8 dicembre 1985: quando la Juve chiuse il conto con l'avverso destino19/12/2021

Memoria per 8 dicembre 1985: quando la Juve chiuse il conto con l'avverso destino

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8 dicembre 1985: quando la Juve chiuse il conto con l'avverso destino19/12/2021

L’aspettavamo da tempo quella partita di domenica 8 dicembre 1985, ma in diretta tv non la potemmo seguire. Non tanto per l’orario proibitivo (04.00 della notte), ma perché i diritti dell’evento erano stati per la prima volta soffiati a mamma Rai da Canale 5, che poté si trasmetterlo in diretta, ma limitatamente alla sola Lombardia. Per vedere l’intera partita dovemmo attendere le 20.30 di quello stesso giorno, quando fu ritrasmessa, sempre da Canale 5 ma in tutta Italia stavolta, col risultato già noto a tutti.

Parliamo di Juventus-Argentinos Junior, la finale secca di Coppa Intercontinentale, quella manifestazione che ogni anno, in una gara unica nella sede neutrale di Tokyo, poneva di fronte le vincenti della Coppa dei Campioni d’Europa e della Coppa Libertadores sudamericana: le due regine, insomma, degli emisferi più evoluti del football. Non a caso, chi vinceva quella Coppa (oggi sostituita dal più farraginoso Mondiale per Club) si laureava appunto squadra di club campione del mondo.

La Juventus approdò a quella sfida avendo vinto 6 mesi prima, nell’insanguinata notte dell’Heysel (29 maggio 1985) la sua prima Coppa dei Campioni ai danni degli inglesi del Liverpool. I “rossi” argentini, dal canto loro, avevano fatto propria la Coppa Libertadores solo un mese prima della sfida di Tokyo, avendo avuto la meglio sui colombiani dell’America Calì solo ai rigori e solo dopo una terza sfida nel campo neutro di Asuncion (Paraguay).

Pochi lo sanno, ma se Michel Platini restò ancora alla Juve (e probabilmente anche nel mondo del calcio giocato) dopo i tragici eventi dell’Heysel che lo scossero non poco, fu unicamente per il desiderio di giocare (e possibilmente vincere) quella Coppa Intercontinentale. Nulla di più logico, quindi, che alla fine risulterà il miglior giocatore di quel match, che lo vedrà peraltro segnare uno dei gol più belli della storia del calcio. Ma andiamo con ordine.

I bianconeri atterrano in Giappone coi favori del pronostico e la consapevolezza che, comunque vada, questo loro apice che il loro club sta toccando rappresenterà comunque la fine di un ciclo. Hanno già lasciato Tardelli, Paolo Rossi e Boniek (rimpiazzati rispettivamente da Manfredonia, Serena e Laudrup), e a fine stagione si congederà anche il tecnico Trapattoni. Cabrini e Scirea restano gli unici campioni del mondo in carica; Tacconi fra i pali e Brio in difesa sono diventati già da 2 stagioni una più che discreta garanzia, così come lo è da tempi più remoti il biondo Bonini e più recenti il terzino Favero e il centrocampista Mauro.  

E’, insomma, una Juventus abbastanza solida quella che si presenta in campo, quell’8 dicembre (12.00 ore locali, 04.00 della notte, come detto, in Italia). Probabilmente meno forte di quella di un paio d’anni prima (quanto avrebbero voluto giocarla questa partita Zoff, Gentile e Bettega…!), ma quanto basta per godere dei favori del pronostico (i giocatori dell’Argentinos sono meno conosciuti) e della simpatia del pubblico neutrale.  Degli oltre 60.000 spettatori presenti quel giorno allo Stadio Nazionale di Tokyo, infatti, oltre due terzi parteggiano per i bianconeri. Si gioca ciascuno con la propria prima maglia, ma senza sponsor giacché l’unico della manifestazione è locale: la Toyota.  

Nel primo tempo le due squadre sono guardinghe: si studiano a vicenda con prudenza, senza affondare più di tanto. La posta in palio è d’altronde altissima, ma la ripresa è di tutt’altro genere. Le squadre si aprono, i colpi di classe abbondano e lo spettacolo ne giova tantissimo. Succede un po' di tutto, e senza tema di smentita saranno i 45 minuti più belli dell’intera storia della competizione. Dopo 10 minuti, è l’attaccante argentino Ereros a beffare con un impeccabile pallonetto Tacconi in uscita. La Juve non si scompone, e 8 minuti dopo Platini trasforma un rigore assegnato per precedente fallo argentino su Serena. Sull’1-1 la Juve si fa più pericolosa, sa di aver tutti i numeri per agguantare lei quella Coppa, e al 24’ Platini tira fuori dal suo cilindro un autentico capolavoro: stoppa di petto al centro dell’area avversaria un pallone scodellatogli di testa da Bonini, supera con un sombrero di destro un difensore argentino e al volo di sinistro spedisce all’angolo opposto il pallone che gli ricade dall’altro lato. L’arbitro, il tedesco Roth, annulla per un fuorigioco che poi, le immagini, riveleranno essere inesistente o comunque irrilevante. Ma è un fischio che più che cancellare un momentaneo punteggio non può. La prodezza rimane comunque, e si cristallizza per sempre nella storia di questo sport, così come la conseguente reazione dello stesso, attonito Platini, che per 3 secondi si distende sul terreno come il quadro di Paolina Borghese del Canova.

Neanche 5 minuti più tardi, il n.7 argentino Castro insacca da lontano con un bel tiro sotto la traversa. Manca un quarto d’ora alla fine, e per un attimo dev’essersi rifatta strada nella mente di giocatori, dirigenti e tifosi juventini l’inquieto presagio della maledizione celeste che ha sempre accompagnato i bianconeri nei momenti clou della sua storia internazionale: la lontana finale di Coppa Campioni del 1973 a Belgrado (0-1 con l’Ajax) e quella di Atene appena 2 anni prima (0-1 con l’Amburgo). L'incubo di un destino avverso, che l'unica Coppa Campioni che lasciò alla Vecchia Signora la tinse pure di sangue...  A dissipare la fatalità avversa a cui qualcuno si stava abbandonando con amara rassegnazione, ci pensa Laudrup a 8 minuti dal termine. Il biondo erede di Boniek aggira, palla al piede, l’estremo difensore sudamericano per poi depositare in rete con millimetrica precisione già quasi dalla linea di fondo. Un’altra piccola magia, che chiude sul 2-2 i tempi regolamentari e proietta le due squadre nella successiva mezzora supplementare dove, un po' per legittima stanchezza generale e un po' per non rischiare di compromettere tutto dopo tanta energia spesa, non regalano più sussulti.

A decretare la squadra campione del mondo di club saranno dunque, per la prima volta, i tiri dal dischetto. Vanno a segno nell’ordine Brio, Olguin e Cabrini, poi Tacconi fa il miracolo contro Batista e Serena trasforma. La Juve è in vantaggio 5-3, l’argentino Lopez trasforma poi il suo penalty mentre Laudrup si fa parare il suo. L’argentino Pavoni ha quindi l’opportunità di riagguantare il risultato ma Tacconi bissa il precedente miracolo e neutralizza il suo tiro. Com’è giusto che sia, spetta infine a lui, a roi Michel, calciare il rigore decisivo. Tanta, troppa strada è stata fatta per giungere a questo momento. E tanto, troppo sudore e troppa determinazione sono stati profusi da anni per cedere adesso alla titubanza o all’emozione. Ha l’opportunità di salire sul tetto del mondo e di fare della sua squadra l’unica, in Europa, ad aver vinto completamente tutto (Coppa Campioni, Coppa Coppe, Coppa Uefa, Supercoppa Europea ed ora Coppa Intercontinentale. Sono treni che nella vita passano una volta sola. E questo Platini lo sa bene. Concentratissimo su se stesso e sul pallone, insacca con un forte rasoterra all’angolino destro, mandando il portiere dall’altra parte. Poi si accascia nuovamente. Non come Paolina Borghese stavolta, ma come un pretendente al trono che ha ottenuto finalmente la sua corona. Come l'uomo della Provvidenza che ha chiuso il conto avverso che la sua squadra sembrava aver contratto da sempre col destino. E vederlo così in tv quella sera, pur conoscendo già dalla mattina l’esito e pure qualche particolare della partita, ci fece esultare ancora e andare a letto appagati come se avessimo appena assistito a 2 ore e mezza di diretta e non di una semplice replica. E consci che la perla di Michel, benché ufficialmente e sciaguratamente annullata dall'arbitro a metà del secondo tempo, al contrario di tanti gol decisivi di tale manifstazione sarebbe stata rivista e ri-ammirata per decenni. Ed anche questo articolo lo testimonia. 

Juventus-Argentinos in 4 minuti (youtube): https://www.youtube.com/watch?v=zmiSNpgrzqo

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