Valentina Mira - Nel libro “X” amore e coscienza 7/12/2021
di Roberto Dall'Acqua
Ho conosciuto, dalle pagine del suo libro "X", Valentina Mira. Donna intelligente e affascinante sono stato rapito dal suo eloquio e dal suo profondo pensiero.
- Il tuo amore per il giornalismo e la scrittura: come nasce?
In realtà nasce prima l’amore per la lettura, sconfinato e fin da bambina. Quasi contemporaneamente quello per la scrittura, o meglio la necessità di scrivere, il piacere di farlo. E solo dopo nasce il desiderio di tentare la strada del giornalismo. Professione di per sé molto bella, se non fosse per le problematiche legate a giochi di potere come quelli che racconto in “X”.
- “X” - il tuo libro - è pura realtà? Come può esistere un mondo così complesso per le donne?
Come può esistere? Siamo lo stesso mondo che nei secoli si è interrogato sul fatto che le donne avessero o meno un’anima, il tipo di interrogativi che ci si pone oggi sugli animali (ovviamente per giustificarne il macello). Siamo lo stesso mondo, tornando al presente, al 2021, in cui su 193 Paesi al mondo solo 10 hanno a capo una donna. Lo stesso mondo in cui le donne sono poco più di metà popolazione (il 52%) e però, per qualche ragione, quando in un film compare una folla di persone le donne rappresentate sono il 17%. Per non parlare di come siamo rappresentate. Il punto però è la violenza maschile, la matrice dunque di quella violenza, non il genere di chi la subisce. La donna non è vittima per antonomasia. In “X” verso la fine cito un dato a mio parere imponente e che ci parla fortissimamente: il 96% degli omicidi, tutti gli omicidi, nel mondo è perpetrato da uomini. Tra le vittime ci sono anche altri uomini. Il punto non è mettere i riflettori sulle donne, è un grande lavoro collettivo a smantellare una violenza che va chiamata col suo nome: violenza maschile, patriarcale. Un danno per tutte e tutti.
- Dove vorresti vivere e cosa vorresti fare se ne avessi la possibilità?
Il posto dove a un certo punto della vita, se sarò fortunata, vorrei invecchiare (ma probabilmente è un sogno infantile, chissà) è un piccolo paese dove Hemingway ha scritto “Il vecchio e il mare”. Ci andrei a fare la vecchia, mi piacerebbe a quell’età avere una libreria e continuare a scrivere; non dirò il nome del paese perché poi ci va più gente, e invece è il mio piccolo posto speciale.
- Sogni e ambizioni, prospettive e chimere.
Ho sogni personali e sogni che riguardano un contesto più ampio. I sogni personali riguardano la possibilità di continuare a fare la scrittrice finché vorrò, quindi forse tutta la vita, lunga o breve che sarà. Ovviamente il lato problematico è quello economico, ma mi organizzerò. I sogni sul contesto in cui vivo sono talmente alti che so quasi per certo non si realizzeranno - di certo no se i corpi e le intelligenze non si muovono in massa verso la stessa direzione: vorrei campare in un mondo che va nella direzione opposta all’autodistruzione. Da quando ho letto “La sesta estinzione”, un premio Pulitzer di qualche anno fa che dimostra che andiamo incontro appunto alla più grande estinzione di massa dopo quella dei dinosauri, ho capito che la prospettiva nichilista mi spaventava e che le lotte, tutte, sono collegate. Spero lo capiscano tutti e che ci si ribelli con ogni mezzo necessario, ma siamo tanto divisi e forse non è ancora il giorno.
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