La Germania che vinse la guerra (della canzone)20/10/2019
La Germania che vinse la guerra (della canzone)20/10/2019
di Giovanni Curatola
Le armate di Hilter non si imposero al mondo, questa canzone sì. Perché fu la colonna sonora di 4 anni di guerra. Che investì civili e militari dell’una e dell’altra sponda (inizialmente l’Asse, poi anche la parte degli Alleati). Una melodia per tutti i fronti, per ogni soldato e in ogni lingua. Come poche altre canzoni, “Lili Marleen” segnò davvero un’epoca. La incisero in molti, la cantarono in tanti, la canticchiarono tutti. Fece da sottofondo a poderose avanzate, frettolosi sfollamenti, tragiche ritirate, lunghe attese nelle trincee o nei ricoveri antiaerei di città, spesso ricavati negli scantinati dove vecchi, donne e bambini attendevano che “Pippo” (i cacciabombardieri nemici) passasse. Accompagnò la prigionia di milioni di internati, il dolore di milioni di madri, il riposo di altrettanti figli in armi, dalla steppa russa al deserto africano, dagli aspri rilievi balcanici alle basse pianure nord-europee.Tutti raccolti dai quattro punti cardinali la sera, spesso per terra, attorno alla radio, per ricercare in queste note lente, dolci e cadenzate (era pur sempre un canto-marcia) una breve evasione dai travagli bellici.
“Propaganda nazista? – dirà il generale inglese Montgomery al processo di Norimberga, contribuendo con tali parole a scagionare la cantante originaria questo brano, Lale Andersen - Ma se i miei soldati, quando nel deserto davamo la caccia a Rommel, dopo le fatiche, le battaglie, la sete e il sole, la sera avevano solo il conforto di quella canzone..!.”. Tradotto alla fine in ben 42 lingue, il brano si calcola sia stato canticchiato dal 1941 al 1945 da oltre 200 milioni di soldati di ogni esercito e razza. La moglie lasciata a casa, la fidanzata lontana, la ragazza del paese occupato, la prostituta cui destinare la libera uscita: ognuno aveva, e ognuno sognava, la sua “Lili Marleen”. Finita la guerra, quasi tutti ricacceranno le note di “Lili Marleen” in fondo all’anima per non ripensare ai sacrifici e ai lutti ad essa associati, ma il mondo aveva già dimostrato di amare questa canzone languida e malinconica come nessun’altra.
La canzone nacque senza note. Era una poesia, paradossalmente antimilitarista, che un giovane scrittore di Amburgo, Hans Leip, scrisse durante la I° guerra mondiale (1914) col titolo “Canzone di un giovane avamposto”. Lili era il nome della sua ragazza, Marleen un’infermiera del suo presidio militare. Poesia nacque e poesia (semisconosciuta) restò per 24 anni, finché (1938) il compositore di marce militari Norbert Schultze la lesse quasi per caso e la tradusse in musica. Nell’estate dell’anno dopo a Berlino se ne incise un disco, affidato alla voce di una giovane e bionda cantante di Brema, Lale Andersen appunto, che lo portò in giro nei cabaret tedeschi. Ma fu subito un fiasco, o quasi. Delle 5.000 copie prodotte, ben 4.300 resteranno invendute, tanto che Hans Leip aveva rinunciato perfino a chiederne i diritti d’autore. L’Europa a quella data era già scivolata nel vortice della guerra, che tuttavia ancora non era di dimensione mondiale ma limitata al solo fronte nord-est europeo. Ma pochi mesi dopo, quando una serie di eventi e reazioni a catena estenderanno il conflitto a tutto il continente, e di lì a breve al mondo, la sorte di quella canzone cambiò.
Una delle copie invendute del disco finì infatti nell’ottobre 1941 nelle cantine di “Radio Vienna” e da lì portato in camion militare assieme ad altre scartoffie alla stazione radio di Belgrado (l’Austria era ai tempi parte integrante del Reich tedesco, Belgrado territorio occupato e tutti i Balcani zone di guerra). Una sera di fine ottobre, l’ufficiale nazista Richard Kistenmacher addetto alle trasmissioni militari di “Radio Belgrado” pescò per caso tra i vari dischi di una scatola “Lili Marleen”, e la mandò in onda alla fine di un programma che quotidianamente intratteneva le truppe. Erano le ore 21.56. Il giorno seguente l’emittente venne claamorosamente subissata da richieste di ufficiali e semplici soldati da diverse parti dell’Europa occupata dai nazisti, la sera prima in ascolto: rivolevano ascoltare tutti quella canzone, possibilmente nella stessa fascia oraria. La cosa si estese, e in breve le 21.56 divennero l’appuntamento fisso per questa canzone che da Belgrado rimbalzava ai fronti tedeschi più disparati e a tutta la Germania. Le emittenti private che iniziarono a trasmetterla in mezza Europa si moltiplicarono in un baleno, così come le traduzioni e le incisioni nelle varie lingue nazionali (in Italia la prima incisione, col titolo “Canto del giovane avamposto” fu di Vivi Gioi, seguito nel 1942 da quello ancora più famoso delle “Cetra” con testo tutto italiano e la voce di Lina Termini, che forse oggi i pochi nonni o bisnonni ancora in vita ricordano).
Frattanto la Andersen venne subissata da richieste di esibizioni nelle località civili e soprattutto militari più disparate, esibizioni che si svolsero spesso in un clima affligente e lacrime malinconiche, in perfetta sintonia con la melodia della canzone. Trovando tali atteggiamenti sentimentalistici biasimevoli perché antitetici al carattere duro e virile che del soldato tedesco si voleva dare, gli alti comandi nazisti ne proibirono la diffusione. Ma era già troppo tardi: si era a fine 1942, le note di “Lili Marleen” già erano patrimonio di tutti i belligeranti, compresi quelli di parte avversa (dalle truppe russe a quelle americane, ciascuna con la propria versione in lingua locale e propria interprete). La mossa servì dunque a poco, tanto più che la star cinematografica tedesca Marlene Dietrich, che dal 1930 risiedeva negli USA per lavoro, aveva già inciso e portato in giro fra le truppe americane la propria voce e la propria presenza, finendo col personificare nell’immaginario collettivo la vera, autentica “Lili Marleen”. L’esito del conflitto, poi, cristallizzerà ancor di più tale abbinamento, tanto che le generazioni di ogni paese, successive alla guerra, conosceranno unicamente la “Lili Marleen” cantata dalla Dietrich. La quale tuttavia, in quanto tedesca, venne considerata da gran parte dell’opinione pubblica germanica una vera e propria traditrice già dai tempi della guerra, quando cantava per il nemico americano che l’aveva arruolata col grado di colonnello per farne rispettare il grado dai tedeschi in caso fosse malauguratamente finita loro prigioniera. Anche alla sua morte (avvenuta a Parigi nel 1992, a 91 anni) il risentimento tedesco nei suoi confronti non si era ancora placato, col ritorno della sua salma nella natìa Berlino a lungo osteggiata dai suoi concittadini. Ben altra stima ricevette al contrario, in patria sua, la Andersen. Scomparsa nel 1972, godette fino all’ultimo di grande fama, oltre che come cantante, anche come scrittrice. Ma più che libri successivi o altre interpretazioni canore, resta “Lili Marleen” quella che fece la sua fortuna. Una canzone che ancor oggi, in quanto riconosciuto un classico del repertorio musicale internazionale, è cantata, riarrangiata e suonata in ogni versione strumentale (sax, piano) e usata per film o musical anche da chi non ne conosce la storia e sa poco dei tempi di guerra. E men che meno della Andersen e del fatto che quella voce, che aspettava “tutte le sere sotto quel fanal” era la sua.
VERSIONE ORIGINALE (1938)
Vor der Kaserne, Vor dem großen Tor,
Stand eine Laterne. Und steht sie noch davor,
So woll’n wir uns da wieder seh’n,
Bei der Laterne wollen wir steh’n
Wie einst, Lili Marleen. Wie einst, Lili Marleen.
Uns’rer beiden Schatten, Sah’n wie einer aus.
Daß wir lieb uns hatten Das sah man gleich daraus.
Und alle Leute soll’n es seh’n,
Wenn wir bei der Laterne steh’n
Wie einst, Lili Marleen.Wie einst, Lili Marleen.
Schon rief der Posten, Sie blasen Zapfenstreich,
Es kann drei Tage kosten, Kam’rad, ich komm’ sogleich,
Da sagten wir auf Wiedersehen,
Wie gerne wollt’ ich mit dir geh’n,
Mit dir, Lili Marleen. Mit dir, Lili Marleen.
Deine Schritte kennt sie, Deinen schönen Gang,
Jeden Abend brennt sie, Doch mich vergaß sie lang.
Und sollte mir ein Leid gescheh’n,
Wer wird bei der Laterne steh’n
Wie einst, Lili Marleen. Mit dir, Lili Marleen.
Aus dem stillen Raume, Aus der Erde Grund,
Hebt mich wie im Traume Dein verliebter Mund.
Wenn sich die späten Nebel drehn,
Wer wird bei der Laterne steh’n
Wie einst, Lili Marleen. Wie einst, Lili Marleen.
versione Wehrmacht: https://www.youtube.com/watch?v=V2HhXoVVxaE
versione italiana (LIna Termini): https://www.youtube.com/watch?v=AZg0MiIQfdA