DOV’È IL TORMENTONE ESTIVO?
31 August 2019
di Davide Maniaci
Un’estate vissuta coi soliti argomenti, il governo balbuziente, il traffico da e verso il mare, le emergenze ambientali e climatiche. Ma non si è parlato del tormentone. In un’epoca in cui ormai non si vendono i dischi ma si punta ai “mi piace” e alle visualizzazioni, arrivati a settembre molti se lo chiedono. “Ma qual è il brano simbolo dell’estate?”. Pochi sanno rispondere, tantomeno le radio, che a differenza degli scorsi anni non hanno trasmesso a palla i soliti uno o due pezzi a rotazione. Parliamoci chiaro: il tormentone deve essere canticchiato o almeno conosciuto pure dalle nonne, anche se poi non saprebbero minimamente dirne l’autore o il titolo. E così è “Jambo” a risaltare, una versione sbiadita di quella “Amore e capoeira” del saldissimo trio Takagi-Ketra-Giusi Ferreri che spopolò un giro di ombrellone fa. Per il resto c’è poco. Forse “Calipso”, che ha messo assieme quattro rapper giovani o meno, o “Soldi” di Mahmood. Ma questa aveva vinto Sanremo, non è certo nuova. In una stagione, l’estate, dove le vacanze ormai si accorciano (non più il canonico mese, ma dieci giorni se va bene), in cui si formano coppie e se ne dissolvono altre, ci voleva almeno il punto fisso. Quello del ritornello che canticchiavano tutti. Nel 2019 non è così. Ma non sembra essere una grande epoca per la musica pop, indecisa tra gli ammiccamenti al rap o alla trap e ai soliti ritmi latini da spiaggia sovraffollata di Ibiza. Ma forse la nuova generazione di adolescenti non vuole essere disturbata da qualcosa di meglio: i giovani sono sempre stati visti come “i ribelli”. Ormai non si ribellano più e sono i più conformisti di tutti.
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