Renato Guttuso, pittore "sociale"1911-1987

Memoria per Renato Guttuso, pittore "sociale"

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Renato Guttuso, pittore "sociale"1911-1987

di Vittorio Esperia

Renato Guttuso, all'anagrafe Aldo Renato Guttuso, nasce a Bagheria il 26 dicembre del 1911 e diventa un pittore italiano tra i più noti. Etichettato come esponente del realismo socialista, è stato protagonista della pittura neorealista italiana che si espresse negli artisti del Fronte Nuovo delle Arti. Influenzato dall'hobby del padre acquarellista e dalla frequentazione dello studio del pittore Domenico Quattrociocchi, nonché della bottega del pittore di carri Emilio Murdolo, il giovane Renato inizia appena tredicenne a datare e firmare i propri quadri. Si tratta per lo più di copie di paesaggisti siciliani dell'Ottocento e anche pittori francesi come Millet o artisti contemporanei come Carrà, ma non mancano ritratti originali. Durante l'adolescenza frequenta lo studio del pittore futurista Pippo Rizzo e gli ambienti artistici palermitani. Nel 1928, appena diciassettenne partecipa alla sua prima mostra collettiva a Palermo. La sua arte, legata all'Espressionismo, è contraddistinta anche dal forte impegno sociale, che lo porta all'esperienza politica come senatore del Partito Comunista Italiano per due legislature, durante la segreteria di Enrico Berlinguer. Il giovane Guttuso abita in una casa vicino alle ville Valguarnera e Palagonia, delle quali ritrae poi particolari in quadri successivi e s'ispira agli scogli dell'Aspra; tra gite al mare e i primi amori vive tutta la crisi siciliana del primo dopoguerra, durante la quale ebbe inizio lo scempio architettonico e sociale.

Ritratti e quadri del giovane pittore 

A Palermo, e nella stessa Bagheria, vede in completa decadenza la nobiltà delle splendide ville settecentesche e l'avanzare di un vero massacro urbanistico e di lotte di potere all'interno del comune, che turbano il carattere di Guttuso, mentre la famiglia è segnata da ristrettezze economiche a causa dell'ostilità di clericali e fascisti nei confronti del padre di Renato. Questi - sentendo sempre più forte l'inclinazione alla pittura - va a Palermo, per compiere gli studi liceali, e poi frequenta l'Università classificandosi al 2º posto per la critica d'arte ai Littoriali della cultura e dell'arte del 1937 a Napoli, mentre in quelli del 1938, a Palermo, presenta il quadro Fucilazione in campagna, dedicato al poeta Garcia Lorca fucilato dai franchisti. La sua formazione si modella sulle correnti figurative europee, da Courbet a Van Gogh a Picasso e lo conduce a Milano e a viaggiare per l'Europa. Nel suo espressionismo si fecero via via sempre più forti i motivi siciliani quali i rigogliosi limoneti, l'ulivo saraceno, il Palinuro, tra mito e solitudine isolana che, inviati nel '31 alla I Quadriennale di Roma, confluiscono in una mostra collettiva di sei pittori siciliani, accolti dalla critica come «...una rivelazione, un'affermazione siciliana». Tornato a Palermo, apre uno studio in Corso Pisani e con la pittrice Lia Pasqualino Noto e gli scultori Giovanni Barbera e Nino Franchina forma il "Gruppo dei Quattro". Guttuso rifiuta ogni canone accademico, con le figure libere nello spazio o la ricerca del puro senso del colore e s'inserisce nel movimento artistico "Corrente", che con atteggiamenti scapigliati s'oppone alla cultura ufficiale e denota una forte opposizione antifascista nelle scelte tematiche negli anni della guerra di Spagna e che prepararono la seconda guerra mondiale. Un lungo soggiorno di tre anni a Milano, nel corso dei quali non manca però di tornare in estate a Bagheria, matura l'arte "sociale" di Guttuso, con un impegno morale e politico via via più scoperto, che si rivela in quadri come Fucilazione in Campagna, fra il '37 ed il '38, Fuga dall'Etna in due stesure, per poi consacrarsi alcuni anni dopo in opere rappresentative della massima espressione del realismo sociale di Guttuso come La Spiaggia (1955) e Carretti a Bagheria (1956). Si trasferisce a Roma, con studio in Via Pompeo Magno dove, per l'esuberanza di vita; l'amico Mazzacurati lo soprannomina scherzosamente "Sfrenato Guttuso" e bazzica l'ambiente artistico romano di tendenza antinovecentis. Fa amicizia con Antonello Trombadori, giovane critico d'arte, figlio del pittore Francesco Trombadori, e inizia un sodalizio intellettuale e politico che lo accompagna poi per tutta la vita. Il dipinto che gli diede la fama - fra mille polemiche da parte anche del clero e del fascio - poiché sotto il soggetto sacro denunzia gli orrori della guerra, fu La Crocifissione. Di esso Guttuso scrive nel suo Diario che è «...il simbolo di tutti coloro che subiscono oltraggio, carcere, supplizio per le loro idee» con il quale al Premio Bergamo siglava la sua nuova stagione. Nel 1940 s'iscrive al Partito Comunista d'Italia clandestino; in futuro disegna il simbolo del rinato Partito Comunista Italiano, utilizzato fino al suo scioglimento nel 1991, collaborando anche con la rivista Il Calendario del Popolo. L'artista lavora anche in anni difficili come quelli della guerra ed alterna, specie nelle nature morte, gli oggetti delle case umili della sua terra, a squarci di paesaggio del golfo di Palermo a una collezione di disegni intitolata Massacri, che circolano clandestinamente, dato che ritraevano le repressioni naziste, come quello dedicato alle Fosse Ardeatine.

Dopoguerra e matrimonio

Conosce e sposa quella che sarà la sua fedele compagna e confidente Mimise, che ritrae nel '47. Già all'indomani della Liberazione un anelito di speranza torna ad alitare nella pittura del maestro, come nel quadro Pausa dal lavoro, china e acquerello nel 1945, quasi un simbolo della rinascita. Seguono i Carrettieri che cantano, Contadino che zappa (1947), Contadini di Sicilia (dieci disegni pubblicati a Roma nel '51) in cui il linguaggio pittorico diventa chiaro ed essenziale e di cui lo stesso Guttuso scrive che erano preparatori del quadro Occupazione delle terre incolte di Sicilia, esposto alla Biennale d'Arte a Venezia nel 1950, affermando: «Credo siano legati alla mia ispirazione più profonda e remota. Alla mia infanzia, alla mia gente, ai miei contadini, a mio padre agrimensore, ai giardini di limoni e di aranci, alle pianure del latifondo familiari al mio occhio ed al mio sentimento, da che sono nato. Contadini siciliani che hanno nel mio cuore il primo posto, perché io sono dei loro, i cui volti mi vengono continuamente davanti agli occhi qualunque cosa io faccia, contadini siciliani che sono tanta parte della storia d'Italia…».

Mostre, riconoscimenti e stile

Torna a stupire, alternando la visione luminosa e piena di colore di Bagheria sul golfo di Palermo alla Battaglia al ponte dell'Ammiraglio, in cui dipinge il nonno Ciro Guttuso, arruolatosi come garibaldino, e con una serie di dipinti dal vero, le lotte contadine per l'occupazione delle terre, gli zolfatari, o squarci di paesaggio fra cactus e fichi d'India, ritratti di amici e uomini di cultura, pittori come Nino Garajo e Bruno Caruso. Affascinato dal modello dantesco, dal '59 al '61, l'artista concepisce una serie di disegni colorati che poi sono pubblicati in volume nel '70, Il Dante di Guttuso, in cui i personaggi dell'Inferno vengono rivisitati come esemplari della storia del genere umano, confermando versatilità d'ingegno. Un intero ciclo, invece, dedica negli anni settanta alla sua autobiografia in pittura, quadri d'eccezionale valore per la conoscenza del Guttuso uomo-artista. Nel 1963 una sua opera viene esposta alla mostra Contemporary Italian Paintings, allestita in alcune città australiane. Nel 1963-64 espone alla mostra Peintures italiennes d'aujourd'hui, organizzata in medio oriente e in nordafrica. La figura femminile diventa dominante nella pittura, come lo fu nella vita privata, e fra i dipinti più grandi per mistura ricordiamo Donne stanze paesaggi oggetti del '67, oggi esposto alla galleria comunale di Bagheria, a Villa Cattolica, com'è importante la serie di dipinti in cui ritrae Marta Marzotto, musa ispiratrice e modella prediletta per lunghi anni, che conosce a Milano. Celebre è anche la serie delle Cartoline, un insieme di 37 disegni e tecniche miste (pubblicate dalla casa editrice Archinto nel volume Le Cartoline di Renato Guttuso), in cui l'artista magistralmente rappresenta i ricordi, i sentimenti, le emozioni, le fantasie e gli stati d'animo dell'uomo Guttuso verso la donna Marta Marzotto. Del 1968 è Le figlie di Loth, dipinto a sfondo erotico in due diverse versioni, ispirato all'episodio biblico dell'involontario incesto di Lot con le due figlie. Nel 1971 disegna il drappellone del Palio di Siena del 16 agosto, mentre nel 1972 dipinge I funerali di Togliatti, che assurge a opera-manifesto della pittura comunista e antifascista del secondo dopoguerra. L'opera è conservata al MAMbo - Museo d'arte Moderna di Bologna. In essa sono raffigurate, in maniera allegorica (spesso molti erano già morti all'epoca dei funerali di Palmiro Togliatti nel 1964) varie figure del comunismo, positive e negative, a comporre un'ideale rappresentazione dell'immaginario collettivo comunista del XX secolo, tra operai, bandiere rosse e la salma di Togliatti. Nel quadro si vedono, ad esempio, oltre all'autore stesso, Marx, Engels, Trotsky, Elio Vittorini, Angela Davis, Stalin, Lenin (raffigurato diverse volte), Sartre, Simone de Beauvoir, Pier Paolo Pasolini e altri. Del 1974 è invece il celebre dipinto dedicato alla Vucciria, il mercato all'aperto nei vicoli di Palermo.

Gli ultimi anni di dipinti e di vita

Nel 1977 Guttuso dona, con atto pubblico, al Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma la sua opera La partenza del vapore di Napoli (1966), conservata nel Fondo a lui dedicato, pubblico e interamente consultabile. A questa prima opera, nel 1982 si aggiunge al Fondo CSAC Natura morta con tavola (1947). Nel 1980 dedica un acquerello alla strage di Bologna, dal titolo Il sonno della ragione genera mostri, come l'omonima acquaforte di Goya. Nel 1982 dipinge l'arbitro Arnaldo César Coelho che alza il pallone con il triplice fischio durante la finale dei mondiali di calcio in Spagna dell 1982, vinta dall'Italia del CT Enzo Bearzot contro la Germania Ovest per 3-1. Guttuso si spegne malinconicamente, in isolamento, dopo la morte della moglie. Ateo ma l'allora arcivescovo Fiorenzo Angelini, suo amico personale, subito dopo il decesso riferì in un'intervista della religiosità del pittore e della sua assistenza spirituale. Resta il fatto che i funerali sono due funerali: uno, laico e di partito, con un seguito di bandiere rosse del PCI, ed uno religioso. Alla morte dona alla città natale, Bagheria, molte opere che sono state raccolte nel locale museo di Villa Cattolica dove il pittore è sepolto. La sua tomba è opera dello scultore Giacomo Manzù. Guttuso non lascia figli biologici riconosciuti, ma un figlio adottivo, adottato poco prima della morte, Fabio Carapezza Guttuso, che gli fu molto vicino negli ultimi anni di vita, unico conforto dopo la perdita di molti cari. Carapezza Guttuso, l'unico erede dell'immenso patrimonio di Guttuso, fonda gli Archivi Guttuso, cui destina lo studio di piazza del Grillo, e integra la collezione del museo di Bagheria con numerose opere ereditate.

Renato Guttuso, Bagheria (PA) 26 Dicembre 1911 – Roma 18 Gennaio 1987

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