Il calcio dell'Est, maestro di geografia

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Il calcio dell'Est, maestro di geografia

di Giovanni Curatola

Nei primi anni ’80, imparammo la geografia anche da lì: dalle partite di Coppa. Ad insegnarcela, la suggestione e la curiosità per quel mondo sconosciuto (calcistico, ma non solo) al di là della Cortina di Ferro.

Mondo russo, tedesco orientale (Germ.Est), polacco, ungherese, rumeno, cecoslovacco, bulgaro, perfino di paesi ufficialmente non allineati ma di fatto sempre filo-sovietici come Jugoslavia e Albania. Mondo misterioso e diverso dal nostro, assai meno libero e assai più povero, che si poteva solo sbirciare timidamente in tv (all’inizio in bianco e nero) attraverso rari filmati o partite, appunto, di Coppa in casa loro contro le squadre italiane. Collegamenti televisivi precari e di qualità inferiore a quelli cui eravamo abituati (spesso per diversi minuti saltava pure la diretta), stadi quasi sempre fatiscenti e gremiti di gente aggrappata a ringhiere improbabili quando non fil di ferro o filo spinato. Condizioni atmosferiche, poi, (chissà perché) quasi sempre inclementi e campi conseguentemente fangosi o innevati. E laddove la tecnica favoriva noi, c’era sempre l’agonismo dei giocatori d’oltrecortina a conferire a queste sfide un’accesa combattività e l’imprevedibilità del risultato. Fisicamente più robusti dei nostri, spesso baffuti, ancor più spesso fallosi al limite del regolamento, correvano e picchiavano con la determinazione di chi ha più fame. E poi, come detto, la geografia. Fu grazie a questi match che scoprimmo infatti l’ubicazione di località sconosciute e, per questo intriganti. Come le polacche Lodz e Danzica, le tedesche (orientali) Jena, Magdeburgo o Dresda, l’(allora) cecoslovacca Bratislava, le sovietiche Minsk (oggi Bielorussia), Tbilisi (Georgia), Donetz (Ucraina)...

E infine, il risvolto diremmo quasi esotico nell’affrontare squadre con quei nomi suggestivi che nessuna squadra occidentale si sarebbe mai sognata di avere: nomi trasversali ma comuni a squadre di diversi paesi dell’Est come “Sparta” (squadra del popolo), “Dynamo” e “CSKA” (appartenenti in genere all’esercito o alla polizia), “Lokomotiv” (chiaro riferimento al dopolavoro ferroviario) e “Torpedo” (nome legato all’industria pesante, quasi sempre automobilistica). Esistevano così (ed esistono tuttora) lo Spartak Mosca e lo Sparta Praga; il CSKA Mosca e il CSKA Sofia; le Dynamo (nome più inflazionato) Berlin, Dresda, Mosca, Minsk, Kiev, Tblisi, Zagabria, Tirana, Bucarest…; la Lokomotiv Mosca e Lipsia; tra le Torpedo, quella di Mosca era, e resta, la più blasonata e conosciuta.

Squadre dell’Est, si diceva, più povere di quelle occidentali. Eppure, con un bilancio di tutto rispetto. Ad ogni stagione, qualcuna fra queste almeno in una semifinale delle tre competizioni europee arrivava sempre. Quando non, addirittura, in finale o ad alzare il trofeo. Nelle 12 stagioni che vanno dall’inizio degli anni ’80 al dissolvimento dei regimi comunisti in URSS e nei paesi dell’Est Europa, 2 squadre dell’Est hanno vinto la Coppa dei Campioni (la jugoslava Stella Rossa e la rumena Steaua Bucarest) e una, sempre la Steaua Bucarest, è approdata in finale, perdendola. Per 2 volte una squadra dell’Est ha alzato la Coppa delle Coppe la Coppe (le sovietiche Dynamo Tblisi e Dynamo Kiev), mentre le tedesche orientali Carlr Zeiss Jena e Lokomotiv Lipsia sono state fermate in finale. Riguardo la Coppa UEFA, infine, il risultato di maggior pregio per una squadra dell’Est nel periodo considerato fu una finale (persa) dell’ungherese Videoton. Oltre alle compagini citate, per altre 8 volte in Coppa dei Campioni e 6 in Coppa delle Coppe e in Coppa Uefa, una squadra oltre-Cortina ha raggiunto le semifinali.

La stagione 1991-92, in concomitanza con una mappa europea ridisegnata a seguito dell’unificazione tedesca e dello smembramento di URSS, Jugoslavia e Cecoslovacchia, cambiò anche il format delle tre competizioni calcistiche. Il necessario allargamento delle partecipanti comportò la non altrettanto necessaria introduzione di gironi. Più spettacolo (forse...!) , più visibilità, più squadre. Con quelle dell’Est meno povere e affamate rispetto ai decenni precedenti. Dotate di stadi moderni e sicuri. Ma, dati alla mano, anche meno competitive (eccezion fatta per le russe CSKA Mosca e Zenit tornato S.Pietroburgo anziché Lenigrado) di quando, con collegamenti televisivi ballerini e immagini in bianco e nero, i colori delle divise di gioco sotto volti baffuti e sopra braccia e gambe muscolosissime a malapena riuscivamo a immaginare…  

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Video https://youtu.be/VbgzOBC83p4?si=loyQ8Rb57SyX-3f-  

 

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