di Ilaria Cerioli
“Questo maggio feroce”
Era il maggio odoroso ed io? Io iniziavo a frequentare la spiaggia, marcando sul calendario i giorni che mi separavano dalla fine della scuola. Bei tempi quelli in cui non avevamo ancora bisogno di una ragazzina con le trecce e l’impermeabile giallo a ricordarci l’estinzione. Allora avevo ancora una famiglia, un marito e una speranza nel futuro e, mentre disegnavo cuori sulla sabbia, raccogliendo conchiglie insieme ai figli, la mia unica preoccupazione era salvaguardare loro dalle scottature.
Oggi, invece, mi chiedo se prendere o no l’ombrello quando esco. Eppure maggio è il mese della Madonna, dei rosari presso i crocicchi e delle ultime interrogazioni a scuola, dove anche un sei è benvenuto. È il mese in cui noi single di ritorno iniziamo a uscire di sera, ad ascoltare musica nelle piazze e a guardarci intorno in cerca di un amore nuovo. Ma la bella stagione sembra tardare e, mentre un tempo uggioso colora di nebbia la nostra quotidianità, anche la voglia di vedere gente diminuisce.
Ebbene, è vero: esistono animi più sensibili di altri. Persone sole anche in compagnia, naturalmente disarmoniche con il resto del mondo. Più scoiattoli che belve non azzannano la vita piuttosto l’accarezzano. È inutile: c’è chi ruggisce al cambiamento e chi, invece, trova nella fuga un’opportunità, dimostrando come non ci si possa affidare a santi o a dei. Chissà se in commercio si trova una cura rapida che guarisca il nostro male di vivere? A nulla valgono i cristalli, gli astri e i tarocchi: sono solo un affronto alla nostra intelligenza. In attesa di trovare una formula che ordini il caos in queste maggio feroce mi sento orfana del sole. Sapete una cosa? Sembra quasi che il mese dalle guance paffute e profumate, si sia stancato di indossare i panni del bambino suadente, del Piccolo principe innamorato di un fiore arrogante. Sembra, infatti, aver deciso di mascherarsi nel fratello novembre, adulto consapevole ma infelice. Le sue lacrime sono pioggia. I suoi occhi nuvole grigie. Il suo respiro gentile si è fatto umido e pesante. E se, per caso fa capolino tra la nebbia un raggio di sole, questo si assume il peso di dire una bugia: “Arriva la Felicità!” Eh, sì magari..Aspettando Godot, siamo in realtà stupidamente in attesa di un’estate che ci schifa. E se molti si sentono pronti per un aperitivo in spiaggia dove ballano scalzi, qualcuno invece trascina un fardello di insofferenza come l’anima del Purgatorio dantesco rotola il macigno. Ho riletto alcune pagine del Male oscuro di Giuseppe Berto. L’opera, pubblicata nel 1964, racconta cosa significhi vivere nel disequilibrio, indecisi se lasciarsi cadere nell’abisso o restare in piedi. Non c’è lieto fine in questo romanzo perché non è vero che basta volerlo! Perché, chi ha piedi sensibili per un terreno accidentato o, più semplicemente, procede lungo il cammino con fare distratto, rischia più di altri di inciampare.
“Amico fragile, evaporato in una nuvola rossa
in una delle molte feritoie della notte con un bisogno di attenzione e di amore.. eri molto più curioso di noi. Ero molto più curioso di voi.”
Addio Vittore Pecchini.
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