la vita con un sorriso, allora è un gesto che merita comprensione e umanità. I traumi estetici legati all’esportazione di cisti, tumori e imperfezioni: è corretto rimuoverli e, se possibile, abbellirli? Non essendo un medico, non posso entrare nel merito tecnico di ogni singolo caso. Ma posso rispondere come donna, come persona che ha vissuto e ascoltato tante storie, e come autrice che ha imparato ad osservare il rapporto profondo che le persone hanno con il proprio corpo.
Io credo che sì, sia assolutamente corretto intervenire quando è possibile, e altrettanto giusto cercare di restituire armonia e bellezza, soprattutto quando quelle cicatrici o quegli inestetismi rappresentano un trauma che va ben oltre la pelle. Perché non si tratta solo di come ci vedono gli altri, ma di come ci vediamo noi stessi. Portare sul corpo il segno visibile di una malattia o di un’esperienza dolorosa può pesare moltissimo sull’equilibrio interiore. Se la chirurgia può aiutare anche a ricucire quella ferita invisibile, allora è un gesto di grande valore umano.
Questo programma crea sogni e illusioni? Tanto più non si ritorna con l’aspetto di prima.
No, "Il Mio Amico Bisturi" non crea sogni né illusioni. È un programma vero, fatto di persone vere e di storie autentiche. Non è costruito, è un factual che racconta la realtà, a volte dura, a volte toccante. Non promettiamo miracoli, ma offriamo speranza. La speranza che, anche dopo un percorso doloroso, esista una strada per ricucire non solo la pelle, ma anche le ferite interiori. Vogliamo trasmettere sensibilità, raccontare che il dolore, se condiviso, pesa un po’ meno. E che esiste la possibilità di voltare pagina.
È vero, non si torna mai esattamente all’aspetto di prima. Ma spesso è proprio questo il punto: chi porta il segno di un trauma, di una malattia, di un’esperienza difficile, desidera anche chiudere quel capitolo e poter riscrivere la propria storia con uno sguardo nuovo sul futuro. Se possiamo accompagnare anche solo un po’ questo percorso di rinascita, allora il programma avrà raggiunto il suo senso più profondo.
di Roberto Dall'Acqua
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