di Raffaella Bonora Iannece
“La poesia è la prova della vita. Se la tua vita arde, la poesia è la cenere”, questa è una delle frasi più commoventi di Leonard Cohen, scomparso all’età di 82 anni, il 10 novembre 2016. L’artista canadese, proprio il mese scorso, aveva pubblicato il suo ultimo disco "You want it darker". La sua morte è stata improvvisa e inaspettata. Cohen era nato a Montreal nel 1934, da una famiglia di origine ebraica. Fu all’Università che scoprì la sua passione per la poesia, la sua prima raccolta vide la luce nel 1956. La sua voce unica, accompagnata da testi profondi, lo spingono verso il mondo della musica e, nel 1967, pubblica il primo album che non avrà successo: era l’epoca hippy e le canzoni di Cohen erano sature di tematiche oscure, morte e suicidio, decisamente controcorrente. Oggi quel primo disco viene considerato il migliore di una carriera densa di successi. L’arte di Leonard è stata sempre pervasa da un senso di misticismo e malinconia, che manterrà durante tutta la sua vita, misto ad una depressione che, forse, si era assopita soltanto durante gli ultimi anni. Genio unico, i suoi testi toccavano sempre tematiche importanti, l’amore, il sesso, la depressione, la religione, il suicidio e l’aborto. Cohen unisce una buona dose di pessimismo politico-culturale con una grande dose di umorismo. In Italia, ha influenzato grandi cantautori come Fabrizio De Andrè, Francesco De Gregori, Roberto Vecchioni. La sua musica, inizialmente, rispecchiava la popolare europea, negli anni settanta, però, ha toccato il pop, il cabaret e la musica world. Autore di testi appassionanti, arrangiatore intuitivo, cantante dalla "voce di rasoio arrugginito", nella sua vita non si è dedicato soltanto alla musica e alla poesia, ma anche ai suoi due figli Adam e Lorca, avuti con l’artista Suzanne Elrod. Fra i brani più celebri ricordiamo Suzanne, Famous Blue Raincoat, The Partisan, So Long Marianne, Chelsea Hotel, Sisters of Mercy, Hallelujah, resa ancor più famosa dalle numerose cover, fra le quali quelle di Jeff Buckley e Bob Dylan. È stato inserito nella Music Hall of Fame e insignito del titolo di Companion dell'Ordine del Canada, la più alta onorificenza civile del Paese. I premi vinti sono stati davvero tanti, nel 1968 rifiutò un Governor General’s Award per la categoria poesia e teatro, nel 1993 ha vinto il Premio Juno Maschio Vocalist of the Year, e poi ancora il Premio SNEP per le 100.000 e più copie vendute del suo album Ten New Songs. Nel suo ultimo album, You want It Darker, Leonard sembrava quasi essere consapevole della fine vicina, quando cantava “Hineni, hineni I’m ready, my Lord” (Eccomi, eccomi, sono pronto, mio Signore). A Los Angeles, questo 10 Novembre, il mondo ha detto addio, quindi, ad una delle figure più carismatiche e amate della sua generazione, ci mancherà la sua genialità, la passione che trasmetteva dal palco, la sua eleganza e il rispetto per il suo pubblico sempre numeroso.
Leonard Cohen, Montréal 21 Settembre 1934- Los Angeles 7 Novembre 2016
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