Ludopatia, azzardare o giocare?

14 May 2025

<<Giocare non è un azzardo. Al contrario, significa crescere, imparare, condividere, cooperare>> esordisce Danilo Tedeschi,  coordinatore progetto GAP. Il gruppo di lavoro è stato presente, con un banchetto informativo, domenica scorsa alla festa di Rezzano. Giocare è un’attività vitale che ci accompagna fin dall’infanzia, ci aiuta a sviluppare abilità, a metterci in relazione con gli altri, a conoscerci e a conoscere il mondo. <<Richiede - aggiunge il responsabile dell’iniziativa - concentrazione, attenzione, intelligenza emotiva e spesso anche spirito di squadra>>. 

PERCHÉ GIOCARE È UN AZZARDO?

L’azzardo (si stima che in Italia i ludopatici siano intorno ai due milioni) invece si basa sull’aleatorietà, sull’imprevedibilità. <<Ci si affida al caso - spiega Tedeschi  - mentre l’abilità è un aspetto trascurabile, secondario. Azzardare significa rischiare mettendo in gioco denaro, sperando in un guadagno che spesso si rivela illusorio>>. Per questo motivo molti si isolano, perdono il contatto con la dimensione relazionale e ludica dell’esperienza umana. L’azzardo è una perdita mascherata da opportunità. Domenica scorsa, con il Piano Operativo Locale GAP promosso da ATS Milano Citta Metropolitana, sono stati forniti dati e informazioni alla festa del paese con un banchetto di Fondazione Somaschi Onlus, che ha dato spazio alla prevenzione del Disturbo da Gioco d’Azzardo. <<Abbiamo sensibilizzato sul tema e - precisa Tedeschi - abbiamo informato su quali siano i servizi del Sistema Sanitario Nazionale volti alla presa in carico delle persone con una dipendenza, inclusa quella da gioco d’azzardo>>. 

Volantini informativi sono stati distribuiti con notizie su tutti i servizi presenti sul territorio della provincia di Milano, e con un pieghevole che illustra in modo semplice e chiaro quali siano i campanelli d’allarme a cui prestare attenzione nelle persone che ci circondano, per imparare a intercettare la complessità di questa dipendenza, nel caso in cui qualcuno accanto a noi la stia vivendo. All’interno del pieghevole, così come nel progetto, è dedicata particolare attenzione alla fascia dei giovani, più esposta al rischio di sviluppare questo disturbo, in particolare nella forma del gioco d’azzardo online. <<Oltre a queste attività - spiega il responsabile del progetto - abbiamo proposto dei piccoli giochi sociali: giochi dell’infanzia come il Jenga, lo Shangai, il Tris e un mini basket in legno. L’intento è quello di far divertire, di riscoprire il valore della condivisione e della socializzazione, ma anche di apprezzare momenti di concentrazione individuale, come nel caso del mini basket, dove forza, precisione e vista si allineano per fare centro>>. Lo scopo è promuovere giochi che stimolino le abilità, che facciano emergere il desiderio di condividere e di stare insieme. Giocare, non azzardare.

LO SCOPO DI “GIOCARE ASSIEME

Azzardare non è giocare, è rischiare. Questo ci aiuta a comprendere il senso del messaggio: “Giocare assieme, azzardare da soli”. <<Il gioco, da sempre, è condivisione - argomenta Tedeschi -.>>. Basti pensare alle tappe dello sviluppo infantile: <<Il gioco esplorativo, simbolico, parallelo, condiviso>> specifica il capo del programma GAP perché <<in ogni fase è presente l’altro, anche solo come rappresentazione o come mondo immaginario. Nell’azzardo, invece, l’altro scompare. Non c’è spazio per la relazione, per la crescita reciproca. L’altro diventa un antagonista: “io vinco, tu perdi”. Nessuna relazione nasce da questo tipo di esperienza>>.

IL DISTURBO DA GIOCO D’AZZARDO INCIDE  SULLA VITA

<<Il Disturbo da Gioco d’Azzardo - arguisce Tedeschi - incide in modo significativo e profondo sulla vita personale>>. Le persone che ne sono affette possono sperimentare isolamento, perdita di relazioni significative, difficoltà economiche gravi, compromissione della vita lavorativa, scolastica o sociale. <<Il tempo, le risorse e le energie - conclude il formatore - che vengono assorbite dall’attività di gioco compulsivo sottraggono spazio ad altri aspetti vitali dell’esistenza>>. 

di Roberto Dall’Acqua

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