Il 1970 in un libro - Pallonaro ma non solo...
di Giovanni Curatola
Foto fornite da Giovanni Curatola
Video di @faustorosas11
Non una trovata commerciale per pompare una fatica letteraria, ma una veridicità che trova pieno riscontro nella cronaca del tempo: il 1970 fu davvero un anno spartiacque. Nel calcio, nella musica, negli equilibri geo-politici internazionali, nei trasporti.
Se n’è parlato ieri all’“Assostampa” di Palermo, dove il giornalista ANSA Adolfo Fantaccini ha presentato il libro “1970. Un anno irripetibile”, ordinabile anche su internet. Chiacchiere e domande all’autore in libertà, col Mondiale messicano, gli aneddoti pallonari e le novità tecnologiche ad esso legati a far da pilastro portante. Con inevitabili corollari musicali sul tramonto dei Beatles (quell’anno registrarono il loro ultimo album, “Let it be”, poi prematuramente e litigiosamente il gruppo si sciolse) e sul “Palermo Pop Festival”, la Woodstock siciliana e i grandi artisti rock, pop e jazz che richiamò.
Incalzato dalle domande di parte della trentina di convenuti, Adolfo Fantaccini non ha tralasciato accenni al boom economico del decennio precedente, al clima sociale post-’68, al tentato “golpe Borghese”, alla strage mafiosa di viale Lazio (Palermo), al delitto Casati Stampa, alla morte di Jimi Hendrix. Tornando al Messico, l’autore ha rispolverato pillole mai obliate, come le performance pallonare di Gigi Riva (che proprio nel 1970 aveva dato al Cagliari il suo primo e unico scudetto), quelle erotico-sentimentali del 3° portiere Lido Vieri, le bizzarrie di Domenghini (autore, pare, di tuffi dalla sua camera al 1° piano dell’albergo direttamente in piscina), la staffetta Mazzola-Rivera, l’olimpionica trepidazione popolare (finita in festa) per la “partita del secolo” Italia-Germania Ovest (4-3), primo evento di massa teletrasmesso in patria, per giunta in ore notturne, la finalissima del Brasile più forte della storia, quello di Pelé e di altri 4 numeri 10 schierati contemporaneamente.
Sono venuti snocciolandosi anche dettagli sul pallone adottato in quella manifestazione, sulla staffetta (stavolta fuori campo) dei radio-telecronisti Carosio-Martellini, sulle differenti alture a cui si giocò e che comunque ebbero la loro influenza sui risultati finali, sull’eterno dilemma se quello del 1970 ancor oggi può considerarsi il Mondiale più bello e qualitativamente più alto della storia. Un dilemma lasciato ancora una volta insoluto, forse in vista (chissà) di un nuovo libro…
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