di Virginia Riccardi

Perdere una persona cara è sempre motivo di grande sconforto, ma quando a scomparire è un ragazzo, poco più che adolescente, il dolore diventa insopportabile e strazia l’anima al solo pensiero di una vita strappata troppo presto alle gioie terrene.
Giuseppe Sammiceli, nato a Catania e residente a Misterbianco, possedeva una luce scaltra che scaturiva dai suoi profondi occhioni furbi. Tutti lo conoscevano per la sua vivacità e chiunque avesse avuto a che fare con lui anche solo una volta, non poteva fare a meno di ricordarlo come un ragazzo sveglio, pieno di vita.
Quando si abita in frazioni piccole come quella di Lineri, ci si conosce un po’ tutti. Il panettiere, il meccanico, il pescivendolo, il postino, i ragazzini che vanno tutti in un’unica scuola e i genitori che a loro volta hanno passato l’infanzia insieme. Si crea un rapporto di rispetto e fiducia in grado di mantenere una serenità che da quel triste 26 febbraio del 2000 è diventata apparente.
Il pomeriggio di quel giorno ha segnato la vita di tutti gli abitanti, esattamente come potrebbe succedere in un giallo venuto fuori dalla penna di uno scrittore. Giuseppe Sammiceli è scomparso all’età di 13 anni, nel pieno dell’adolescenza, in un momento in cui si ha solo voglia di scoprire il mondo. Forse è stata proprio l’ardente curiosità a porre fine alla sua vita. Il giovane infatti, era solito giocare nelle distese infinite di campagna, all’interno di cunicoli e grotte di cui la Sicilia è piena.
Si è pensato a incidenti, bravate da ragazzini, litigi e a un possibile rapimento, ma la sua storia porta sulle spalle un mistero che ancora oggi non è stato svelato. Il suo corpo infatti, non è mai stato ritrovato, mettendo in ginocchio il paesino che ancora oggi porta le cicatrici nell’anima e non riesce a dimenticare.

Giuseppe Sammiceli, Catania 1987 - Misterbianco (CT) 2000

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