Silvia Rujo, innamorata dell'uncinetto1900-1986
di I. T.
Il ricordo di una persona cara scomparsa non si estingue con la sua morte e l’affetto che i suoi cari dimostrano tuttora per Silvia Rujo, a trent’anni di distanza dalla sua dipartita, ne è una chiara dimostrazione. Donna sveglia e intelligente, lo si evinceva anche solo dallo sguardo, dedita alla famiglia, di origini umili, ebbe la ventura di entrare in contatto con la nobile famiglia mantovana degli Strozzi, grazie al lavoro del marito che prestò servizio per loro come ragioniere. Nata agli albori del XX° secolo a Palidano di Gonzaga, piccolo paesino del Mantovano che ospita anche Villa Strozzi, ora di proprietà dell’Amministrazione Provinciale di Mantova, Silvia Rujo morì all’età di ottantasei anni a Peschiera di Borromeo, in provincia di Milano, città che diede i natali a due celeberrimi artisti: Renato Pozzetto e Bruno Lauzi. Rimasta prematuramente vedova, da Palidano di Gonzaga si trasferì, su suggerimento di un parente, a Milano, avendo uno dei suoi figli trovato lavoro presso la redazione locale del prestigioso quotidiano “Il Corriere della Sera”.Dedicò tutta la sua vita alla cura dei figli e dei nipoti, cui era legata da un forte vincolo d’affetto. Fu proprio accompagnando uno di loro, il piccolo Roberto, all’asilo, che scivolò, complice la neve, e, di lì a poco, decise di non uscire più di casa. Il destino – si sa - purtroppo, non riserva solo sorprese piacevoli. La vita di Silvia fu segnata da ben due terribili lutti che strapparono prematuramente alle sue amorose cure prima il marito, quando era ancora una giovane sposa, poi l’amato figlio maschio, deceduto nel 1978. Se per seguire quest’ultimo si era trasferita a Milano,dopo la sua scomparsa, Silvia abbandonò il capoluogo lombardo, cui nulla più la legava, solo ricordi che rendevano ancora più difficile accettare l’accaduto: si dice che nessun genitore dovrebbe sopravvivere alla morte di un figlio, ma lei vi riuscì, in virtù della sua forte tempra, rimanendo in vita per altri otto anni, che trascorse vivendo presso la figlia maggiore a Peschiera Borromeo. Amava tanto lavorare a maglia e i suoi cari la ricordano così, intenta nel suo passatempo preferito, che era solo uno degli innumerevoli modi che Silvia Rujo aveva per dimostrare il suo sconfinato amore e la sua dedizione ai familiari che ebbero la fortuna di poterla avere al proprio fianco nel lungo, proficuo, cammino della sua esistenza terrena.
Silvia Rujo, Palidano di Gonzaga (MN) 1900 - Peschiera Borromeo (MI) 1986
© RIPRODUZIONE RISERVATA copyright www.ilgiornaledelricordo.it
Add your memory to the diary