Wyn Evans, in mostra a Milano spazi sonori e spettri di luce26/11/2019

Memoria per Wyn Evans, in mostra a Milano spazi sonori e spettri di luce

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Wyn Evans, in mostra a Milano spazi sonori e spettri di luce26/11/2019

di Gaia Dallera Ferrario

Sono in mostra a Milano, fino al 23 febbraio 2020 presso Pirelli HangarBicocca, gli spazi sonori e spettri di luce dell’artista, scultore e regista Cerith Wyn Evans (classe 1958). Lo spazio milanese, restituito al pubblico in chiave espositiva nel 2010, dopo il riadattamento degli spazi a cura degli architetti Francesco Tiribelli e Alessandro Farinella, ha il pregio di essere altamente suggestivo e di godere del fascino della struttura industriale dismessa e, al contempo, di un'atmosfera solenne, scandita dalle ampie navate dell'area maggiore, le cui pareti nere magnificamente si adattano all'occasione.

“HangarBicocca – dice Cerith Wyn Evans – ha una grandiosità laica che deriva dal concetto industriale o postindustriale di produzione, quindi c’è una sorta di consumo, di produzione, la storia di queste cose… l’idea dei fantasmi delle macchine che erano prodotte qui: c’è un senso di storia con cui bisogna confrontarsi. C’è la necessità di essere così grandi, devi sempre ricordarti che è come se stessi ereditando uno spazio che non era originariamente costruito per questo”.

Appena varcato l'ingresso si è catapultati dinnanzi una delle mostre più complesse ed eteree che la fondazione abbia mai allestito. Ad accoglierci sono sette imponenti colonne luminose, la cui accensione è scandita da lente intermittenze, rivelando e nascondendo la struttura stessa, E la cui luce sembra accompagnarci in un'ascendente elevazione.

Si susseguono poi diverse installazioni luminose che riscrivono la spazio come una scenografia densa di citazioni: dal teatro giapponese, alla chimica, l'astrofisica, sino ad ogni limite inesplorato dell'impercettibilità. Rifiuti tecnologici o buchi neri, complessissimi segni grafici di neon e geroglifici tridimensionali formano una sequenza la cui percezione cambia costantemente mano a mano che si procede, metro a metro, verso il fondo. Una sintesi che sfida la scala smisurata dello spazio e che fa leva sulla percezione dei livelli e delle profondità di lettura delle opere.

Il terzo e ultimo segmento della mostra è un montaggio complesso di opere in movimento: i meravigliosi lampadari, le piante rotanti, gli specchi pendenti, la grande scritta e il suono. Un circo che avvolge nelle sue spire luminose, per un tempo che potrebbe essere infinito.

Nella loro eleganza ed equilibrio formale, i lavori di Cerith Wyn Evans attingono da una complessità di riferimenti e citazioni – dalla letteratura alla musica alla filosofia alla fotografia alla poesia alla storia dell’arte all’astronomia e alla scienza –, che vengono declinati in forme del tutto nuove attraverso un articolato processo di montaggio. Questa operazione avviene sia attraverso l’impiego di materiali testuali che, decontestualizzati, vengono tradotti in un linguaggio luminoso – ad esempio sotto forma di scritte al neon, fuochi d’artificio o pulsazioni di luce – sia trasponendo in sculture eteree composizioni armoniche di luce, energia e suono.

   

 
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